Max Verstappen ha vinto il suo primo titolo iridato, ormai questa notizia è acqua passata. Molti fra noi, soprattutto i più giovani o chi segue questo sport da meno, si saranno dimenticati però di un particolare che ruota attorno al coronamento con un titolo mondiale di una stagione di F1 per un pilota. Si tratta della possibilità data al neo campione di utilizzare il numero 1 sulla propria monoposto l’anno successivo al proprio trionfo. Quali sono le origini di questa usanza? Come mai ultimamente questa cifra non appariva più in Formula 1? Max coglierà al volo l’opportunità di usarla?
Da dove nasce questa tradizione?
Agli arbori della Formula 1 non era poi così strano vedere assegnati numeri diversi di Gran Premio in Gran Premio ai vari piloti. Inizialmente era molto comune infatti distribuire o assegnare la numerazione in base alle iscrizioni alla gara di quel determinato weekend (non sempre i soldi bastavano ai piloti per prendere parte a ogni tappa).
Verso i primi anni ’70 si cominciò ad attribuire numeri fissi stagionali ai piloti tenendo conto della classifica costruttori dell’anno precedente ma assegnando a prescindere il numero 1 al campione in carica mentre il 2 al suo compagno di squadra. In caso di ritiro del neo campione venivano presi in considerazione solo e unicamente i risultati dei costruttori.
Ultima apparizione del Numero 1 in pista
Di recente, come molti di noi ricorderanno, tale cifra è comparsa ben poco sulle monoposto. Come ben sappiamo dal 2014 è giunta anche nel campionato mondiale di Formula 1 la numerazione fissa. Da quell’anno ogni nuovo pilota è tenuto a scegliere una cifra (o combinazione fra due) compresa fra il 2 e il 99 per poter contraddistinguere la propria vettura, dal debutto fino al termine della propria carriera, sempre con il medesimo numero. Non era (né tuttora è) possibile però selezionare l’1, che come da tradizione è rimasto riservato al vincitore del mondiale dell’anno precedente.
Nel 2013 a vincere il campionato piloti (l’ultimo senza numerazione fissa) fu Sebastian Vettel, che quindi nel 2014 non utilizzò il 5 con cui lo riconosciamo oggi bensì proprio il numero 1, che dall’anno successivo scomparve però dalla Formula 1.
Perché Hamilton non lo ha mai usato recentemente?
Su sette campionati mondiali vinti da Lewis Hamilton, solo uno di essi è stato coronato da un bel numero 1 stampato sulla monoposto del pilota inglese. Nel 2009 infatti, anno successivo al primo titolo del 7 volte iridato, ancora non vi era la numerazione fissa quindi il britannico fu quasi costretto a vederlo sulla propria McLaren. Dal 2014 al 2020 la Mercedes ha agito incontrastata ma, per un motivo o per un altro, non abbiamo mai visto durante il suo dominio la prima cifra della numerazione araba.
Questo è accaduto perché Nico Rosberg si è ritirato subito dopo aver vinto il suo unico titolo nel 2016, mentre Hamilton per scelta decise di non utilizzarlo mai (ad eccezione di alcune prove libere). Il britannico oltre ad essere legatissimo al suo 44 fin dalla tenera età, adora pensare che ogni anno sia diverso e slegato dal precedente: senza campioni in carica e aperto alla possibile vittoria di qualsiasi pilota.
Verstappen invece lo userà?
Sì, lo prenderò. Quante volte può capitarti nella vita? Non lo so, magari questa potrebbe essere la mia unica occasione. Si tratta del miglior numero in circolazione, sicuramente lo userò sulla mia macchina.
Max Verstappen, Gp del Brasile 2021
Il neo campione durante il weekend ad Interlagos aveva già parlato apertamente della possibilità di abbandonare il suo 33 in favore del numero 1 ma solo un paio di giorni fa è arrivata l’effettiva conferma dell’olandese, frutto di tante motivazioni.
Oltre al prestigio, questo simbolo su una monoposto di Formula 1 regala tanti altri vantaggi, soprattutto di tipo economico. Gli sponsor d’altronde sono più propensi ad offrire il loro sostegno finanziario al pilota o al team che è riuscito a portare a casa i risultati migliori. Inoltre, dopo la vittoria di un titolo e il conseguente utilizzo del numero 1, la squadra è spinta a creare nuovo merchandising con quella cifra e quindi i tifosi a comprarlo.