“Date a un bambino un foglio di carta, dei colori e chiedetegli di disegnare un’automobile, sicuramente la farà rossa”
La storia di Enzo Ferrari è una storia affascinante, la storia di un uomo che con la sua passione per i motori è diventato una leggenda. Prima di leggenda è stato, però, un pilota, imprenditore, dirigente sportivo, ma soprattutto fondatore della Scuderia Ferrari. La sua vita di successi non è stata una vita facile, piuttosto una vita tormentata, specialmente dall’ombra della morte, che gli ha strappato via il fratello, il figlio, i suoi piloti in pista.
L’infanzia e la passione per i motori
Enzo Ferrari nacque a Modena il 20 febbraio 1898, figlio di Adalgisa Bisnini, giovane nobile, e Alfredo Ferrari, colui che lo ha introdotto al mondo delle automobili. Il padre possedeva infatti un’officina, dove Enzo era solito passare il proprio tempo piuttosto che dedicarlo allo studio. Insieme al tempo passato lì insieme, il padre lo portava ad assistere alle gare automobilistiche, nella vicina Bologna. I genitori avrebbero voluto per lui una carriera nel mondo dell’ingegneria, ma Enzo aveva sempre preferito fin da piccolo il lavoro manuale legato alle auto, alla loro creazione e riparazione.
Nonostante il lavoro come istruttore di operai in un’industria e una breve parentesi nell’esercito, Enzo coltivava la sua passione per le quattro ruote e si trasferì a Torino con una grande ambizione. Una volta approdato a Torino, tra il 1918 e il 1919, si presentò ai vertici della FIAT, importante casa automobilistica, chiedendo di essere assunto. La domanda di assunzione trovò però la porta sbarrata dal direttore Diego Soria, e il giovane fu costretto a rinunciare momentaneamente al proprio sogno, lavorando in diverse aziende metalmeccaniche senza grandi soddisfazioni.
Con il tempo trovò lavoro nella carrozzeria Giovannoni, che si occupava del risanamento di vetture utilizzate durante la guerra. Il risanamento di queste vetture era fatto per poi slegarle dal loro uso bellico e trasformarle in “town car”. Il passaggio da un uso all’altro prevedeva il collaudo delle automobili prima di essere consegnate ad un’altra carrozzeria, e di questo collaudo di occupava Enzo stesso. Questa mansione incrementò in lui la passione per i motori, ma soprattutto la passione per la guida sportiva.
Nel 1919 Enzo si trasferì a Milano, dove trovò impiego in un’impresa meccanica, continuando il proprio impiego di collaudatore. Insieme a questa sua mansione, iniziò la propria carriera di pilota, non avendo però inizialmente molta fortuna. Nel 1920 divenne un pilota dell’Alfa Romeo, trovando il successo in una corsa automobilistica solo nel 1923. Con l’Alfa Romeo Enzo collaborò per una ventina di anni, dapprima da collaudatore e pilota, per diventare poi collaboratore commerciale e infine direttore del reparto corse.
L’inseguimento di un sogno
Enzo vinse il suo primo Gran Premio nel circuito del Savio con l’Alfa Romeo, e secondo quanto raccontato dallo stesso Ferrari, quel giorno si rivelò per lui veramente speciale. In occasione della sua vittoria gli fu infatti consegnato dalla contessa Paolina Biancoli l’iconico cavallino rampante. Il cavallino rampante era il simbolo che il figlio della contessa, Francesco Baracca, portava nella sua carlinga durante la sua carriera da aviatore. La contessa consegnò il cavallino a Enzo, con la speranza di vederlo sulle sue automobili come omaggio al figlio e al suo impegno durante la Prima guerra mondiale.
“Fu essa a dirmi un giorno – racconta Enzo – «Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna». Conservo ancora la fotografia di Baracca, con la dedica dei genitori con cui mi affidarono l’emblema. Il cavallino era ed è rimasto nero; io aggiunsi il fondo giallo canarino che è il colore di Modena.”
Gli anni ’20 sono per Enzo anche gli anni del suo incontro con Laura, la donna che prese in sposa nel 2023. Dall’unione con Laura nasce il figlio Dino, che diventa progettista dei motori per la stessa scuderia del padre. Dino fin da piccolo accusò i sintomi della distrofia di Duchenne, che lo strapperà dalle braccia dei genitori a soli 24 anni. Nel 1944 Enzo divenne padre per la seconda volta, nasce infatti Piero, avuto però da un’altra donna, Lina Lardi. Anche Piero entrerà nel mondo Ferrari, diventando vicepresidente nel 1988.
Enzo, durante la sua carriera professionale, si dedicò anche al giornalismo, tornando però presto a dedicarsi solamente alle automobili, vincendo competizioni e coppe. Il prezzo da pagare fu alto: la dedizione totale al mondo delle auto prosciugò le sue energie, portandolo ad avere un forte esaurimento nervoso, che lo costrinse al ritiro dalle corse. Ritiro forse anche voluto dalla moglie Laura, che riteneva che la sua carriera fosse diventata troppo pericolosa, a contatto perenne con il rischio di morte.
La Scuderia Ferrari
Nel 1929 la situazione psicologia di Enzo migliorò, tant’è che tornò a dedicarsi al mondo delle automobili, questa volta però sotto le vesti di imprenditore. A Milano formò infatti, sotto l’ala dell’Alfa Romeo, la celebre Scuderia Ferrari, con lo scopo di far correre i propri soci. Enzo per la sua scuderia voleva il meglio, quindi andò alla ricerca di figure professionali che potessero aiutarlo a portare in alto il proprio nome. Conquistò il giovane progettista Vittorio Jano, allora impiegato della FIAT, che mollò tutto per inseguire ciò che per il momento era ancora solamente un sogno. Enzo si dedicava allo sviluppo delle automobili e costruiva pian piano il suo team, convincendo piloti del calibro di Ascari e Nuvolari d unirsi alla causa e correre per lui.
La Scuderia Ferrari nacque legata all’Alfa Romeo, che però subì le conseguenze della grave crisi nel 1933, costringendola a diventare indipendente da essa. La crisi economica e l’avvento della Seconda guerra mondiale non aiutarono lo sviluppo della Scuderia, che rinacque definitivamente solo nel 1947. Durante la guerra Enzo trasferì la sede del team a Maranello, dando vita definitivamente alla sezione sportiva della nota casa automobilistica Ferrari. Il primo Gran Premio a cui la Ferrari partecipò fu quello disputato a Monaco, nel maggio del 1950. La prima vittoria arrivò solo un anno dopo, nel Gran Premio di Gran Bretagna, che sancirà l’ascesa della Scuderia nel mondo della Formula 1. L’anno dopo, nel 1952, Alberto Ascari portò a Maranello il primo titolo mondiale della storia della Ferrari.
Da Ascari in poi, quando Enzo era in vita, la sua scuderia vinse il campionato piloti per dieci volte, con piloti del calibro di Juan Manuel Fangio e Niki Lauda. Non solo il campionato piloti, la Ferrari vinse anche il campionato costruttori per otto volte sotto gli occhi di Enzo. La scuderia di Maranello non si limitò alla Formula 1, ma iniziò a competere anche in altri eventi sportivi, facendosi conoscere sempre di più nel mondo delle corse e portando in alto il nome della scuderia nel mondo. Le Mans, Targa Floria, la Mille Miglia: questi sono solo alcuni degli eventi a cui la Ferrari partecipò risultando subito competitiva.
Intorno alla fine degli anni ’80 Enzo si ammalò gravemente, morendo a Modena nel 1988, lasciando la sua Ferrari, con la speranza di vederla da lassù lottare per diventare sempre più grande e di successo.