Ci sono tre gare che valgono più del campionato stesso in cui sono inserite: il GP di Monaco, la 24 ore di Le Mans e la 500 miglia di Indianapolis. Ci sono dei piloti che intorno a queste hanno costruito la loro leggenda, e tra questi, forse il brasiliano più forte di sempre dopo Senna: Hélio Castroneves.
È il 30 maggio 2021, è anziano Castroneves, ha 46 anni. Ormai corre in endurance, è tornato in Indycar solo per questa gara, con un team che non ha molti successi alle spalle, il Meyer Shank Racing. Certo, Helio ha già tre successi a Indianapolis, ma negli ultimi anni si è dedicato alle gare di durata, nessuno lo vede come un avversario tra i primi posti.
In qualifica Castroneves è sesto, la pole position va a Scott Dixon. Proprio lui, il neozelandese, è favorito per la vittoria.
La gara è molto tranquilla: solo due bandiere gialle. La prima al primo pit stop di Stefan Wilson, la seconda 84 giri dopo per un incidente di Rahal. In una gara così, con poche neutralizzazioni, assumono grande importanza la strategia e la gestione dell’auto. La gara si gioca più sulla tattica che sulla velocità. Ed è qui che la situazione inizia a volgere a favore di Castroneves: non sarà più il più veloce come dieci anni prima, ma è il più esperto.
Dixon disperde nei box le sue speranze di vittoria: rimane senza benzina durante la prima bandiera gialla. Riesce a raggiungere la sua piazzola ma quando riparte è doppiato.
Le posizioni continuano a cambiare, la competizione diventa caotica e scandita dai pit. Anche il primo posto è incerto, ogni due giri c’è un nuovo leader, e si alternano tredici piloti diversi. Tra loro, a sorpresa, Castroneves.
Sembra, però, che alla fine sarà Palou a vincere. Dopo l’ultimo cambio gomme, intorno al giro 170, lo spagnolo è dietro Castroneves. Impiega poco a sorpassarlo. Davanti a loro, nei primi due posti, ora ci sono Rosenqvist e Sato, lanciati verso la vittoria. Castroneves aspetta. Resta lì, quarto, conosce Indianapolis a memoria e sa bene che non possono reggere quel passo.
E infatti, al giro 193, la strategia dei due in testa si scopre calcolata male, finisce la benzina e devono fermarsi. Palou prende il primo posto, Castroneves aspetta. Ormai riesce a calcolare esattamente il momento ideale per sorpassare. Castroneves sorpassa Palou all’esterno, mentre inizia il penultimo giro. Palou resta in scia, ha l’auto migliore ed aspetta solo di riprendere la posizione. Castroneves sfrutta i doppiati, si inserisce nella loro scia, e Palou resta bloccato. All’ultimo rettilineo, incredibilmente, lo spagnolo non è abbastanza vicino.
Mancano due curve per Castroneves adesso, le affronta con tranquillità, non forza le traiettorie, sa che Palou non può passare. Dopo 2 ore, 37 minuti e 19 secondi, Castroneves è il primo a passare sotto la bandiera a scacchi.
Dopo la vittoria, la folla dell’Indianapolis Motor Speedway esplode. Si sente, urlata in coro, una sola parola: “Hélio!”. Il pilota più amato torna a far esaltare i fan ancora una volta. Stavolta non è tornato ad essere solo il più veloce in pista: è il più veloce di sempre, con una velocità media di 306kmh. Si tratta della 500 miglia di Indianapolis più veloce nella storia, che batte il precedente record di 303kmh.
Con la vittoria, Castroneves si è unito ad A.J. Foyt, Al Unser Sr. e Rick Mears, gli unici che possono vantare quattro vittorie ad Indianapolis. Castroneves è adesso entrato nella storia, con la vittoria all’esordio nel 2001, quella dell’anno dopo, controversa ma legittima, poi il 2009 partendo dalla pole position e infine il 2021, d’esperienza.
Roger Penske, proprietario dell’Indianapolis Motor Speedway, colui che per primo ha visto del talento in Castroneves e lo ha voluto fortemente nel suo team, ha condiviso un momento con lui mentre si dirigeva verso la Victory Lane.
Ad oggi è ancora in pista una leggenda vivente, è tornato a disputare l’intero campionato guidando la crescita del team Meyer Shank. Castroneves è diventato il pilota più vincente, il più veloce, e forse resterà sempre il più amato. Perchè, alla fine, le persone amano i piloti veri, sorridenti, solari, e vederlo, ancora una volta, a 46 anni, arrampicarsi sulle barriere, regala la stessa emozione che si provò 20 anni prima, quando, non sapendolo, stava creando il suo stesso mito.