Respira, prendi fiato. Aspetta che i battiti decelerino. Le gocce di sudore scendono sulla fronte. Le gambe cedono, il caldo si fa sentire. Il segno della balaclava crea un solco temporaneo sulla pelle. Le mani tremano alla ricerca di un appiglio. Il primo pensiero va all'acqua, linfa vitale. Occhi stanchi, ma col luccichio di chi sa che ha fatto qualcosa di incredibile, bello, importante. Piedi pesanti, che vorrebbero non sostenere più tutto il peso del corpo. Il collo dolorante per tutta la forza che ha dovuto resistere in curva. La schiena vittima di colpi (in qualche caso dovuti a incidenti). Lo stremo.
Il Gran premio di Miami è stato questo per i piloti: una sfida con se stessi, col proprio corpo. Studiare sul taccuino non basta, conoscere la pista non basta… La prima cosa da conoscere è la propria persona, come ha detto Ayrton Senna: “Non si tratta solo di tonicità o forza muscolare… si tratta di potenza fisica che ricavi parlando al tuo corpo e alla tua mente. E si impara solo facendolo, credo. C’è qualcosa di speciale nel concentrarsi su noi stessi, nel conoscere i propri limiti, capire la natura della propria forza, quali sono le proprie capacità“.
I piloti sono distrutti. Quel livello di stanchezza fisica che non ci aspettiamo mai che i piloti possano dover sopportare. Li vediamo in macchina, impegnati a correre per ore sotto il sole, la pioggia, il vento e l’umidità, e non pensiamo comunque possano faticare così. Sopportare il peso di forze G fuori dal normale, rischiare sempre più del necessario, e, nel mentre, studiare gli avversari, le strategie, le possibilità.
Non ci pensiamo che possano uscirne così sfiniti a riprendere fiato. Non pensiamo che, una volta alzata la testa, abbiano il volto scavato e lo sguardo stanco.
Troppo spesso impegnati a considerarli dei supereroi, speciali, dimenticandoci che in realtà sono dei comuni esseri umani con un talento: guidare ad alta velocità.
Quando sei in pista Non ti puoi risparmiare Ma fino in fondo ti devi dare, è la vita che bruci in due ore Correndo per arrivare Strada di fuoco - Marco Ferradini
Non si tratta solo di guidare in pista le macchine più veloci al mondo, ma di farlo con la costanza e la perfezione di un robot, risultato che si ottiene solo partendo da una preparazione fisica mostruosa, da veri Superman.
Così a Miami abbiamo visto, a causa delle alte temperature, della forza di alcune curve e della velocità, lo stremo, il sollievo nell’acquisire la consapevolezza che la gara fosse finita, la realizzazione del risultato raggiunto.
Ed ecco, tra sudore e sguardi stanchi, anche sorrisi.
Il sorriso è un gesto universale che dice più di tante parole. Sembra facile, una cosa da nulla. Eppure, per quest’espressione così semplice, sono coinvolti circa 12 muscoli (in alcuni casi addirittura 36).
Lucio Battisti in una famosa canzone dice: “Nel mio silenzio anche un sorriso può fare rumore“.
Predispone al buon umore ed è contagioso.
Perciò sorridete, perchè avete vinto la gara più importante: quella con voi stessi.
CHICCO DI CAFFÈ
Visto il caldo di Miami e l’adrenalina della gara, ci vuole proprio un caffè shakerato!
Caffè Shakerato = bevanda dolce e vellutata capace di unire il vigore del caffè alla freschezza del ghiaccio, il tutto arricchito da una soffice schiuma.
2 settimane di pausa e si torna dove tutto è iniziato quest’anno… Spagna! Sarà un week-end caliente?
Intanto, rivivete con noi il primo Gran premio di Formula 1 a Miami… in chiave ironica.
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