Nemico invisibile dagli effetti potenzialmente depauperanti, il jet lag è riconosciuto come una delle problematiche di maggior rilievo tra i piloti di F1. L’assenza di sonno e la conseguente alterazione dei ritmi circadiani sono fattori che impattano fortemente sulla performance dell’atleta.
Se nelle prime due gare della stagione, la differenza rispetto al fuso orario europeo è minima, lo stesso non può dirsi per il terzo round del calendario.
La tappa australiana rappresenta, infatti, l’appuntamento più orientale dell’attuale campionato.
Come gestire dunque i cambi di fuso orario?
E quante, di queste difficoltà già consolidate dai piloti di F1, incideranno sulle debuttanti categorie minori?
Dal Medio Oriente all’Estremo Oriente: in volo con Carlos Sainz Jr.
Non è un caso che molti piloti di F1 atterrino in Australia con largo anticipo rispetto al weekend di gara.
Carlos Sainz, ad esempio, possiede una tabella di marcia costruita ad hoc per minimizzare gli effetti del jet lag. Lo spagnolo, in volo verso Melbourne, ha condiviso alcune delle sue strategie in una storia Instagram.
Quando l’aereo decolla dallo scalo europeo sono le 22:30, ciò significa che in Australia sta albeggiando. L’obiettivo del ferrarista è pertanto quello di non cedere al sonno ma di rimanere sveglio. Ad aiutarlo, le luci ben accese e una lettura stimolante da accompagnare ad un caffè rigorosamente americano.
Sono le 7 in Europa quando Sainz atterra a Dubai per cambiare volo. A Melbourne è quindi pomeriggio inoltrato, per poter dormire deve attendere ancora qualche ora. La caffeina cede gradualmente il testimone alla luce del sole per agevolare il pilota nell’impresa di rimanere sveglio.
Un ultimo sforzo per non arrivare in zombie state, come si è ironicamente definito il madrileno, al terzo appuntamento della stagione.
Andrea Ferrari: “il jet lag è una delle problematiche più grandi che ritrovo nel mio lavoro”
In una recente intervista, anche Andrea Ferrari, preparatore atletico di Charles Leclerc, ha ribadito quanto il jet lag costituisca per piloti e team una delle difficoltà maggiori nell’ambito di trasferte intercontinentali.
L’assenza di sonno, soprattutto se concomitante a bruschi stravolgimenti di fuso orario, gioca un ruolo fondamentale nella definizione della performance sportiva. Lo stress legato al jet lag mina, infatti, la capacità di recupero che è imprescindibile in atleti di un certo livello.
Se a questo si aggiunge poi l’impossibilità di ricorrere ai medicinali, spesso vietati dall’antidoping, il quadro diviene ancora più complicato. Ed ecco allora l’importanza delle metodiche già parzialmente illustrate da Carlos Sainz.
Quando dormire, quando mangiare e cosa mangiare – poiché esistono cibi che facilitano il sonno e altri che invece lo osteggiano – quando smettere di utilizzare il cellulare, quando invece mantenere le luci accese sono strategie che possono fare la differenza in caso di grandi spostamenti.
Anche la temperatura della camera in cui il pilota riposa, e lo stesso materasso, sono dettagli da non trascurare.
Insomma, l’attenzione non è mai troppa quando si tratta d’atleti d’élite.
F2 e F3: tutti rookie in Australia
Con la ferma volontà di rendere i campionati di F3 e F2 più mondiali e l’introduzione della tappa australiana, i piloti delle categorie minori si trovano per la prima volta ad affrontare il problema del jet lag.
In una pista a tutti sconosciuta, dove rookie e veterani scattano dalla medesima piazzola, quanto incide la capacità di adattarsi al nuovo fuso orario?
Molto, sempre secondo Andrea Ferrari.
Poiché le potenzialità insite nella massima espressione psicofisica di un’atleta passano anzitutto dal suo stato di salute. Un pilota stanco può non rendere quanto un collega meno talentuoso ma più riposato.
Un prezioso alleato, in questo senso, potrebbe essere la meditazione. Basti pensare alla più famosa tecnica di distrazione, la conta delle pecorelle, utile non solo a stimolare il sonno ma anche a ridurre gli stati d’ansia.
Non esiste, comunque, una strategia univoca per lenire le problematiche legate al jet lag. Ogni atleta, a seconda delle proprie abitudini e delle proprie necessità, possiede delle esigenze specifiche che vengono discusse e valorizzate nell’elaborazione di un programma estremamente personalizzato.
Un insieme di strategie che i pilotini sperimenteranno, per la prima volta, in un contesto così lontano dall’Europa.
Nell’andirivieni delle categorie minori, la tappa australiana aggiunge dunque altra incertezza a due campionati già molto combattuti. E chi meglio dell’isola più grande al mondo potrebbe fungere da spartiacque nell’identificazione di un vero pretendente al titolo?