A Suzuka si sono spenti i riflettori sul campionato piloti e tu, Charles, ci sei andato vicino. Ad un passo dal grande salto, ad un passo dalla vittoria. Hai sempre dominato il sabato, ma la domenica si è rivelata il tuo tallone d’Achille, ma non solo per te, per l’intero team.
L’inizio del sogno
Dopo esserti conquistato la prima pole position dell’anno, in una tiepida notte di marzo, hai dominato in lungo e in largo e ci hai fatto piangere ed emozionare in pista con i tuoi sorpassi ai danni di Max Verstappen.
E 910 giorni dopo, insieme al tuo compagno di squadra, ci avete regalato una doppietta che a Maranello mancava da troppo.
Nel cittadino di Jeddah, hai dato tutto quello che avevi, ma ti sei dovuto accontentare di un secondo posto che ti stava stretto, ma al quale, dopo qualche GP avresti dato un peso diverso, caro Charles.
La sveglia presto non è mai stata così piacevole, perché vederti trionfare in Australia, mostrando lo strapotere della tua F1-75 che volava mentre chiedevi se potevi andare per il giro veloce, è stato spettacolare.
I primi problemi
Il primo Gp di casa dell’anno, quello al circuito Enzo e Dino Ferrari di Imola, ci ha fatto apprezzare il tuo attaccamento al cavallino perché, hai voluto strafare, davanti ai tuoi tifosi, la marea rossa era lì per spingerti e nonostante le condizioni di gara hai voluto giocarti il tutto possibile, dando spettacolo.
In terra americana, ti sei dovuto accontentare di un secondo posto, che forse ti ha dato un po’ di fiducia, quasi come un ritorno alla normalità dopo la delusione italiana. Perché il podio sembrava la normalità, in quel lontano aprile.
Barcellona così come Baku, con te Charles, sono state particolarmente avide di punti, perché dopo un sabato perfetto e una domenica che sembrava da sogno, ti sei dovuto ritirare per un guasto al motore, cominciando a rivalutare quel sogno che in Bahrain sembrava meraviglioso.
Monaco ed il cuore a pezzi
A casa tua, forse il GP che più aspetti, forse quello che farà più male. Nelle tue strade il sabato ti eri preso una pole, che ha fatto ricordare i grandi piloti del passato, con un giro al limite.
I fantasmi del passato sembravano solo un ricordo lontano, finché per colpa di una strategia sbagliata ti sei dovuto arrendere ad un amaro quarto posto. Una faccia distrutta, gli occhi sconfitti: “Non basterà oggi per farmi smettere di crederci” avevi detto.
Quando andare a podio era un’impresa
È stato difficile vederti spingere al massimo una macchina che forse non più era all’altezza della Red Bull, ma forse ha fatto ancora più male vederti non raggiungere il podio per una manciata di decimi. Ti sei visto sfilare dalle mani un mondiale che sognavi, ma senza mai mollare la presa e continuando a sperare.
Tra alti e bassi
Una boccata d’aria fresca, questa è stata l’Austria per te. Hai sudato e ti sei meritato la vittoria, anche se le cose semplici non ti piacciono, per cui ci hai tenuti attaccati alla tv fino all’ultima curva con quell’acceleratore che stava giocando brutti scherzi già dagli ultimi giri, e ancora una volta hai messo a tacere le malelingue.
“Se perdo il mondiale per 32 punti, so dove li ho persi”. Francia, Paul Ricard, mezz’ora dopo il tuo ritiro. Il tuo team radio, con quel “No!” urlato, sono stati il simbolo di quel GP, la tua rabbia per aver sbagliato, perché ancora una volta volevi troppo, e forse non era il momento giusto.
Un’estate amara
Ungheria, Belgio e Olanda sono stati tre gran premi di pura sofferenza per i tifosi della rossa, ma anche per te che vedevi sparire il sogno che avevi da bambino, quello di diventare campione del mondo con il team di Maranello. Un’estate passata a smaltire la delusione, a cercare – ancora una volta – di non mollare la presa.
Una mezza gioia a Monza
Dopo la pausa estiva, sei tornato più determinato di prima, ti sei preso di cattiveria una pole che mettesse fine a tutte le tue sofferenze e poi hai lottato contro un Max Verstappen che voleva a tutti i costi vincere tutto ciò che era in palio.
Tutto da capo
Le corse in terra asiatica, sebbene ti abbiano regalato dei podi, ti hanno definitivamente portato via il tuo sogno, tenuto in vita solo dalla più strenua speranza, consegnandolo per la seconda volta a Max Verstappen.
Testa alla fine e cuore al futuro
Non sarà andata come volevi, ma spesso si dice: “Ciò che non ti uccide, ti fortifica” e tu sicuramente da questo campionato ne uscirai più stanco, più deluso ma ancora più forte e determinato ad entrare nell’Olimpo della F1. La fatica non ti è estranea, il sacrificio nemmeno e “arrendersi“, nel dizionario di Charles Leclerc, non esiste.
E adesso testa alla fine della stagione per toglierti qualche soddisfazione, che forse quest’anno, ti è un po’ mancata.
Nonostante tutto, grazie Charles, per tutte le emozioni contrastanti che ci hai fatto provare in questa montagna russa che è il circus della F1.