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Callo Albanese: genio e sregolatezza della fotografia nel mondo dei motori

Intervista di Martina Amato, Sara Ruffoni e Asia Lascioli

A cura di Sara del Mistero e Anna Botton

Se si chiedesse agli appassionati il nome di un qualsiasi fotografo del mondo del motorsport, tutti citerebbero Callo Albanese. Genio e sregolatezza, nelle sue foto cerca sempre di raccontare la storia e di cogliere l’attimo perfetto per renderle memorabili. Si definisce ‘estremo’ negli approcci alle personalità nel motorsport, particolarità che lo rende apprezzato da tutti per la sua sincerità e schiettezza.

Callo ha dedicato del suo tempo alle ragazze di Mult1formula, raccontandosi dall’inizio della sua esperienza fino al giorno d’oggi.

I primi approcci al motorsport

Quello che tutti penserebbero vedendo i suoi risultati, è che Callo ha iniziato come fotografo. La verità, come ci racconta lui, è che ha tentato i primi approcci al motorsport da pilota con il kart in società con il suo amico:

“Inizialmente giravo con i kart, poi il mio budget era veramente risicato perché avevamo il kart in società io e un mio amico e andavamo a fare le gare regionali qua in provincia fra Modena, Bologna e Parma.”

Visto il budget risicato, però, ha unito le due piu grandi passioni fotografia e motori per arrivare al risultato desiderato: “Finito quello avevo la passione per la fotografia e ho cercato di unire due mondi, la passione per la fotografia e la passione per i motori. Da lì piano piano ho cominciato a inserirmi nel mondo del motorsport, facendo tanta gavetta”.

Dalla gavetta nel Ferrari Challenge all’approdo in F1 nei primi albori degli anni 2000: “Nel 2001 mi chiamano perché cercavano un fotografo che scattasse in digitale e che sapeva cosa fosse internet, una mail o un FTP. Non è come adesso, mi dai la password e la wifi, all’epoca era un po’ più da nerd”.

L’avvento del digitale nel mondo dei motori

Callo Albanese è sempre stato un ‘fanatico’ delle novità elettroniche nel mondo della fotografia. Il modernizzarsi delle tecnologie e l’avvento dei social, però, hanno accelerato il lavoro. I ritmi sono frenetici, e vanno di pari passo con la velocità in pista.

“Fate conto che normalmente dopo 20 minuti che è finita una sessione, addirittura anche in diretta, devi caricare le foto nei vari sistemi perché le devono pubblicare. Io le post produco, faccio una color correction sopra, poi le devi caricare e dopo 20 minuti almeno 10 foto del tuo lavoro devi già averle pubblicate. Poi se le usano o no è un altro discorso. Siamo in un mondo che corre a 300 all’ora e quello che c’è nei social corre dieci volte più forte. Oggi lo fai, domani si sono dimenticati”.

In cosa consiste il processo di pubblicazione delle foto utilizzato da Callo Albanese? “Copio le schede, le metto in ordine di nome, le rinomino, faccio una selezione al volo, veloce, riguardi quello che hai fatto e recuperi le foto che hai lasciato da parte durante il giorno. Se c’è una gara e c’è una vittoria e un podio, non stai a guardare la griglia o le azioni di gara, ma ti metti subito a cercare le foto belle del podio da pubblicare, perché è la cosa che vogliono”.

Il ruolo del fotografo

Adesso, con i telefonini o smartphone si potrebbe pensare che la presenza del fotografo non sia necessaria. In un mondo come quello dei motori, il fotografo è più fondamentale anche del telefonino di ultima generazione: “Il fotografo racconta un momento e con le foto che scatti documenta quello che è successo. E’ un raccontare, io vedo così la fotografia, è un raccontare quello che vedi. La bellezza del fotografo è che riesce a bloccare e velocizzare il tempo allo stesso tempo. Ha il controllo della luce: posso scattare di giorno che sembra notte e scattare di notte che sembra giorno; posso far sembrare una cosa ferma che va a 200 km all’ora e una macchina che va a 300 km all’ora è un oggetto fermo. Quello è il bello, il fotografo sicuramente per la comunicazione è importante.”

Alla ricerca dello scatto perfetto

Chi pensa che dietro ogni foto che vediamo sui social ci sia solo fortuna si sbaglia. Ogni scatto prevede perfezionamento, studio della luce e tante altre particolarità: “Io fotografo tanto da dietro le reti. Molti quando mi vedono mi dicono ‘ma c’è il buco cinque metri più avanti’. Non mi interessa, mi piace da qua e la faccio da qua. Infatti, molte volte, ci sono delle sporcature nelle mie foto o le reti che si percepiscono… è il mio fotografare. Molte volte mi immagino come una persona che cammina per il circuito – quindi ci sono le barriere, gli sponsor, le reti – e vede la Formula 1 che gira. Cerco di bloccare quell’attimo lì”.

I vari circuiti hanno degli spot da dove si riescono a realizzare belle foto: “In Cina c’è la curva 2-3 in discesa che è molto bella da fotografare, oppure la zona delle tribune prima del rettilineo che è bella. A Miami c’è la zona della Marina che è bella, a Imola c’è la variante alta, che secondo me rimane uno dei punti più belli del circuito, come anche la Rivazza. Quando poi c’è il pubblico e c’è tutto, se esci un po’ dagli schemi, dai punti classici, trovi sempre degli spunti diversi”.

Come si giudica Callo? “Sono uno insoddisfatto, voglio sempre di più. Questa è una cosa mia perchè non mi accontento. Ad esempio, le foto che ho fatto a Suzuka le ho messe sull’archivio, ma le riguarderò fra tre mesi, perché adesso le butterei via tutte.”

Il “click” più famoso del motorsport

Dove c’è il brutto, però, c’è anche il bello: “C’è una foto storica di Schumacher e Valentino Rossi, quando Valentino provò la Formula 1 nel 2004 e c’ero solo io. I due si scambiano i caschi, l’avrete vista mille volte. Foto bruttissima, insignificante, perché è una foto veramente “click” così, però sono quelle cose che so che ho fatto solo io. Quell’evento in cui ti trovi lì nel momento esatto, nel posto esatto”.

Il sogno Le Mans

Callo Albanese, prima di essere fotografo è un appassionato. Come ogni amante dei motori, c’è quel pallino che vuoi a tutti i costi spuntare dalla tua to-do list. Per lui è la 24 ore di Le Mans.

“Una cosa che non sono riuscito a fare l’anno scorso è stata la 24 ore di Le Mans. Quello mi è dispiaciuto, perché non l’ho mai fatta ed è uno dei miei pallini che ho in testa e che voglio fare prima o poi, anche senza lavorare. Andare là per me, per fare le mie foto, proprio come esperienza”.

Oltre l’Endurance, anche la Dakar e la 500 miglia di Indianapolis sono un desiderio del fotografo italiano.

Piloti in pista, paddock e tifosi: il bello del motorsport

L’azione in pista è sempre sotto l’occhio di tutti, ma è quando i riflettori si spengono che arriva il bello:

“La pista è sempre una bella challenge. Secondo me è bello, quando è possibile, raccontare il backstage, quello che la gente non vede, i momenti di intimità, di relax. Ultimamente hanno sdoganato scatti come, non so, i piloti mentre fanno riscaldamento, prima di salire in macchina, in bicicletta ecc. Poi ci sono anche molti attimi che molte volte non racconto eppure riesco a rubare come gli eventi sponsor, i momenti di relax… i momenti dove loro sono meno piloti ma più persone. Quando fai vedere la parte che non compare sempre del pilota, no? È molto bella raccontare. Poi adesso ormai tutti i piloti hanno il proprio videomaker, il proprio fotografo, il proprio staff che gli cura tutto, quindi ci pensano loro da soli. Però durante le corse hai dei momenti dove c’è un po’ più di intimità, dove c’è un qualcosa che nasce, dove ti trovi e ti viene fuori la foto magica con lo sguardo giusto. È una combo che tira fuori lo scatto perfetto”.

L’approccio con il pilota

Per scattare delle belle foto fuori dalla pista è necessaria, però, la collaborazione del soggetto. Come si ottiene? Sincerità e schiettezza sono gli aspetti fondamentali per Callo Albanese.

“Per me il pilota è il pilota. Sarà sempre il pilota, però è una persona come me, siamo tutte e due lì per lavorare. C’è chi guida la macchina, chi fa le foto, c’è il cuoco che cucina per la squadra, il meccanico che monta la macchina, l’ingegnere che mette i numeri, siamo tutti uguali no? Il rapporto, molte volte, lo costruisci non tanto quando sei nel paddock durante il lavoro, ma nel dopo lavoro. Se una persona ti rispetta si apre un po’ di più e poi lo frequenti anche fuori.

Così capisci che sono persone normalissime e loro vogliono, tra virgolette, essere trattati come persone normali. E’ vero che nel paddock sono delle superstar, però se tu le tratti, sempre con rispetto, loro apprezzano. Io ho poi iniziato a lavorare con Michael, era un altro periodo, però anche con lui avevo un bel rapporto, abbiamo fatto tante cose insieme anche fuori dalla Formula 1. La fiducia secondo me non la compri, non la studi, non la programmi. È una cosa che viene naturale fra le persone”.

Un consiglio ai giovani appassionati

E se volete approcciarvi a questo mondo, Callo Albanese è qui per darvi qualche consiglio.

“Innanzitutto in bocca al lupo, lo auguro con tutto il cuore. Allora, la prima cosa secondo me, se decidi di fare il fotografo e vivere di fotografia, è non lavorare mai gratis. Nel senso che poco per poco, perché se tu inizi a lavorare gratis, lavorerai sempre gratis.

Bisogna essere sempre dei testoni e andare avanti per la propria strada. Guardare quello che fanno gli altri, ma andare avanti con la propria idea, filosofia di fotografia.

Cominciare anche con i campionati minori che aiutano a crescere. Bisogna perseverare, sbattere la testa, farsi tanti corni in testa, mettersi i cerotti e andare avanti. Serve essere umili, ma testoni e farsi valere per quello che si è. Poi c’è chi è più talentoso, chi arriva con la tecnica, chi ha un occhio diverso e tutti sono fotografi. Però se uno ci crede deve investirsi del tempo, anche di soldi proprio, e provarci finché poi per sbaglio trovi il contatto giusto che ti trascina da dove volevi andare.

Si potrebbe anche iniziare andando ad un evento e, non essendo accreditato, raccontare l’atmosfera o quello che vive il tifoso o lo spettatore. Mentre cammini racconti e vai alla fanzone, sei in tribuna, il tifoso, la macchina che passa sotto, il televisore che c’è dietro… ci sono mille cose da raccontare, non solo la macchina in pista e il pilota. Ci sono certi eventi che è più bello stare fuori che essere dentro in pista, perché in pista poi la senti, la vedi, ma non la vivi. Quindi dovete perseverare”.

Callo Albanese
mowmag.com

Quattro aggettivi per descrivere Callo Albanese

Perseveranza, passione, fortuna e tanta umiltà sono le basi che hanno portato Callo Albanese a diventare ciò che è ora. Mult1formula lo ringrazia per la sua disponibilità e gli augura un continuo di stagione sempre più ricco di successi e belle foto!

Multiformula

Multiformula è un blog nato nel 2020 per condividere la nostra passione per il motorsport, dare spazio a quelle categorie come le Feeder Series di cui si parla ancora poco e soprattutto abbattere i pregiudizi che si incontrano in queste categorie.

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