Durante la propria carriera, è indubbio come gran parte dei piloti sogni, un giorno, di essere sul gradino più alto del podio della 24 Ore di Le Mans, la gara per eccellenza nel panorama endurance e parte della tanto ambita tripla corona insieme al gran premio di Monaco e alle 500 miglia di Indianapolis. Un appuntamento iconico, ricco di storia e che rappresenta per molti l’apice della propria carriera. Tra le migliaia di piloti che, sin dal lontano 26 e 27 maggio 1923, hanno caratterizzato il grande classico francese, c’è però una stella che ha brillato più di tutte: quella di Tom Kristensen.
Gli inizi
Nato a Hobro, piccola cittadina della Danimarca nel 1967, inizia a competere in kart nel 1984 per poi passare alla formula 3 tedesca nel 1991, laureandosi campione nell’anno d’esordio, succedendo a un’altra stella destinata a riscrivere i libri di storia, Michael Schumacher.
Negli anni successivi si sposta poi in Giappone, dove, fino al 1997, inanella successi e soddisfazioni che caratterizzano un inizio di carriera insolito al tempo.
Nonostante ciò, però, il meglio doveva ancora venire.
Un esordio da cinema
È la settimana precedente alla 24 Ore di Le Mans del 1997 a dare vita a una delle storie più belle del motorsport.
Kristensen, dopo essersi messo in mostra durante i 5 anni in Giappone riceve l’inaspettata chiamata di Ralf Juttner, allora capo di Joest Racing, uno dei team di maggiore spessore nelle gare di durata: è un prendere o lasciare, dove sul piatto vi era la possibilità di partecipare alla gara la settimana dopo. Il danese senza pensarci due volte accetta nonostante non conosca nulla di quel mondo e si fionda prima in Germania, nella sede di Joest e poi a Le Mans, cui parteciperà per la prima volta insieme a Stefan Johansonn e Michele Alboreto.
L’esordio è di quelli da cinema: uno stint dopo l’altro la sintonia con la Porsche #7 cresce, Tom fa segnare il record della pista subito dopo l’alzarsi del sole e, insieme ai due compagni, va a vincere la gara.
Velocità e consistenza senza tempo
Corre l’anno duemila quando Kristensen decide di sposare l’ambizioso progetto firmato Audi, tanto innovativo quanto un azzardo dal punto di vista tecnico, dal momento che mai nessuno aveva corso e vinto a Le Mans e in endurance in generale con una vettura spinta da un propulsore diesel. Dunque, si riparte da 0 come nel 1997.
La scelta è la più azzeccata che il danese potesse fare: 5 vittorie consecutive tra il 2000 e il 2005, eguagliando così sir. Jackie Ickx, entrando nel novero dei campioni, delle personalità destinate ad essere ricordate nel tempo.
6 vittorie, però, non bastavano: ritorna al successo prima nel 2008, poi nel 2013 in una gara segnata dalla tragica scomparsa di Allan Simonsen, cui la stessa vittoria verrà dedicata insieme anche alla memoria del padre, Carl Erik, scomparso nello stesso anno.
Un palmares da sogno
Non sono solo le 9 Le Mans ad essere parte di un palmares invidiabile, che hanno caratterizzato 3 diversi decenni. Ciò che impressiona sono anche i 9 podi in ben 14 apparizioni. Un martello che ha battuto a un ritmo costante fino al suo ritiro, nel 2014.
Ancora, ben 6 vittorie alla 12 ore di Sebring, una vittoria alla Petit Le Mans e due volte campione dell’American Le Mans Series, oltre ai successi in Formula Nordic Junior (in cui ha battuto l’asso finlandese Mika Hakkinen) e Formula 3 Tedesca.
“Motorsport is dangerous”
La carriera agonistica del fenomeno danese è altrettanto segnata da uno di quegli episodi che, un attimo dopo l’accaduto, ricorda a tutti quanto questo sport sappia essere magnifico da un lato, terrificante dall’altro.
Anno 2007, Hockenheim. Tom è parte della rosa di piloti Audi che competono nel campionato DTM. Un terribile incidente ne segna però la stagione, dal momento che nel corso dei primi giri di gara esce di pista per poi essere centrato da un’altra vettura. L’impatto è spaventoso, ben 65 G. Lo stop dalle competizioni è tanto immediato quanto sofferente. Superato lo spavento e le prime complicazioni, Kristensen ha un solo desiderio: ritornare e farlo proprio alla 24H di Le Mans, la sua gara.
Dopo aver ricevuto l’ok dall’equipe medica di Audi, FIA e ACO (l’organizzatore della gara) Kristensen riesce nell’impresa e disputa la sua undicesima 24H francese. Un’impresa degna dei più grandi campioni, nonostante il ritiro conseguito poi.
Il più curioso degli aneddoti
Ritornando infine al fantastico esordio del 1997, questo viene ricordato spesso da Kristensen insieme a un aneddoto che ha caratterizzato il primo giorno con il team Joest.
Arrivato in circuito, il pilota danese intraprende la più classica delle operazioni di rito: la prova sedile. Sedutosi nella vettura, dopo aver provato alcuni dei movimenti più ricorrenti nell’abitacolo della sua Porsche, chiede ad uno dei meccanici se si potesse modificare la posizione dei pedali. La risposta però, è inaspettata: “qui in Joest, il più veloce decide le modifiche da richiedere”. Kristensen prima incassa, poi risponde a mo’ di campione: record della pista, a Le Mans, da debuttante.
Un aneddoto semplice, che ben descrive però la caratura di questo personaggio.