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Cosa ci ha lasciato il Sonsio Grand Prix di Road America

Il Gran Premio di Road America è stato senza dubbio uno dei più emozionanti della stagione, in una categoria in cui tutte le gare sono emozionanti. Abbiamo assistito a rimonte incredibili, gare rovinate da errori strategici, escursioni fuori pista, caution e molto drama. Andiamo a vedere gli spunti più importanti che la gara ci ha lasciato. road america indycar

Palou continua a dominare road america indycar

Il leader del campionato partiva in terza posizione, dietro al poleman Herta e a O’Ward. Già alla partenza è riuscito a prendere la seconda posizione, dando il via ad una gara di gestione. Viene coinvolto solamente in una lotta con Newgarden, dal quale viene superato per poi recuperare la posizione in pit lane. L’unica altra azione degna di nota la si ha nel sorpasso a Herta che gli vale il primo posto finale. Una vittoria tranquilla, ottenuta con la strategia e la pazienza, impreziosita dall’aver dovuto ricostruire la macchina dopo l’incidente nelle prove libere. Con il trionfo a Road America, Palou ottiene la terza vittoria in una stagione in cui non ha mai chiuso sotto l’ottavo posto. Il suo vantaggio in classifica generale è ora di 74 punti sul secondo, numeri incredibili considerando che siamo solo all’ottava gara su 17. Un dominio che, però, non ha nulla di incomprensibile.

Palou guida infatti per il team, Chip Ganassi Racing, che meglio sta rendendo da inizio anno. Lo dimostra la classifica: dietro Palou c’è il suo compagno di scuderia Ericsson, e appena 24 punti dietro Ericsson troviamo un altro loro compagno, Dixon, in quinta posizione. L’ultimo membro della scuderia, Armstrong, è il leader della classifica Rookie, e staziona diciottesimo solo perché ha 2 gare in meno. Se tutte le monoposto Chip Ganassi sono dominanti, Palou è quello che meglio sfrutta la sua, guidando con una pulizia quasi meccanica. Finché il “Professore della Precisione” continuerà su questi livelli, sarà molto difficile per chiunque fermarne la carica, sia in pista che in classifica.

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Álex Palou
(foto da Penske Entertainment Media Center | Karl Zemlin)

La doppia dualità di Rahal Letterman Lanigan

Il team Rahal Letterman Lanigan Racing è una delle delusioni della stagione, almeno finora. Ma è davvero così? La questione è leggermente più complicata da decifrare. Le monoposto hanno evidenti difficoltà sugli ovali, dove il miglior risultato è il diciottesimo posto di Harvey, casualmente ottenuto sia in Texas che alla Indy 500. Sempre per uno strano scherzo del destino, in entrambe le gare Lundgaard è arrivato diciannovesimo. In entrambe le corse, questi risultati sono per la maggior parte frutto dei molti ritirati, che hanno fatto salire di posizione i piloti della Rahal Letterman Lanigan.

Sui percorsi stradali o cittadini, invece, il team, performa meglio. Ciò deriva probabilmente dall’assetto delle monoposto, che va a favorire i circuiti misti. Su questi Rahal si trova decisamente meglio di Harvey, che invece precipita sistematicamente in fondo alla classifica. Il protagonista assoluto, tuttavia, è Lundgaard. Il vincitore del titolo di Rookie of the Year della scorsa stagione, quest’anno si sta più che riconfermando. Attualmente il danese è undicesimo in classifica generale con 162, e a Road America ha chiuso settimo dopo aver sfiorato più volte la top 5.

Rimangono quindi molti dubbi in casa Rahal Letterman Lanigan: perché c’è così tanto squilibrio tra i piloti? Perché le monoposto faticano così tanto sugli ovali? Cosa si può fare per ridurre il gap col resto dei midfielder, che, nel bene e nel male, sembrano aver trovato la quadra? Solo il resto della stagione ce lo dirà. road america indycar

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Christian Lundgaard
(foto da Penske Entertainment Media Center | Chris Jones)

Weekend difficile per qualcuno road america indycar

Il nuovo temperamento zen di Power è stato sicuramento messo a dura prova da questa gara, anzi, già dalle prove libere. L’australiano ha infatti prima avuto un momento di tensione con Grosjean, per cui ha avuto parole poco gentili (link), poi è stato tamponato da Dixon, con il quale è poi quasi scattata la rissa (link). In gara, poi, nulla è andato per il verso giusto. Partito ventiduesimo, ha dovuto fare ben 7 pit stop a fronte dei 3/4 previsti dalle strategie. Power ha occupato per un po’ la prima posizione quando i leader erano ai box, ma poi è riscivolato indietro. Il tredicesimo posto finale, viste le premesse, vale quasi quanto una vittoria. road america indycar

Gara difficile anche per il già citato Grosjean. Partito anche lui molto indietro, diciannovesimo, si è reso protagonista di svariate uscite di pista, tra cui una in gravel trap che ha rischiato di condannarlo. Il francese ha chiuso venticinquesimo, ben lontano dalle aspettative.

Armstrong era partito molto bene. Terzo alla prima ripartenza, era molto scattante e ha più volte provato ad attaccare. Quando si è trovato primo a metà gara grazie al pit cycle, tuttavia, ha ritardato troppo il rientro ai box. Già condannato a rientrare nel traffico, per non farsi mancare niente si è fatto penalizzare per unsafe release. Tale penalità, unita a varie escursioni fuori pista, lo hanno condannato a terminare in ventiquattresima posizione una gara in cui era tra i favoriti per il podio.

Per quanto sia difficile parlare di delusione per un quinto posto, di sicuro possiamo farlo nel caso di Herta. Il poleman aveva ottimamente gestito la maggior parte della gara: si era difeso sulle ripartenze, aveva risparmiato secondi di push-to-pass, aveva recuperato la prima posizione quando gli altri contendenti erano ai box. L’errore decisivo è stato nel tempismo dell’ultima sosta, un giro prima di Palou e degli altri favoriti. Questo anticipo lo ha costretto a risparmiare carburante fino al traguardo, rinunciando quindi alla vittoria. Se guardiamo al lungo periodo, tuttavia, va ricordato che i punti di un quinto posto sono sicuramente meglio di quelli di un ritiro.

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Colton Herta
(foto da Penske Entertainment Media Center | Chris Jones)

Ragionamento simile si può fare per Kirkwood, protagonista di un incidente al primo giro. Dopo aver colpito O’Ward, Kirkwood si è bloccato in pista e ha dovuto ripartire dall’ultima posizione. Il nono posto finale, seppur ottimo viste le premesse, lascia l’amaro in bocca per ciò che sarebbe potuta essere la gara senza problemi.

Asfalto nuovo + tracciato difficile = gara emozionante

Chiudiamo questa rassegna con una riflessione probabilmente scontata. L’asfalto del circuito è stato rinnovato per la prima volta dal 1995. Il vantaggio dato dall’asfalto fresco era superiore al degrado gomme ricevuto dallo stare attaccati alla macchina davanti. Ciò ha creato una condizione in cui tutto il gruppo è rimasto compatto per molti giri, e fino alla fine i distacchi tra le posizioni sono rimasti minimi. La conseguenza è stato il nuovo record di sorpassi del circuito, ben 444. La struttura stessa della pista inoltre, ha spinto i piloti a dare il massimo nelle curve, consapevoli che prati e gravel trap li avrebbero protetti da incidenti contro i muri. Per quanto ogni circuito abbia caratteristiche diverse dettate dallo spazio in cui è inserito, altre categorie dovrebbero prendere spunto da Road America.

Marco Toccalini

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