Se parliamo di Scott Dixon, parliamo di uno dei piloti più forti nel panorama del motorsport mai visti negli ultimi 25 anni. Ben 54 i successi in carriera, 6 i titoli NTT Indycar Series conquistati, 135 podi e 32 pole position. Questi freddi numeri già danno una chiara idea del suo valore. In una NTT Indycar Series che ha visto una griglia ringiovanirsi gradualmente dal 2019 ad oggi, questo potrebbe non bastare. Tuttavia, ieri a Indianapolis Dixon ha mostrato come mai lui sia ancora il miglior pilota della serie a 43 anni. Vediamo assieme le tre storie più interessanti di questo fine settimana di gare all’Indianapolis Motor Speedway.
Mai arrendersi, l’esperienza può giocare a tuo favore
Le qualifiche erano state poco brillanti con un 16° tempo in griglia, un risultato certamente non esaltante considerando il suo valore e quello di Chip Ganassi Racing, team in cui vi gareggia ininterrottamente dal 2002. Nonostante ciò, alla partenza Dixon è in grado di recuperare ben sette posizioni, risalendo al 9° posto. Tuttavia, in curva 7 si ritrova in testacoda nell’erba, coinvolto nel contatto con Marcus Armstrong, Colton Herta, Romain Grosjean e Josef Newgarden. Dixon, a differenza di Newgarden, riesce crucialmente a ripartire e a restare nel giro di testa, fermandosi comunque ai box molto prima del resto del gruppo.
Questa situazione lo mette decisamente fuori sequenza, tant’è che nella prima parte di gara è obbligato a risparmiare gli pneumatici e a il carburante per provare a restare su tre soste. La magia nel corso della gara riesce e nelle fasi finali si ritrova al comando con 6 secondi di vantaggio su Graham Rahal. Negli ultimi giri Rahal riesce a ridurre il distacco a meno di un secondo, ma Scott Dixon riesce a vincere la corsa con classe. Oltre a questo, sale 2° in classifica generale, superando un Josef Newgarden solo 25° e staccato di 2 giri dopo il contatto al primo giro.
Graham Rahal riporta una dinastia dove conta
L’altro grande tema del fine settimana è Graham Rahal e la prestazione generale di Rahal-Letterman Lanigan Racing. Dopo i deludenti risultati di inizio stagione, la squadra è al lavoro per mettersi al pari di top team come Ganassi, Penske, Andretti e Arrow McLaren. La prima fila ottenuta da Rahal e Lundgaard è un risultato che non otteneva con due vetture da Barber Motorsports Park nel 2019. Per Graham Rahal è la prima pole position da Detroit Belle Isle 2017. La corsa da parte sua è stata dominante e sembrava fatta per conquistare quella vittoria.
Tuttavia, Scott Dixon è riuscito a beffarli con una strategia rischiosa ma che in fin dei conti ha pagato. Se però le prestazioni dovessero confermarsi su questa tendenza, non è improbabile vedere in futuro Graham Rahal nuovamente in Victory Lane per la settima volta in NTT Indycar Series. Una cosa è certa, dopo la disastrosa performance ottenuta alla Indy 500 con 4 vetture in fondo e Rahal non qualificato, le cose sono migliorate drasticamente.
Abbiamo visto qualcuno prendere il ruolo di “Mr.Excitement”
L’altra nota da segnalare di questa corsa è la partenza e la prima curva. Spesso in questo sport ci si lamenta che manca un pilota o una personalità che porti grande spettacolo con manovre azzardate da vero “Daredevil”. Per un breve istante, dopo tanto tempo si è vissuto quel brivido che rende tutto più bello in questo sport. Alla partenza Devlin DeFrancesco, già brillantissimo in qualifica con il 5° tempo, fa subito spettacolo. Decide di compiere una mossa coraggiosa passando chi è partito davanti a lui dall’esterno di curva 1. La mossa riesce e dopo aver affiancato Graham Rahal in uno spazio ridottissimo, prende il comando della corsa a gomme dure.
Manovra eccezionale per la difficoltà di attuare un quadruplo sorpasso dall’esterno con gli pneumatici di mescola più rigida, che gli ha consentito di condurre i primi giri di gara. Suo malgrado, questo lampo non gli ha consentito di mantenere il comando o di stare nel gruppo di testa, precipitando ben preso nelle retrovie, prima di concludere la gara al 20° posto finale.