Benvenuti in Arabia Saudita. Un Gran Premio che ha causato polemiche fin dalla nascita: certo, We Race As One, tuttavia le donne devono attenersi ad uno specifico dress code; si parla di sicurezza ma, in meno di otto mesi, è stato costruito da zero un circuito strettissimo da percorrere a piena velocità. La domenica però le chiacchere si spengono e, tra bandiere rosse e Safety Car, ieri si è corso il penultimo appuntamento del mondiale.
Un GP, tre partenze
Se la prima partenza ha visto Hamilton avere la meglio su Verstappen senza particolari drammi, sono bastati 10 giri per scatenare un vero proprio inferno. La prima bandiera rossa è causata da un incidente di Mick Schumacher contro le barriere: una scelta, quella dei commissari, definita quasi “inconcepibile” da alcuni, considerando la velocità con cui la macchina è stata tolta ed i danni praticamente inesistenti alla pista.
Tornati in pista, immediatamente al secondo via, nuovo incidente, nuova bandiera rossa: coinvolti Perez, Russell, Mazepin, quest’ultimo con la macchina completamente distrutta. Al momento ai vertici del Gran Premio ci sono Verstappen, Ocon e Hamilton. Ai box si discute delle posizioni per la nuova, terza, partenza: spunta fuori un’ insolita trattativa tra Fia-Mercedes-Red Bull: al team austriaco viene proposto di far partire Verstappen dalla terza piazza, dopo la Mercedes di Lewis e l’Alpine di Ocon. E l’offerta viene accettata. Al via però, questa volta è Super Max ad avere la meglio, tanto da riuscire ad acciuffare immediatamente la prima posizione. Sa quanto sia importante portarsi a casa anche questa gara. Nelle retrovie, mentre il Leone cerca di fuggire, Hamilton chiude un eccelso sorpasso su Esteban Ocon. E si mette alla ricerca dell’altro contendente al titolo.
Si vola ad Abu Dhabi
Se la prima parte della gara è stato un susseguirsi di bandiere rosse, Safety Car, gli ultimi 20 giri hanno fatto da palcoscenico alla lotta mondiale Verstappen-Hamilton. E quando al 37esimo i due si sono raggiunti, sono iniziate le scintille.
Verstappen cede l’esterno ad Hamilton. Vanno ruota a ruota in curva. Verstappen taglia la chicane e mantiene la posizione. Iniziano le prime discussioni. Vengono assegnati 5 secondi di penalità a Max. I due rivali rimangono vicini tra loro. Dopo qualche giro Hamilton raggiunge nuovamente Verstappen. Adesso sono inevitabilmente attaccati. L’olandese frena, causando un tamponamento tra lui ed il pluricampione britannico. Nel box Mercedes esplode la rabbia di Toto Wolf.
Dopo la gara il pilota della Red Bull verrà richiamato dagli stewards e punito con altri 10 secondi di penalità e 2 punti in meno sulla licenza FIA. Ma questa è un’altra storia, di cui sicuramente si continuerà a parlare anche nei prossimi giorni.
Pur con l’ala anteriore danneggiata, il Sir riprende il comando del Gran Premio d’Arabia Saudita e porta a casa la sua 103esima vittoria in carriera. Ora si vola ad Abu Dhabi, ultima gara della stagione, prossima settimana, a pari punti: lì si deciderà tutto. E forse è meglio così, va bene così. Ma la domanda è: quanto è sportivo quello che abbiamo visto oggi? Come null’ultima parte della stagione del resto. Le infinite polemiche (che questa volta hanno addirittura dato il via ad una strana “trattativa”), le scorrettezze in pista ed i soldi, questi maledetti soldi, il primo veleno di un Circus che predica sicurezza e piange chi è morto su un asfalto, ma non si fa scrupoli a far correre i piloti su un circuito non ancora del tutto terminato e ottimizzato.