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Niki Lauda: un’eterna passeggiata

Lo immaginiamo sempre così Niki: passeggiando per il paddock, con un cappellino rosso a coprirgli la testa e gli occhi azzurri rivolti verso il cielo.

In psicologia il significato del colore rosso è associato all’eccitazione, alla passione, al pericolo, all’energia e all’azione. E Andreas Nikolaus Lauda, per gli amici e gli avversari Niki, era tutte queste cose.

Nella sua passeggiata eterna, Niki non ha mai smesso di rinascere, reinventarsi un ruolo pur di rimanere nel mondo dei motori, attraversando tutti i momenti salienti della storia della Formula Uno, conoscendo i piloti e le loro vite, supervisionando le monoposto. Non ha mai smesso di esserci, nonostante la vita gli abbia messo i bastoni tra le ruote più di una volta.

Dal divieto da parte del padre, quando ancora era un ragazzino, al terribile incidente al Nürburgring nel 1976, da cui si salvò per miracolo.

La storia di Niki è la storia di uomo che ha imparato a farsi voler bene, oltre il suo gelo ed il suo vissuto. Una mente-computer, di una precisione maniacale dentro l’abitacolo e taciturno fuori. Un silenzio che per il pilota austriaco ha sempre rappresentato un costante esercizio con cui affrontava dolori e malattie, per trasformare i colpi bassi in nuovi punti di partenza. Sempre accompagnato e sostenuto dalla sua voglia di spingersi oltre, mettersi alla prova.

Ma anche se il suo carattere, dunque, non era quello più festoso, ha saputo fare da mentore e consigliere a molti ragazzi, trasformandoli prima in piloti e poi in campioni. E circondandosi, così, di tanto affetto ed amore, spesso senza rendersene conto.

Niki Lauda ci manca proprio perché era estremamente umano. Schietto, riservato, deciso, gelido, poche volte sorridente nonostante le soddisfazioni raccolte. Ma uomo, con le sue tragedie ben note, le sue decisioni non sempre corrette da pilota e, poi, da presidente, le sue fragilità sempre velate.

E adesso, a 3 anni dalla sua scomparsa, anche stasera lo ricorderemo ancora così: mentre passeggia per il paddock, serio, con il suo iconico cappellino rosso a coprirgli la testa e con gli occhi azzurri rivolti verso il cielo, calcolando la velocità per raggiungere l’infinito.

Giulia De Ieso

Studentessa al quinto anno di liceo classico, scrivo e parlo di motori che siano a due o a quattro ruote.

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