Einstein diceva che nel mezzo di ogni difficoltà risiede sempre una opportunità. Nascosta, latente, pronta per essere colta da chi, davanti all’ostacolo, escogita con un briciolo di lucidità il piano per superarlo.
Victor Martins era partito per la Spagna con tante aspettative, con quella voglia di rivalsa e quel bisogno di mostrare che “anonimo” non era per nulla l’appellativo adatto a lui. Dopo i primi 2 round di luci ed ombre, si è visto costretto a dividere la testa della classifica con un avversario scomodo: Arthur Leclerc.
“Se voglio ottenere il titolo alla fine, devo migliorare in ogni gara, passo dopo passo verso l’obiettivo“, si ripete sempre, consapevole di aver già sbagliato troppo lo scorso anno. Ora non può buttare via nulla, perché, in un campionato così combattuto, se non lotti per ogni punto hai perso in partenza.
I fantasmi del passato sono tornati a bussare alla porta quando in Bahrain si è scontrato con il compagno Saucy, quando a Imola si è mostrato fragile e mediocre e quando a Barcellona si è visto, prima, soffiare la pole position e, poi, incassare, senza poter fare nulla, quel pesante DNF nella Sprint Race.
Eppure, al termine della frenesia del Gran premio, è lì a guidare la classifica, stavolta da solo.
Perché? Perché l’orgoglio si è servito della pazienza.
Al Victor che, venerdì, dopo essersi scontrato con la realtà, ha accettato quel misero distacco tra il suo tempo e quello del meritevole poleman. Il suo miglior giro di qualifica lo avrebbe relegato solamente al secondo posto in griglia, ma lui non ha sbattuto ciglio. A lui che sapeva che nulla era deciso e che ha spostato lo sguardo oltre, cercando il lato positivo.
Al Victor che, sabato, sotto il sole spagnolo, ha subìto la cocente sconfitta che solo chi non riesce a concludere una gara può capire. Lascia campo libero all’avversario Leclerc senza poter fare nulla, stando semplicemente a guardare il finale di un episodio che non avrebbe voluto vedere. Cerca il lieto fine, che in quel momento proprio non riesce a trovare.
Al Victor, infine, che si infila i guanti, il casco e si cala nell’abitacolo quella domenica mattina, pronto a recuperare tutto ciò che gli era stato tolto quel weekend. E lo fa subito, al primo giro, senza alcuna esitazione. Sfila al traguardo per ben 24 giri da primo della corsa, senza mai guardarsi indietro.
Lo fa solo quando si accorge che ci è riuscito.
A Victor Martins, che ha imparato a non avere fretta e ad aspettare l’occasione giusta, a scovarla nella difficoltà, a custodirla gelosamente, a sfruttarla nel momento opportuno.
Da lassù studia la prossima mossa, consapevole che un orgoglio ferito ha bisogno della pazienza, l’arma dei vincenti.