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5 + 1 curiosità che potresti non sapere sulla F1

Ogni giorno ci rendiamo conto di non saper spiegare molte delle cose che diamo per scontate. Questo può accadere anche per il motorsport, soprattutto se non si è fan di lunga data o se non si va sempre a fondo delle proprie curiosità. Ecco quindi a voi 5 + 1 cose che potreste non sapere sulla Formula 1.

1. Perché in certi circuiti il senso di percorrenza è orario e in altri è antiorario?

La maggioranza dei circuiti è a percorrenza oraria, quindi i piloti sono tendenzialmente più abituati a sopportare forze laterali da curve destrorse. Nonostante, tuttavia, i rischi, soprattutto per il collo, che girare in senso antiorario può comportare, non esiste nel regolamento una normativa che decida a priori il senso di percorrenza escludendo quello antiorario. Non trovando conferma teorie decisamente più affascinanti, come la possibilità che dipenda dall’emisfero in cui ci si trova, la verità è che il senso di percorrenza di una pista è deciso dalla corsia dei box, che può presentare difficoltà di ingresso o di uscita in un senso piuttosto che nell’altro. Per dovere di cronaca, i Gran Premi a percorrenza antioraria nel 2022 saranno Jeddah, Imola, Miami, Baku, Singapore, Austin, Brasile e Abu Dhabi.

2. Perché la linea di partenza e il traguardo non coincidono? Curiosità

Oltre a garantire tendenzialmente più sicurezza nelle partenze di quella che vi sarebbe se tutte le macchine partissero dalla stessa linea, la griglia di partenza serve a ribadire i diversi risultati ottenuti in qualifica. A cosa servirebbe eleggere il più veloce se questo rischiasse di finire ultimo con una brutta partenza? Pur non essendo raro che qualche pilota perda qualche posizione allo start, la griglia è utile per limitare i danni. Inoltre, a differenza di altri sport in cui ogni concorrente percorre la stessa distanza anche partendo da posizioni diverse, essendo il traguardo fissato su un’unica linea uguale per tutti e non dovendo, invece, ogni pilota chiudere la gara al punto da dove è partito, chi parte dalle ultime posizioni si trova a dover percorrere più spazio, fino a un intero rettilineo di partenza in più. Ecco dunque perché partenza e traguardo non coincidono: per riconoscere formalmente il merito di chi ha fatto le qualifiche migliori.

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3. Cosa succede agli pneumatici usati?

In ogni Gran Premio, salvo casi speciali, ogni pilota effettua da uno a tre pit stop, in cui deve cambiare quattro gomme. Prendendo come riferimento la media di due stop e aggiungendo le gomme con cui parte, ogni pilota utilizza quindi dodici pneumatici. Moltiplicando poi questo dato per i piloti in griglia, quindi venti, le gomme utilizzate diventano circa 240. Questo solo per le gare e senza considerare quelle utilizzate durante prove libere e qualifiche. Ogni scuderia ha un team addetto agli pneumatici dopo che sono stati tolti dalle macchine. Questi addetti hanno il compito di lavare le gomme, lisciarle rimuovendo eventuali detriti o parti danneggiate. Dopo questa procedura le gomme saranno pesate e catalogate, per essere in seguito riportate alla Pirelli, la quale, avendo il monopolio delle forniture di pneumatici della Formula 1, deve assicurarsi che ritornino tutte per evitare di fornire dati alla concorrenza. Dati gli altissimi standard richiesti dalla categoria, è altamente improbabile che le gomme usate vengano riutilizzate, quantomeno in Formula 1. Fonti interne riportano l’esistenza di processi di smaltimento a temperature superiori ai 1400 gradi per limitare la fuoriuscita di sostanze inquinanti. Speriamo per l’ambiente sia vero.

4. Di cosa sono fatte le tute dei piloti?

L’esito tutto sommato positivo dell’incidente di Romain Grosjean nel GP di Bahrain 2020 ha dimostrato i grandi progressi nello sviluppo dell’equipaggiamento di sicurezza dei piloti. Le tute sono costituite da due o quattro strati di Nomex, materiale altamente ignifugo che compone anche gli indumenti utilizzati come sotto-tuta e le scarpe, oltre a rivestire il casco. Quest’ultimo è risultato da un’unione di resina, carbonio, polietilene e kevlar, mentre la visiera è fatta in Zylon, un materiale anti-appannamento. Per quanto riguarda i guanti, anche il loro dorso è rivestito in Nomex, mentre il palmo è in pelle scamosciata per favorire la presa sul volante. Proprio il palmo della mano risulta essere la parte più a rischio bruciature, mentre l’equipaggiamento in Nomex può resistere fino a undici secondi a temperature fino agli 840 gradi. Una sicurezza mista a leggerezza (le tute pesano meno di 600 grammi) non particolarmente a buon mercato: si parla infatti di cifre superiori ai 2000 euro per singola tuta.

5. Perché i semafori della partenza sono cinque? Curiosità

Fino agli anni settanta, la partenza avveniva sventolando una bandiera, preceduta da un segnale preannunciate i cinque secondi alla partenza. Si passò in seguito a un sistema a semaforo a doppia luce rossa-verde, il quale, tuttavia, favoriva rischi per la sicurezza. Era infatti prassi dei piloti cercare di anticipare la partenza, scattando allo spegnimento del rosso e non alla comparsa del verde. Così, quando negli anni Novanta fu modificato il sistema, si optò per un semaforo a cinque luci, che accendendosi a un secondo di distanza l’uno dall’altro sostituiscono i vecchi “cinque secondi alla partenza”, e per la partenza allo spegnimento dei semafori, senza contemplare una luce verde.

Extra curiosità

L’ultima curiosità riguarda le motivazioni dietro i colori scelti per indicare le tipologie di gomme. Essendo tuttavia una mia speculazione e non qualcosa di confermato né dalla Pirelli né dalla FIA, non me la sento di aggiungere un sesto punto. Per questo ho preferito indicarlo come “extra”. Il criterio ufficiale, secondo quanto dichiarato da Mario Isola, sarebbe quello di utilizzare colori facilmente riconoscibili, per favorire la visibilità televisiva. La mia personale interpretazione tuttavia è questa: le soft sono rosse perché rimanda al fuoco, che a sua volta rimanda alla velocità ma anche a qualcosa di poco durevole. Per contrario, le hard sarebbero bianche per simboleggiare qualcosa di robusto ma poco mobile, come il ghiaccio. Il blu delle gomme full wet, gli pneumatici da pioggia intensa, simboleggia l’acqua. Per i prossimi due tipi il ragionamento si complica leggermente ma resta comunque stringente. Le medium, punto di incontro tra soft e hard, sono gialle, in quanto anche il giallo può essere considerato un ipotetico punto a metà tra rosso e bianco, mentre il verde delle medium wet è la fusione del blu e del giallo, in quanto le verdi sono le gialle del bagnato. Prego per l’idea, signor Isola.

. Curiosità

Marco Toccalini

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