di Aurora Loffredo Formula 1 ecosostenibile
I piani per una Formula 1 più ecosostenibile
Negli ultimi anni, la Formula 1 ha cercato, sulla base anche delle spinte politico-ambientali, di diventare sempre più green. Un’impresa poco facile per uno sport che si fonda su monoposto e viaggi attorno al globo.
A puntare sull’ecosostenibilità è la FIA (sigla per Federazione Internazionale dell’Automobile), la quale già dal 2009 sta cercando di rendere il Motorsport più green. Ha supportato diverse iniziative ambientali, come ad esempio la Clear Air Fund, e ha promosso la nascita di una categoria elettrica, la Formula E. Quest’ultima rappresenta un primo scorcio in quella che potrebbe essere la realtà futura del Motorsport. Infatti, durante la stagione di Formula E del 2020, agli spettatori, al posto delle bottigliette d’acqua, hanno distribuito delle borse d’acqua. Ciò ha permesso di risparmiare, stando alle dichiarazioni della FIA, il corrispettivo di 200’000 bottiglie d’acqua.
Il progetto “Net Zero by 2030”
Nel 2019, infatti, la Formula 1 ha avanzato il progetto “Net Zero by 2030”, con il quale si promette, entro il 2030, di ridurre le emissioni al 50% rispetto alle emissioni di riferimento dell’anno precedente, di utilizzare carburante 100% ecosostenibile, eliminare l’utilizzo delle plastiche e revisionare la logistica.
A partire dal 2022 le vetture di Formula 1 utilizzano l’E-10, una miscela composta al 90% da benzina e al 10% da etanolo rinnovabile.
Il problema ambientale
Il problema ambientale non riguarda in realtà la presenza dei combustibili fossili, in quanto producono solo lo 0.7% delle emissioni totali. I problemi fondamentali sono, infatti, l’inquinamento acustico, la logistica e la necessità di conservare i circuiti, a volte anche a danno dell’ambiente stesso. Un caso, ma caso non è, è quello che riguarda proprio il circuito di Las Vegas: l’anno scorso, per consentire la visibilità dalle tribune, sono stati rimossi degli alberi vicino alle Fontane del Bellagio.
Per quanto riguarda l’inquinamento acustico, in particolar modo in circuiti cittadini come Montecarlo, Baku, Las Vegas e Melbourne, il rumore delle monoposto può creare molti problemi. Una Formula 1 produce oggi un suono che può arrivare ai 130 decibel, mentre, nel 2013, le vetture avevano una pressione sonora di 145 decibel, che possono comportare lesioni dell’orecchio in caso di ascolto prolungato.
Per le gare notturne, ma non solo, è fondamentale l’energia elettrica per consentire sia ai piloti e ai team sia ai tifosi di spostarsi e, proprio per quanto riguarda questi ultimi, una normativa ambientale poco rigida consente l’accumularsi di plastica e di rifiuti in ogni circuito in cui si gareggia.
Tutti ricorderanno quando Sebastian Vettel, una volta conclusasi la gara a Silverstone del 2021, decise di aiutare gli stewards a pulire le tribune dai rifiuti.
After a tough race, Sebastian Vettel stayed behind with a group of fans to help the clear-up at Silverstone ❤️pic.twitter.com/16EIzzHVAL
— Formula 1 (@F1) July 19, 2021
Gli obiettivi raggiunti e da raggiungere
Tuttavia, a partire dal 2026, le monoposto correranno utilizzando un biocarburante rinnovabile, raggiungendo quindi uno degli obiettivi del progetto: utilizzare carburanti rinnovabili al 100%. Questo biocarburante è una miscela ottenuta in laboratorio di prodotti agricoli nella benzina ed etanolo sintetico.
Come già accennato, a produrre la percentuale maggiore delle emissioni è il settore della logistica (circa il 49%). Con l’espansione del calendario a 24 gare, la situazione sicuramente non va a migliorare. Tuttavia, sono state promosse una serie di iniziative per mitigarne, per quanto possibile, l’impatto. Si è puntati a jet cargo Boeing 777F, con il partner logistico DHL, e a 18 nuovi camion alimentati con biocarburante per ridurre le emissioni durante le 9 gare europee.
Il calendario extra-europeo
Per quanto riguarda, invece, il calendario extra-europeo, la questione è un po’ più complessa per via di una serie di fattori: i contratti, le esigenze dei promotori ed i problemi legati al meteo. Nonostante ciò, la Formula 1 sta comunque cercando di modificare il calendario. È il caso del Gran Premio del Giappone, che, da quest’anno, si corre in primavera, così da ottimizzare il flusso merci dall’Australia e dalla Cina.
È anche vero, però, che non ancora tutto il calendario è stato rivisto: il gp di Miami si corre tra la gara in Arabia Saudita e quella in Italia, quello del Canada tra le gare in Spagna e in Austria, o ancora quelle in Azerbaigian, Singapore, Qatar ed Abu Dhabi alla fine del calendario, nonostante in Asia e Medio Oriente si corra già ad inizio calendario.
La F1 ha anche rivisto alcune modalità per ridurre la quantità di merci e di personale necessario agli eventi, favorendo il lavoro da remoto. Si è spinti poi verso fonti di energia rinnovabili, che ha portato alla riduzione del 56% delle emissioni in tutti gli stabilimenti. L’anno scorso, in occasione del Gran Premio di Austria, sono stati sperimentati dei generatori di energia rinnovabile alimentati con energia solare e biocarburante, diminuendo le emissioni del 90%.
Nonostante siano stati fatti indubbiamente dei passi in avanti, la strada è ancora lunga per avere una Formula 1 realmente ecosostenibile.