Dopo il round di ieri, continua il double-header a Portland. Anche il terzultimo E-Prix della stagione ha regalato tantissime emozioni. Vediamo insieme cos’è successo. Formula E Portland
I primi giri
Il polesitter Vergne guida il gruppo in curva 1, dove viene sorpassato da Da Costa, che partiva secondo. Il giro procede tranquillo fino all’ultima curva, dove Hughes sorprende tutti e da quinto passa primo. Nonostante il tentativo dei piloti di risparmiare energia, la gara prende rapidamente velocità. Hughes va subito in Attack Mode, aprendo la porta a Vergne, che restituisce il favore al giro successivo. I primi giri, seppur veloci, sono interlocutori: Hughes, Vergne, De Vries e un ottimo Buemi si scambiano spesso posizione. La pace termina al giro 6, quando l’ala anteriore di Wehrlein, che aveva colpito il posteriore di Mortara, prima si incastra sotto le ruote anteriori, poi si stacca e colpisce, distruggendolo, il muso della monoposto Bird. Il pilota britannico è costretto a rientrare ai box, da cui uscirà molto indietro, e anche la gara di Wehrlein appare compromessa.
Incubo McLaren Formula E Portland
Se Bird piange, il suo compagno Hughes non ride. Altrettanto improvvisamente come era arrivato, il suo primo posto svanisce per un errore di traiettoria in curva 1 all’inizio dell’ottavo giro. Prova ad approfittarne Buemi, che viene però fermato da una drive-through penalty per infrazione tecnica. Al primo posto si piazza allora Vergne, seguito da Muller e Da Costa. Tutti quanti, a fine giro 11, devono tuttavia cedere il posto a Frijns. Continua poi la sofferenza di Hughes, che prima si distrugge l’ala anteriore contro la barriera interna di curva 1 (la stessa cosa succederà a Mortara al giro successivo), poi, al giro 13, finisce nel prato. Il pilota McLaren ritorna il pista penultimo, davanti solo al penalizzato Buemi.
Soste ed interruzioni
Non essendoci il cambio gomme obbligatorio, in Formula E vedere piloti rientrare in pit lane è un evento raro. Ancora più raro è vederne rientrare 5 contemporaneamente. Succede proprio questo al giro 14, quando Dennis, De Vries, Collet, Cassidy e lo sventurato Hughes danno più lavoro del previsto alle loro pit crews. Un replay chiarificatore mostra come la causa di questi rientri sia una serie di tamponamenti a catena avvenuti in curva 1, che si conferma il punto più pericoloso del tracciato. Per tutti questi piloti, che già stazionavano nella metà bassa della classifica, svanisce così ogni possibilità di vittoria.
Nel frattempo, alla testa della corsa rimane Frijns, impegnato a difendersi da Wehrlein e Da Costa. Quest’ultimo è coinvolto in uno scontro con Mortara, che ha la peggio, fora l’anteriore destra ed è costretto a pittare. Mentre la bagarre per il primo posto continua e le ali anteriori volano a destra e a manca, a fine giro 18 la gara si blocca: safety car in pista per eccesso di detriti.
Il finale Formula E Portland
La safety car resta in pista per due giri. Al suo rientro, Frijns guida il gruppo in una ripartenza molto lenta. Da Costa attacca sul rettilineo precedente curva 1 e si piazza al comando. Qualche posizione dietro, Evans passa in Attack Mode. La follia strategica del pilota Jaguar, che si era conservato il secondo obbligo di Attack molto più a lungo del consigliabile, paga. Spinto dalla potenza extra, Evans dimostra che, a volte, l’Attack Mode non è solo un obbligo da rispettare ma può tornare utile. In due giri passa da ottavo a secondo e si mette sulle tracce di Da Costa. Il portoghese, tuttavia, si difende efficacemente sia da lui che da Frijns, che all’ultimo giro prova a rubargli la vittoria ma è troppo tardi.
Da Costa vince anche la seconda metà del double-header di Portland, seguito da Frijns ed Evans. Per il portoghese è la terza vittoria consecutiva, la quarta nelle ultime 5 gare. Wehrlein chiude quarto e si porta a -12 punti (a parimerito con Evans) da un deludente Cassidy, ancora leader del campionato ma che non ha fatto punti. Ritirati sul finale anche Bird, De Vries e Mortara.