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Gran Premio del Bahrain, niente di nuovo sul fronte mediorientale

Gentile Stefano Domenicali,
Noi, le organizzazioni sottoscritte, Le scriviamo per rinnovare le nostre preoccupazioni sull’uso del Gran Premio di Formula 1 da parte del Bahrain per ripulire la terribile situazione dei diritti umani nel paese. Mentre festeggiate due decenni di gare in Bahrain, e tra le affermazioni della F1 che sarebbe “una forza per il bene” nel paese, esortiamo la Formula 1 ad avviare un’indagine indipendente per valutare il suo impatto sulla situazione dei diritti umani in Bahrain.

Questo è un estratto della lettera redatta da BIRD e da altre 25 organizzazioni per i diritti umani e la libertà di parola, indirizzata agli organizzatori e promotori del Gran Premio di Formula 1 del Bahrain, datata 26 febbraio 2024. A più di un anno di distanza, e alla vigilia dell’inizio del weekend più veloce del Golfo Persico, nulla è cambiato. Le richieste d’aiuto si sono trasformate in un’eco di sussurri.

Formula 1 e Bahrain

La Formula 1 non è nuova a gare svolte in paesi con standard discutibili in materia di diritti umani — il Gran Premio dell’Azerbaijan è solo uno degli esempi più noti. Lo sportwashing è ormai un asset strategico per molti governi: uno strumento per aumentare entrate e al contempo ripulire la propria reputazione, soprattutto agli occhi dell’Occidente.

Il Bahrain è diventato gradualmente uno degli Stati più repressivi del Medio Oriente, e dal 2004 è una tappa fissa del calendario della Formula 1. È destinato a rimanerlo almeno fino al 2036. In parallelo a una sempre più logorata tutela dei diritti umani, la libertà di stampa è ai minimi storici: il paese si trova al 173° posto su 180 nell’Indice mondiale della libertà di stampa 2024. Decine di giornalisti sono detenuti proprio per aver esercitato la loro professione.

Il 2011

John Moore/Getty Images

Nel 2011, una protesta pro-democrazia attraversò il Bahrain. Venne violentemente repressa dalle autorità, che non si preoccuparono minimamente di risparmiare vite umane. Lo Stato concesse mano libera alle forze dell’ordine, che agirono con brutale violenza: centinaia di feriti e decine di morti, tra cui Kareem Fakhrawi, co-fondatore dell’unico quotidiano indipendente del Bahrain. I cittadini persero diritti civili e politici, l’opposizione fu smantellata, ogni forma di dissenso repressa. A causa di questi eventi, si decise di annullare l’edizione 2011 del Gran Premio del Bahrain.

Violenza impunita

REUTERS/Ahmed Jadallah

Numerose violazioni dei diritti umani sono avvenute in concomitanza con il Gran Premio. Nel 2012, il giorno prima della gara, un colpo di pistola sparato da un poliziotto uccise il manifestante Salah Abbas Habib. Le proteste successive chiesero l’annullamento del GP in suo ricordo, ma la direzione decise comunque di disputare la corsa. L’anno seguente, il poliziotto fu assolto. La Formula 1 non condannò l’omicidio né si premurò di verificare un legame tra la morte e l’evento sportivo.

indipendent.co.uk

Nel 2017, l’attivista Najah Ahmed Yusuf pubblicò sui social contenuti critici verso la gara e il regime che la sosteneva. Disse di non volere la Formula 1 sul territorio del Bahrain, sostenendo che l’evento fosse solo uno strumento per la famiglia al-Khalifa per ripulire la propria immagine dalle violazioni dei diritti umani. Le forze dell’ordine arrestarono Yusuf una settimana dopo. Denunciò di essere stata picchiata e abusata sessualmente durante l’interrogatorio, al quale fu sottoposta senza l’assistenza di un avvocato. Le autorità la costrinsero a firmare una confessione già scritta per lei, che portò alla sua detenzione.

La lettera a Stefano Dominicali

Nel 2022, l’Istituto per i Diritti e la Democrazia del Bahrain (BIRD) accusò ufficialmente la Formula 1 di ignorare le violazioni dei diritti umani nel Paese. Sayed Ahmed Alwadaei, membro di BIRD, scrisse una lettera a Stefano Domenicali in risposta all’estensione del contratto che garantisce il Gran Premio in Bahrain fino al 2036. La lettera afferma che l’accordo contraddice direttamente le dichiarazioni della F1, secondo cui l’organizzazione prenderebbe sul serio “violenza, abusi dei diritti umani e repressione”. Si denuncia che la F1 non solo abbia contribuito all’abuso e alla sofferenza di individui, ma che non abbia utilizzato la propria piattaforma per porre fine agli abusi o garantire risarcimento alle vittime.

formulapassion.it

Viene evidenziato anche un chiaro doppio standard: la decisione della F1 di annullare il Gran Premio di Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina viene confrontata con l’atteggiamento ben più permissivo nei confronti dei paesi del Medio Oriente, nonostante il coinvolgimento dell’Arabia Saudita nel conflitto in Yemen. Alwadaei chiede alla F1 di rivedere la propria politica sulle gare in Medio Oriente e di istituire una commissione indipendente per indagare sulle violazioni legate al Gran Premio del Bahrain.

formula1.it

Ancora una volta, lo sport, e in particolare il motorsport, non ha saputo ascoltare le richieste del popolo, voltandogli le spalle e preoccupandosi esclusivamente del proprio orticello. Lo disse Lewis Hamilton: Money is king. E infatti, si continua a poggiare il peso dello showbusiness sulle spalle di persone che vivono ogni giorno nell’ingiustizia. Ma senza un pubblico, lo sport non esiste. È bene ricordarlo, e ascoltarlo, prima che sia troppo tardi.

Emma Pierri

Studentessa di Comunicazione che passa i weekend a soffrire per 20 macchine che girano e rigirano in tondo.

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