Una chiacchierata che ci ha fatto conoscere meglio il pilota brasiliano
La settimana appena passata è stata ricca di annunci per quanto riguarda le formule minori. Multiformula, però, ha nel frattempo avuto l’opportunità di porre qualche domanda a un pilota che già da tempo conosce il suo destino ed è in cerca del suo riscatto.
Stiamo parlando di Felipe Drugovich, classe 2000 e pilota di Formula 2 dal 2020, che a dicembre era già stato confermato e annunciato dalla MP Motorsport, il team che l’ha accolto a braccia aperte al suo primo anno nella categoria e che tornerà a lavorare insieme a lui nella nuova stagione ormai alle porte.
Abbiamo perciò chiesto a Felipe qualche retroscena sul campionato appena concluso, parlando anche della sua passione per le gare virtuali e l’Italia, insieme a tante altre curiosità sulla sua quotidianità e i suoi obiettivi futuri!
Ciao Felipe, cominciamo subito! Come valuteresti su una scala da 1 a 10 la tua stagione di Formula 2 2021?
Mi darei 4 purtroppo perché, anche se un ottavo posto non è la fine del mondo, complessivamente ho fatto molto peggio di quello che mi aspettavo.
Com’è stato lavorare con il team UNI-Virtuosi? Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Non è stato per niente semplice per me lavorare con loro, non tanto per le persone in sé ma per la macchina perché non era adatta al mio stile di guida, non mi piaceva molto e non mi trovavo nemmeno con il modo in cui lavorava la squadra. Quando non funziona qualcosa è tutto un po’ buio quindi non riuscivo a cambiare la situazione e tornare davanti in griglia.
Nei due mesi prima degli ultimi round sono riuscito a riflettere bene su ciò che sbagliavo e ho capito cosa e dove potevo migliorare, infatti sono arrivato agli ultimi due weekend di gara con una mentalità diversa e per questo sono andato bene. È un peccato non essere riuscito a guidare così tutto l’anno però ho davvero dato tutto e ho sempre provato a fare del mio meglio nella situazione difficile in cui mi trovavo. Sicuramente se avessi fatto tutte le gare come ho corso le ultime sarebbe andata diversamente, però ci proverò ancora quest’anno.
Secondo te, quindi, cosa è mancato quest’anno?
Dall’inizio fino ad almeno la metà dell’anno il problema era la macchina perchè non ero proprio abituato a guidarla in quel modo, non riuscivo ad abituarmi, non avevo un passo per essere in top 3 tutte le gare e, anche se sapevo di non averlo, puntavo sempre e comunque alle prime posizioni. Secondo me è stato proprio questo il mio errore più grande perché solo ora mi rendo conto che così facendo esageravo e di conseguenza sbagliavo.
In questo tipo di campionato, specialmente con il format delle tre gare, esagerare non poteva mai funzionare perché era fondamentale essere costante. Anche se non davi tutto quello che avevi, la costanza era proprio quella cosa che faceva la differenza e io ho fatto un po’ l’opposto.
Ho imparato tanto dai miei errori perché mi hanno fatto capire che avrei dovuto agire diversamente per poter fare bene: se avevo il passo per arrivare quinto dovevo arrivare quinto e non provare ad arrivare primo rischiando di buttare delle opportunità importanti.
Dato che hai parlato del nuovo format, come ti sei trovato con tre gare al weekend? Quanto è stato difficile gestire le lunghe pause?
È stato davvero un disastro. La struttura del weekend di gara non aveva senso perché se facevi la pole position il venerdì dovevi partire decimo nella prima gara del weekend. Anche l’anno prossimo sarà così ma almeno entrambe le gare saranno collegate alla posizione di qualifica al contrario di quest’anno che, in Gara 2, anche se andavi male in qualifica e arrivavi decimo in Gara 1 partivi primo.
Le pause poi erano gigantesche! Arrivavi in macchina dopo tutto quel tempo senza aver potuto guidare e quasi non ti ricordavi nemmeno come si faceva ad accenderla. Stando mesi senza poter entrare nella monoposto, infatti, quasi ti dimentichi come si fanno le cose. Non era il modo giusto di costruire il format, spero che quest’anno con qualche cambiamento possa andare meglio anche se non abbiamo test durante la stagione ma solamente prima della gara in Bahrain e dopo la gara di Jeddah, perciò ancora troppo pochi a mio parere.
Nonostante sia stata una stagione difficile, c’è comunque qualche momento che vorresti poter rivivere sia per cambiare qualcosa che non è andato come volevi sia per vivere una seconda volta un bel momento?
Vorrei poter far ripartire da capo il 2021. I momenti difficili mi hanno fatto imparare tanto, perciò se ripartissi da zero ora sono sicuro che andrebbe molto meglio. Purtroppo non c’è molto da rivivere con il sorriso.
Parlando del presente, come ti stai preparando alla stagione di Formula 2 imminente durante questa off-season?
La preparazione per questa stagione è la più dura che abbia mai fatto, ma sono sicuro che mi sta preparando molto bene. Ho lavorato con psicologi per poter essere il più concentrato possibile e sono molto d’aiuto anche gli allenamenti al simulatore perché permettono di mantenere la memoria muscolare dalla scorsa stagione.
Quanto pensi sia importante, quindi, affiancare ai piloti dei mental coach oltre che dei preparatori fisici?
È veramente importantissimo, perché avere la mentalità giusta per approcciarsi a tutte le varie sessioni in pista è fondamentale. Non tutti ne hanno bisogno, certamente, ma sono convinto che il loro aiuto non sia mai troppo poco. A me ha sempre aiutato molto avere una figura del genere vicino, specialmente nei momenti in cui va tutto male.
Quest’anno tornerai in MP Motorsport, perciò cosa ti aspetti di ritrovare nel team dopo la tua esperienza nel 2020 e come cambierai il tuo approccio ai weekend di gara?
Prima di tutto sono sicuro che arriverò nel team con molta più esperienza di quella che avevo nel 2020 e posso dire che, dato che i test che ho fatto a dicembre subito dopo Abu Dhabi sono andati molto bene, si vede che la squadra è migliorata anche grazie al mio contributo, è molto più preparata e ha anche molta più esperienza alle spalle. Tra l’altro, già nel 2020 in MP avevo una squadra (soprattutto gli ingegneri) quasi tutta italiana e questo per me è un punto in più perché mi piace come lavorano gli italiani in generale. Quindi, conoscendo più o meno tutti, questo sarà come un ritorno a casa.
Nel 2020 in alcune piste andavamo molto bene mentre in altre soffrivamo molto e questo era il nostro problema più grande perchè non riuscivamo a cambiare l’assetto durante il weekend di gara, mentre ora il team sa come risolvere anche situazioni simili perciò l’esperienza potrebbe giocare a nostro vantaggio quest’anno.
Tra Formula 3 e Formula 2, chi è l’avversario che ti ha dato più filo da torcere in pista? Quello che volevi a tutti i costi battere?
Il tuo primo avversario credo sia sempre il tuo compagno di squadra come capita spesso in Formula 1, quindi sì, posso dire Guanyu Zhou con il quale ho battagliato qualche volta anche se non molto perché è difficile che ci sia sempre e solo un pilota con cui scontrarsi in pista. Con Zhou abbiamo fatto delle belle lotte però, quindi sceglierei lui.
C’è mai stato un momento durante una gara in cui puoi dire di aver avuto paura?
Solitamente la paura di farti male non ce l’hai perché non ci pensi, mentre invece quella di fare un incidente o di fare un bel botto c’è spesso. Penso per esempio a Gara 2 a Monaco quest’anno, dove abbiamo provato a mettere le gomme slick mentre l’asfalto era ancora bagnato e lì ho fatto tre giri in cui ho veramente avuto tanta paura di andare a muro. Anche su una pista come Jeddah che è molto veloce e molto stretta sei un po’ preoccupato di fare un incidente, però bisogna dire che la paura di fare un botto è più legata ai risultati che a quella di farsi male perché potresti rischiare di perdere una chance importante per fare punti.
Qual è, invece, il momento più bello della tua carriera finora?
Potrebbe essere la mia prima vittoria in Formula 2 nel 2020. È stato davvero un momento molto bello perché in Formula 3 lavoravo con un team che non mi aveva dato nulla e quando ho avuto l’opportunità di andare subito in Formula 2 mi son sentito dire spesso che avevo fatto il salto di categoria troppo presto. Invece sono arrivato al primo round e ho vinto facendo vedere a tutti che si erano sbagliati.
Già prima di iniziare la stagione ero molto motivato ma questa vittoria mi ha dato maggiore confidenza. Infatti, anche se sai che sei capace e sei bravo non sei mai sicuro al 100% e sono proprio questi momenti a infondere sicurezza sia a te che al team.
In questi giorni è stata resa nota la notizia del pilota turco Cem Bölükbasi che gareggerà in Formula 2 per la prima volta nel team Charouz Racing System. Lui è un ragazzo che è passato dall’ F1 E-Sports alle monoposto vere e proprie, perciò ti chiediamo: cosa ne pensi di questo salto? Secondo te è fattibile un passaggio dalle gare virtuali a quelle vere e proprie?
Sicuramente si può fare proprio perché ogni anno che passa le gare virtuali diventano sempre un po’ più reali. Non conosco bene Cem, l’ho visto ai test ad Abu Dhabi, so che ha comunque corso in qualche categoria minore ma dal mio punto di vista un salto come il suo dal virtuale al reale si può fare oggi, molti piloti lo stanno facendo. È difficile, magari, trovare subito dei sedili nelle formule minori più importanti perché costano davvero tantissimo, però molti sim-drivers intraprendono carriere in altre categorie nella realtà, perciò è fattibile.
Questo fine settimana, inoltre, la ORECA 07 LMP2 #70 del team Realteam Hydrogen Redline di Felipe, condivisa da Oliver Rowland, Jeffrey Rietveld e Michal Smidl, ha vinto la 24 ore virtuale di Le Mans. Dopo una pole sensazionale, il team è riuscito a portare a casa la vittoria, complice anche l’incidente della squadra di Max Verstappen avvenuto durante lo stint notturno.
Prima del weekend, avevamo posto a Felipe una serie di domande anche sulla sua partecipazione a questa competizione virtuale!
Dato che parteciperai alla 24h di Le Mans virtuale, ti piacerebbe in futuro gareggiare anche in quella reale?
Sì, tantissimo. È una gara bellissima, ci terrei molto a partecipare ma mentre gareggi in Formula 2 è difficile trovare posto in qualche squadra e soprattutto è complicato fare entrambe, però un giorno, se mi dovesse capitare, mi piacerebbe molto provare.
Qual è il tuo approccio per una gara virtuale? Come ti prepari?
Mi alleno con il simulatore tutti i giorni almeno due ore al giorno. Nel mio team ci sono sia sim-drivers che piloti come me, come Lorenzo Colombo e Max Verstappen, e proprio per questo noi ci dobbiamo preparare bene perché i piloti “virtuali” sono velocissimi.
Sei più preoccupato dei piloti “virtuali” o di Max?
Con Max in realtà siamo sempre in contatto su Discord quindi ci dà spesso consigli perché lui va fortissimo anche sul virtuale. Siamo simili in termini di passo però lui è davvero bravo.
Hai mai pensato di intraprendere una carriera negli ESports?
No, mi piace molto partecipare alle gare virtuali ma non ho mai pensato di intraprendere una vera e propria carriera nell’Esports. Finché ne ho la possibilità preferisco correre in pista.
Oliver Rowland sarà il tuo compagno di squadra nella LeMans virtuale, che cosa ne pensi della Formula E? È una categoria che avrà un futuro o si allineerà alla Formula 1?
Sì, penso avrà un futuro ma non credo diventerà mai la categoria regina delle monoposto superando addirittura la Formula 1. Ci sono tanti marchi che dopo aver intrapreso una carriera nella categoria ora la stanno abbandonando per spostarsi all’Hypercar quindi non penso sia la categoria migliore, ma un futuro ci sarà sicuramente perché ci sono molti investimenti a riguardo ed è apprezzata.
Tornando a te, invece, se non avessi fatto il pilota cosa avresti voluto fare? Fare il pilota è sempre stato il tuo sogno nel cassetto?
Fare il pilota è sempre stato il mio sogno, però mi è sempre piaciuto molto anche il tennis quindi magari avrei intrapreso una carriera in questo sport.
Un’altra possibile carriera era lavorare nell’azienda di ricambi per autobus e camion di mio zio, perciò in qualche modo avrei lavorato comunque con i motori.
Attraverso i social abbiamo visto che vivi in Italia e parli molto bene l’italiano, com’è il tuo rapporto con il nostro paese?
Mi piace molto, vivo in Italia dal 2014 e ho fatto il liceo scientifico ad indirizzo sportivo qui quindi ho dovuto imparare bene l’italiano per la scuola. L’Italia è come una seconda casa proprio perché grazie al liceo ho stretto molte amicizie quindi durante la stagione ho sempre qualcuno con cui passare il mio tempo libero durante le pause.
Il motorsport ti permette di viaggiare in tutto il mondo, ma c’è ancora un posto che non hai visitato e che non vedi l’ora di vedere?
Sì, ce ne sono tantissimi. Un posto che vorrei visitare molto, in cui è presente anche una tappa di Formula 1, è l’Australia. Poi vorrei visitare anche i tipici posti in cui si fanno le vacanze relax insomma, ad esempio le Maldive, che sicuramente sono molto belli.
Durante i weekend di gara, quando stai fuori da casa, ci sono piccole cose della tua routine a cui non riesci a rinunciare?
Siamo abituati a stare tanto fuori da casa quindi quello che facciamo quotidianamente lo facciamo anche all’estero. Quando passo molto tempo lontano da casa è fondamentale trovare posti in cui allenarmi, anche solo un bel percorso in cui poter andare a correre.
Con la pandemia è cambiato il tuo approccio alle gare? E il rapporto con la tua famiglia?
All’inizio è cambiato tutto, eravamo obbligati ad allenarci al chiuso oppure a casa. Questo non ha influito sulla mia preparazione in generale, ma sicuramente tutto era meno divertente da svolgere.
Anche il rapporto con la mia famiglia è cambiato perché solitamente torno in Brasile 2/3 volte all’anno mentre nel 2020 sono tornato una sola volta. Ho passato tutto l’anno in Europa e per fortuna a farmi compagnia c’è sempre stata con me mia mamma. È stato un grande sacrificio, ma non solo per me perché alla fine tutti ci siamo trovati nella stessa situazione.
Come ti supporta, quindi, la tua famiglia in quello che fai? Sono molto presenti nonostante la distanza?
Mi danno davvero tutto il supporto possibile, sono eccezionali! Uno dei miei cugini mi aiuta con la gestione di media e marketing e l’altro mi aiuta con i contatti con i team e i contratti. Mia mamma mi segue in ogni tappa della stagione e quando può anche mio zio viene a vedere le gare. È molto bello vedere che tutti i membri della mia famiglia apprezzano il motorsport e mi supportano in ciò che faccio.
Ora ti chiediamo: dove ti vedi tra 5 anni? Cosa pensi ci sarà nel tuo futuro?
È difficile immaginare cosa succederà ma spero di essere in Formula 1, quello è il mio sogno e non penso sia così impossibile da raggiungere, anzi lo vedo come qualcosa di molto possibile. Molto dipenderà dai risultati di questa stagione, ma anche dalle mie risorse economiche. Se non arriverà il salto l’importante è restare nel paddock, ad esempio come test driver, perciò spero di essere una presenza fissa lì.
Qual è la scuderia che pensi ti accoglierebbe meglio in questo momento?
Qualsiasi scuderia! E’ difficile poter ottenere un posto in Formula 1 perché sono solo 20 sedili, per questo è importante cogliere immediatamente ogni opportunità che arriva. Non c’è una squadra che preferirei, e ovviamente non posso scegliere dove andare, ma le migliori al momento sono certamente Red Bull e Mercedes, oppure anche Ferrari.
Giunti alla fine, ringraziamo moltissimo Felipe e il suo management a nome di Multiformula per la disponibilità. A lui va il nostro più grande in bocca al lupo per il 2022!
Di Imma Aurino, Alessia Di Virgilio, Giulianna Faliero e Lucia Emilia Saugo