“Credi nei tuoi sogni, ma soprattutto credi in te stesso”
Pensando a Frank Williams viene subito in mente una parola forte: Onore. Quell’onore che gli è stato conferito anche dalla regina Elisabetta II, regnante del Regno Unito, con il titolo di Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico nel 1987. Nel 1999, gli conferì anche il titolo di Cavaliere, dandogli l’appellativo con il quale oggi tutti lo ricordiamo ancora: Sir Frank Williams.
L’infanzia
Francis Owen Garbett Williams, conosciuto come Frank, nasce nel 1942 a South Shields, in Inghilterra. I genitori non avevano nulla a che fare con il mondo del Motorsport, il padre era infatti un ufficiale dell’aeronautica militare, mentre la madre un’insegnante. La sua passione per le auto non nacque quindi tra le mura di casa, ma grazie alle sue amicizie, che lo introdussero nel mondo delle automobili. Iniziò a correre per passione, finché decise di intraprendere la carriera da pilota, che fu però abbastanza breve e priva di grandi successi. Gareggiò principalmente in Formula 3 e in campionati GT, capendo poco dopo che quella del pilota non sarebbe stata la strada che gli avrebbe portato fortuna nella vita. Tra i tratti della sua personalità spiccava invece la leadership, che lo portò ad essere un grande imprenditore e manager.
L’inizio di un’era
Pur non seguendo la carriera da pilota Frank voleva costruirsi una carriera nel Motorsport. Nel 1966 fondò la sua scuderia, la Frank Williams Racing Cars. Inizialmente la scuderia di Frank era una piccola realtà, che gareggiava principalmente in F2 e F3. Per il suo team Frank decise di ingaggiare come piloti alcuni dei suoi amici, come Piers Courage, che nel 1968 portò la Frank Williams Racing Cars a vincere il campionato in F2. Dopo un paio di stagioni, nel 1969 Frank passò con la sua scuderia a competere in F1, riconfermando il suo pilota Courage. Nella sua prima stagione nella massima serie ottenne due podi e terminò la stagione ottavo in campionato.
Nella sua carriera da dirigente della Williams, Frank vide la morte da vicino per più di una volta. La prima di esse fu proprio del suo amico Courage, che morì nel 1970 nel Gran Premio d’Olanda. La morte Frank non l’ha vista da vicino solo con la tragedia di Courage, ma anche con il sicuramente più noto, dramma di Ayrton Senna. Nel 1994, quando Senna perde la vita davanti a milioni di spettatori e a Frank ad Imola, il Sir si ritrova immerso fino al collo nella tragedia. Non solo perde il suo pilota in un incidente fatale, ma viene anche indagato per omicidio colposo, seppur poi assolto.
Le prime vetture e le prime difficoltà
Nei primi anni in F1 la scuderia Williams non produceva le proprie vetture, ma si affidava a terzi. I piloti gareggiavano con auto provenienti dalla Brabham, March e Alejandro de Tomaso. Solo dal 1972 la Williams iniziò a a costruire le proprie vetture, dando vita alla Politoys FX3, la prima creazione nata sotto gli occhi di Frank. Il nome della prima vettura derivava da uno dei maggiori sponsor della scuderia, un’azienda che produceva giocattoli, per l’appunto Politoys. L’azienda italiana lasciò però poco dopo la sua posizione da main sponsor, così come la Motul, azienda specializzata in lubrificanti.
Inizialmente, la gestione della scuderia non fu facile per Frank, che dovette affrontare dei gravi problemi finanziari. La crisi sembrava imminente in casa Williams nei primi anni ’70, e nonostante l’aiuto di alcuni colossi come Marlboro e Iso Rivolta, la situazione iniziò a diventare davvero delicata. Le due aziende diventarono sponsor, tant’è che la vettura Politoys FX3 nel 1973 cambiò nome in Iso Marlboro FX3B Ford. Iso Rivolta fallì a sua volta poco dopo, nel 1974, lasciando la Williams senza un grande aiuto economico. Tuttavia non fu il solo: anche Marlboro abbandonò presto la causa. I risultati tardavano ad arrivare e tra il 1969 e il 1975, Frank non vide mai nessuno dei propri piloti salire sul podio.
Nel 1976, non vedendo altre soluzioni, Frank vendette il 60% della sua scuderia a Walter Wolf, un magnate petrolifero, che diede anche il nome alla scuderia, cambiandolo in Walter Wolf Racing. La vendita parziale fu però solo l’inizio, tant’è che nel 1977 Frank abbandonò definitivamente il timone della sua scuderia, non sentendosi più parte di essa.
Nasce la Williams Grand Prix Engineering
Frank era però un uomo testardo e non dandosi per vinto, chiese aiuto al suo ingegnere di fiducia Patrick Head. I due si rimboccarono subito le maniche per rimettere in piedi una nuova scuderia, tant’è che crearono la Williams Grand Prix Engineering, che è la scuderia che gareggia tutt’ora in F1 sotto il nome di Williams Racing. La prima monoposto a scendere in pista nella storia della nuova scuderia fu la Williams-March 761. Solo negli anni seguenti si iniziò ad intravedere una vettura competitiva, sviluppata dalla mente di Head, grazie anche al contributo dei fondi sauditi nelle casse del team. Dal 1979, la scuderia decise di puntare sul talento di Alan Jones e Clay Regazzoni, che iniziarono a portare delle soddisfazioni in casa Williams, terminando il campionato in seconda posizione nella classifica costruttori.
La competitività del team che si stava intravedendo nel ’79, diventò evidente agli occhi di tutti nel 1980, quando Alan Jones vinse il mondiale, ma non solo. Jones, insieme a Reutemann, portarono a Frank anche la vittoria campionato costruttori, così come nella stagione successiva.
La tecnologia nel mondo del Motorsport si stava evolvendo velocemente, e all’inizio degli anni ’80 Frank iniziò a guardarsi intorno per capire chi avrebbe potuto fornirgli un motore all’altezza dei suoi progetti. Nel ’83 affidò la produzione dei suoi motori alla Honda, che con le sue idee per un motore turbo convinse la Williams a stipulare un accordo. I motori Honda iniziarono a sposarsi perfettamente con le vetture sviluppate, e la scuderia tornò a vincere il campionato costruttori nel 1986 con Piquet e Mansell con la FW11.
Gli anni dell’incidente
Il 1986 fu per la scuderia, ma soprattutto per Frank, un anno davvero difficile. Frank si trovava in Francia, precisamente era al volante per recarsi in aeroporto, quando perse il controllo dell’auto, che si ribaltò su se stessa. Le conseguenze per Frank furono gravissime, che subì la rottura della spina dorsale, costretto a vivere per il resto della sua vita su una sedie a rotelle, con le gambe paralizzate. Le conseguenze dell’incidente lo portarono lontano dalla pista e dalla gestione del team fino al 1987, quando appena potè tornò alla direzione della sua scuderia.
Il ritorno di Frank coincise con una stagione davvero positiva per la squadra, che vinse il titolo costruttori e anche quello piloti con il brasiliano Piquet. L’entusiasmo in casa Williams fu però spento improvvisamente dall’abbandono della Honda, che non riponeva più fiducia nella scuderia. La fornitura dei motori fu affidata alla Renault, che sostituì Honda, rivelandosi un valido alleato. Negli anni della loro collaborazione la Williams vincerà infatti cinque volte il campionato costruttori e quattro volte quello piloti, con piloti del calibro di Mansell, Prost, Hill e Villeneuve. La Williams diventò quindi in quel momento storico la prima scuderia a vincere più di otto titoli costruttori nella sua storia.
La Renault abbandonò la Williams, che trovandosi in difficoltà, trovò nella BMW la fornitrice dei propri motori. La scuderia di Frank viene rinominata BMW Williams F1 Team, riuscendo a lottare ancora nelle zone alte della classifica. Negli anni della loro collaborazione però non arrivò nessun titolo mondiale, e nel 2005 la BMW terminò la sua collaborazione con la scuderia inglese. Frank stava rivedendo la situazione che aveva vissuto con Walter Wolf, la BMW voleva infatti il controllo del team, che però questa volta il suo fondatore si tenne stretto.
Il recente passato e la morte
Gli anni successivi furono anni difficili, le monoposto Williams non erano più affidabili, e con qualche ritiro di troppo, la scuderia inglese iniziò a sprofondare in classifica. I risultati sperati non arrivavano e le uniche due stagioni dove la Williams tornò a farsi vedere furono quelle con Massa e Bottas (motorizzati Mercedes) nel 2014 e 2015, che però non andarono oltre un terzo posto nel mondiale costruttori. Dal 2016 in poi la Williams, fin troppo altalenante, risprofondò nelle ultime zone della classifica, entrando in una vera e propria crisi dal 2018. Le menti ai vertici della scuderia iniziarono ad abbandonare i loro ruoli, condannando ancor di più la squadra.
La scuderia non solo iniziò a perdere il proprio personale, ma subì una perdita economica talmente pesante che dovette iniziare a vendere le proprie azioni a terze parti. Nell’estate del 2020 il fondo statunitense Dorilton Capital comprò il team nella sua totalità. Pochi mesi dopo, Frank e tutta la famiglia Williams annunciarono il loro abbandono della società, che stava lentamente scivolando via dalle loro mani. L’addio di Frank e della figlia Clare alla scuderia di famiglia fu doloroso, un addio che ha chiuso un’era durata per ben 43 anni. L’anno dopo, nel 2021, Frank Williams, ormai ritirato dal mondo del Motorsport, muore a Londra all’età di 79 anni. Frank lascia un’eredità davvero pesante al mondo delle corse, la sua scuderia è diventata infatti la quarta scuderia nella storia come numero di successi, con nove titoli costruttori e sette titoli piloti vinti nella sua storia.