E ho guardato dentro un’emozione, e c’ho visto…
Quante volte i battiti del cuore erano accelerati per un sorpasso difficile? Quante volte siamo rimasti a bocca aperta o con gli occhi spalancati per un contatto? E quante altre abbiamo pianto, gioito, urlato per una vittoria? Perchè la Formula 1 è emozione prima di tutto, e in Brasile l’abbiamo visto, provato.
Abbiamo vissuto momenti intrisi di emozioni, grandi o piccole, positive o negative che fossero.
L’urlo di Toto Wolff, liberatorio, ricco di rabbia, di voglia di rivincita, di vendetta. Voce sprigionata come un ruggito.
Il luccichio negli occhi di Hamilton, che ha vinto un gran premio sulla carta complicato a causa di tutte le penalità e squalifiche del caso. Contro un avversario che ringhia, che non molla mai, che ha imparato a perdere, ad accettare la sconfitta. Gemme luminose colme di sogni, speranze, battaglie vinte e ancora da vincere, colme di gratitudine. Sguardo rivolto verso l’alto, verso il suo idolo, colui che da lassù gli ha dato maggior spinta, maggior motore.
La delusione di chi ha dato tutto, ma non è bastato, di chi deve fare i conti con problemi di cui non ha colpe.
La testa ricca di pensieri contrastanti: la consapevolezza che saranno le ultime gare in categoria e il dispiacere perchè nulla può per cambiare le cose.
La ciliegina sulla torta ce l’ha riservata la pista. Tensione, adrenalina, rischio: siamo rimasti tutti col fiato sospeso. E nonostante il tifo si gioisce perchè era da un po’ che il mondiale non offriva una sfida così serrata, con pochi punti di differenza. Un leone e una pantera agguerriti per imporre il proprio dominio.
Per questo sorge spontaneo chiedersi se i diverbi tra i team non stiano rovinando tutto…
Facciamo decidere alla pista. Che vinca il migliore, perchè noi vogliamo continuare ad emozionarci!
Per questo vi lascio con le parole di Antonio Giovinazzi, ricordando sempre che ogni curva è una sorpresa, che ogni partenza è incertezza, che ogni traguardo è un’emozione.