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Pit Stop disastrosi: quanto gli errori nelle soste influiscono sulle prestazioni

Quante volte per un pit stop sbagliato abbiamo visto gare rovinarsi totalmente e, in alcuni casi, addirittura costringere il pilota al ritiro? È successo spesso, forse troppo, sia in passato che nel presente. Ci sono stati pit stop sbagliati che sono costati gare, altri costati addirittura titoli mondiali. Poi ci sono stati quelli quasi sfociati in tragedia. C’è chi è più abile nel farli e chi ha ancora molto su cui lavorare.

Le recenti nuove regole, poi, hanno influito notevolmente sulla gestione dei pit stop – che sono diventati più lenti e più complessi per questioni legate al peso delle nuove gomme da 18”. Allora vediamo un po’ insieme cosa è cambiato nelle soste ai box negli ultimi e anni e gli errori più clamorosi, recenti e passati.

Cosa è cambiato recentemente nei pit stop

La Formula 1 si evolve costantemente e con essa si evolvono tutte le regole, sia in pista che in tutto ciò che la riguarda. Tra queste, si sono evolute anche le regole sui pit stop.

Già nella stagione 2021 abbiamo potuto assistere a un cambio di regolamento dato dal fatto che la FIA sosteneva che alcune tempistiche di pit stop fossero troppo veloci per essere umanamente possibili. La preoccupazione era che, per risparmiare tempo sulle soste, non ci si assicurasse per bene che i dadi delle ruote fossero fissati in maniera perfetta.

La regola introdotta nell’agosto 2021, quindi, imponeva alle squadre di F1 che disponevano di sensori per rilevare se una ruota è stata fissata, di avere un sistema che fosse in grado di impedire il proseguimento del pit stop se il dado non fosse stato perfettamente avvitato al mozzo.

Uno dei meccanici deve avere una sorta di controller sul quale si trova un tasto, che va premuto per dare il via libera al rilascio dell’auto. Qualsiasi tentativo di premere questo tasto prima dell’indicazione “dado serrato” genera una reazioni di non funzionamento.

Con le nuove auto del 2022, invece, sappiamo tutti che le gomme hanno cambiato dimensione e ora sono di ben 18”. Con questo aumento di dimensioni, il peso degli pneumatici è ovviamente aumentato di conseguenza. Questo implica uno sforzo maggiore per i meccanici e l’errore può essere sempre dietro l’angolo. Inoltre, il copricerchio imposto dal regolamento è un ulteriore ostacolo nello svolgimento di un perfetto pit stop.

Confronto tra auto 2021 e auto 2022 ( foto di newsf1.it )

Pit Stop disastrosi nella stagione in corso: McLaren

19 giugno 2022. È il GP del Canada e non è esattamente uno dei weekend migliori per McLaren. L’auto ha dei problemi e i piloti faticano per portare a casa un buon risultato. Ogni sforzo, comunque, viene vanificato da un doppio pit stop disastroso a causa del quale Ricciardo chiude undicesimo e Norris appena quindicesimo.

Ma vediamo bene cos’è successo. In regime di Virtual Safety Car, la scuderia di Woking decide di richiamare ai box entrambi i suoi piloti. Entra prima Ricciardo e Norris segue. Il cambio gomme per Daniel è un po’ lungo a causa di un problema nel cambio dell’anteriore destra. Ma la ciliegina sulla torta arriva non appena il compagno di squadra prende il suo posto. Infatti, Norris perde già tempo prezioso a causa del pit stop lungo di Daniel. Quando è il suo turno, poi, prima l’anteriore sinistra viene cambiata con una media, che non è corretta e viene quindi rimossa per poi venire sostituita con una hard. In seguito a ciò, l’anteriore destra da’ problemi anche con Lando con la ruota che addirittura arriva più tardi rispetto alle altre tre.

Un chiaro problema di comunicazione nel box McLaren, che è sfociato in una perdita di tempo per Norris, sia perché bloccato dalla sosta lunga di Ricciardo – che ha perso a sua volta tempo prezioso per rimanere in zona punti – sia perché il corretto set di pneumatici per l’inglese non era pronto, allungando ulteriormente l’attesa per il pilota.

Un weekend da dimenticare, quello, per McLaren. A Silverstone si sono presentati altri problemi durante il pit di Lando Norris in FP2. Fortunatamente, essendo appena le prove libere, la perdita di tempo non ha arrecato danni troppo gravi. In questo caso, il problema nasce perché il sollevatore sembra rompersi causando così la scesa dell’auto a terra. Viene sollevata nuovamente, con più fatica, e nel momento in cui si vanno a inserire le ruote il meccanico ha qualche problema ad inserire la posteriore sinistra. Il motivo? La stava inserendo al contrario.

Non solo McLaren

Anche la Scuderia Ferrari non si può definire tra le migliori per quanto riguarda i pit stop, anche se il problema più grande risultano essere sicuramente le strategie pessime. Ma tornando alle soste ai box andate male, in questa stagione – ad ora – possiamo sicuramente ricordare i pit stop un po’ lunghi di Miami e il pessimo pit stop di Leclerc ad Imola. In quella gara, davanti a una marea rossa che sperava di vedere il cavallino rampante sul gradino più alto del podio, la prima sosta per il monegasco è durata un po’ troppo ( 3.7 secondi ) a causa di un ritardo all’ala posteriore sinistra.

Questo tempo lungo ha fatto la differenza per la gara di Charles, perché ha permesso a Pérez di prendersi la seconda posizione e di piazzarsi davanti a lui diventando un ostacolo insuperabile. Leclerc, non volendosi accontentare di un terzo posto, per inseguire il messicano commetterà un errore che lo farà finire poi appena sesto.

Red Bull, invece, pare essere la migliore nella gestione dei pit stop. È la scuderia austriaca, infatti, a detenere il record per il pit stop più veloce ( 1.82s, giro 21 del Gran Premio del Brasile 2019 ). Record che difficilmente sarà superato per un po’, considerando che le nuove regole hanno – come abbiamo già detto – rallentato le soste.

Non solo il presente: tanti errori anche nel passato

I disastri nei pit stop, comunque, non sono un problema dei tempi recenti. Si vedono scene di caos totale, talvolta anche esilaranti, da sempre.

Red Bull: Monaco 2016

Nel 2016, ad esempio, un clamoroso errore nel pit stop è costata a Daniel Ricciardo la vittoria a Monaco. Infatti, al momento della sosta del pilota, il team non aveva le gomme pronte. Il pilota è rimasto dieci secondi fermo, consapevole che le sue chances di vincere erano ormai sfumate. Horner, al tempo, spiegò che era successo a causa di un cambio di strategia dell’ultimo secondo. Infatti, inizialmente l’idea era quella di montare gomme gialle. Quando, però, hanno visto Hamilton mettere le viola hanno pensato che montare le rosse sarebbe stato più efficiente. Così, i meccanici sono corsi dentro al box a recuperare le gomme proprio nel momento in cui Ricciardo era arrivato nella piazzola pronto per il pit. Ma i box a Monaco sono un po’ insidiosi e hanno perso un bel po’ di tempo prima di uscire e montare le gomme all’australiano. Il ricordo di questa gara l’ha tormentato per ben due anni. Nel 2018, poi, la sua redenzione.

Super Aguri: Canada 2007

Correva l’anno 2007 in Canada, invece, quando nel box della Super Aguri la pit crew era talmente presa dalla gara del loro pilota Anthony Davidson da non rendersi conto che era fermo nella piazzola in attesa di un pit stop. Il pilota, a metà gara, si è trovato costretto a eseguire una sosta non programmata a causa di un danno all’ala anteriore causata da un…castoro. Una sosta talmente improvvisa, che nemmeno il team se l’aspettava.

Quando ancora si faceva benzina durante la gara…

Una scena molto nota, invece, è quella di Felipe Massa al GP di Singapore del 2008. Primo Gran Premio in notturna della Formula 1, è passato alla storia per lo scandalo Crashgate. Quando Massa rientra ai box a fare rifornimento ( perché nel 2008 si faceva ancora rifornimento di benzina nel corso della gara), succede un disastro. La Ferrari, infatti, aveva provato a introdurre un semaforo innovativo in sostituzione al classico leccalecca per dare il via libera al pilota di ripartire dopo il pit. Peccato che, in questa occasione, i meccanici hanno sollecitato con un po’ di anticipo la ripartenza del brasiliano che è partito portandosi dietro la pompa della benzina, rimasta attaccata al bocchettone della sua F2008. Questo complica il suo ritorno in pista, facendolo concludere solo tredicesimo e con zero punti. Un errore decisivo nella perdita del mondiale per Felipe, vinto da Lewis Hamilton con solo un punto di vantaggio.

Nel 1994 anche Jos Verstappen ( papà di Max ) rischiò molto sempre a causa della benzina. Nel suo caso, il bocchettone del carburante fu sfilato troppo in fretta dai meccanici, causando la fuoriuscita della benzina. Il retrotreno bollente, poi, fece scoppiare uno spaventoso incendio. Le fiamme divamparono e i meccanici, con una freddezza incredibile, riuscirono ad evitare il peggio.

Così, possiamo constatare che il caos durante i pit stop è una costante che regna nella Formula 1. E no, non esistono team perfetti che non commettono mai errori. Tuttavia, gli errori possono ovviamente essere d’insegnamento per lavorarci sopra e andare via via migliorando.

Probabilmente, comunque, gli errori non spariranno mai. L’obiettivo primario dovrebbe essere quello di non incappare in veri e propri disastri. Perché come abbiamo potuto vedere, se certi errori possono risultare poi come delle scene esilaranti, in altri casi la linea tra caos e tragedia è fin troppo sottile.

Stefania Demasi

Studentessa di Relazioni Pubbliche e grande amante dello sport. Il mio sogno da sempre è proprio quello di lavorare in questo mondo.

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