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Indycar: la Bommarito 500 tiene aperta la corsa al titolo 2023

Il terzultimo round della NTT Indycar Series 2023, tenutosi al World Wide Technology Raceway, si è concluso in modo inaspettato. Scott Dixon ha ottenuto la seconda vittoria di fila, dopo quella al Gallagher GP, e ha ridotto il distacco da Palou. Josef Newgarden, atteso protagonista della gara, ha invece dovuto rinunciare ai suoi sogni di gloria. In questo recap parleremo di loro e di altri piloti che si sono messi in mostra. indycar bommarito

Dixon, il re invisibile indycar bommarito

Lo hanno detto anche i commentatori: “Dixon non lo consideri mai tra i possibili vincitori, ti accorgi di lui solo quando è troppo tardi per reagire”. Anche questa volta Dixon ha vinto così, dal nulla. Nessuno, a metà gara, pensava seriamente che la sua strategia di risparmio carburante potesse funzionare. Col passare del tempo ci si è resi conto che effettivamente poteva avere un vantaggio, se tutto fosse andato bene. Quando puntualmente tutto è andato bene – e la maestria del campione sta proprio nel far sì che non accada nulla di male – la vittoria è diventata inevitabile. Gli occhi di tutti erano sul duello a distanza tra Newgarden e Palou per il titolo, e nessuno pensava che a vincere potesse essere Dixon. Una vittoria imprevedibile, come quella della scorsa gara, in cui al primo giro era ultimo e girato nel prato, come la maggior parte delle sue vittorie in carriera.

Ora il distacco da Palou è di 74 punti. In palio, nelle ultime due gare, ce ne sono 108. Non sarà facile, perché Palou dovrebbe sbagliare due gare di fila in una stagione in cui non è mai arrivato sotto l’ottavo posto. Eppure, se qualcuno può rubargli il titolo, è proprio Dixon. Non a caso, ne ha già vinti sei.

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Scott Dixon, 43 anni, in lotta per il suo settimo titolo Indycar
(foto da Penske Entertainment Media Center | Chris Owens)

Sweep fallito per Newgarden indycar bommarito

Josef Newgarden arrivava al World Wide Technology Raceway con i favori del pronostico. Il suo storico sul tracciato era fenomenale: 4 vittorie in 7 partecipazioni, di cui tre di fila dal 2020 al 2022. Lo stato di forma della stagione era altrettanto incredibile: vittoria su tutti gli ovali fino a quel momento disputati, con la possibilità di chiudere lo sweep nell’ultimo dell’anno. Le qualifiche erano andate benissimo: secondo posto, poi diventato primo a seguito della penalizzazione del poleman per cambi al motore. Aveva condotto la gara per i primi 100 giri, con la rilassatezza che lo aveva contraddistinto per tutto l’anno. Era finito dietro Dixon, ma nulla di cui preoccuparsi, non si pensava ancora potesse vincere.

Quando ha capito che Dixon, in effetti, poteva essere un pericolo, è uscito dalla strategia che stava seguendo, per provare a coprirlo. Non si saprà mai se quel tentativo era buono o no: la gara di Newgarden si è infranta sul muro. Un colpo tutto sommato leggero, ma pesantissimo per ciò che ha implicato: la rinuncia alla vittoria, allo sweep degli ovali e, soprattutto, alla rincorsa al titolo. A volte basta davvero poco.

La PPG Chevy di Josef Newgarden prima del disastro
(foto da Penske Entertainment Media Center | Joe Skibinski)

Pato, l’eterno secondo?

Patricio “Pato” O’Ward ha iniziato a correre gli ovali nel 2020. Negli anni ha ottenuto la nomea di eterno secondo su questi circuiti. Il secondo posto dietro Dixon nell’ultima gara ha certamente risvegliato questa impressione, ma è effettivamente vero? Su 22 gare ovali, il risultato più frequente di Pato è effettivamente il secondo posto, ottenuto 6 volte. Seguono, a parimerito, il terzo e il quarto posto, ottenuti 3 volte. Il terzo risultato più frequente vede ancora un pareggio, tra il primo posto e il dodicesimo, a quota 2. Il resto delle gare Pato le ha concluse quinto, sesto, decimo, quindicesimo, ventiduesimo e ventiquattresimo, ovviamente solo una volta.

I secondi posti, quindi, sono il 27% dei risultati totali. Sono tanti? A livello assoluto, no. Come impressione? Forse sì. A non aiutare il caso di Pato c’è il fatto che 4 di questi 6 secondi posti sono stati dietro a Newgarden. Se Newgarden è considerato il migliore sugli ovali, probabilmente chi gli arriva spesso dietro diventa automaticamente un “eterno secondo”. L’unica cosa certa è che dovremmo tutti augurare buona fortuna a Pato, che evidentemente ne ha bisogno.

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Eterno secondo o no, Pato si gode il suo trofeo
(foto da Penske Entertainment Media Center | Joe Skibinski)

Aria buona al WWT per Malukas

L’anno scorso, David Malukas stupiva il mondo Indycar con un secondo posto alla Bommarito 500 2022. Ancora nella sua stagione rookie, Malukas aveva approfittato delle gomme fresche nel finale per superare McLaughlin e sfidare fino alla fine Newgarden. Da quella gara era nato il suo soprannome “Little Dave”, il piccolo Dave in mezzo ai grandi. Il pilota della Dale Coyne Racing, chiuso il 2022 al secondo posto della classifica rookie, si era poi già più volte riconfermato nella stagione 2023.

Arrivando di nuovo su questo circuito, le aspettative per lui erano ben diverse. Partendo sesto, aveva infatti l’obbligo di fare una buona gara, e possiamo dire che non ha deluso. Malukas è infatti riuscito a rimanere sul lead lap e ad arrivare terzo. In una gara in cui solo due piloti riescono a non farsi doppiare dal vincitore e in cui un pilota esperto come O’Ward chiude a 20 secondi, era impossibile per David fare meglio. Rimane quindi da chiedersi se l’aria del World Wide Technology Raceway faccia particolarmente bene a Malukas, visto che entrambi i suoi arrivi a podio in Indycar li ha conquistati lì.

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Un David Malukas soddisfatto con il suo trofeo in mano
(foto da Penske Entertainment Media Center | Joe Skibinski)

C’è ancora spazio per Daly?

La stagione di Conor Daly ha avuto alti e bassi. Dopo aver tagliato il traguardo delle 100 partecipazioni in categoria, ha visto il suo contratto rescisso dalla Ed Carpenter Racing. Il suo distacco dall’Indycar, tuttavia, era stato di breve durata. Con l’infortunio di Simon Pagenaud, Daly era infatti tornato in pista per sostituirlo a Mid-Ohio e nel double header di Iowa. La Meyer Shank Racing aveva poi virato sul rookie Linus Lundqvist per sostituire Pagenaud. Questa doveva essere la conclusione dell’esperienza di Conor, ma così non è stato. Il team Rahal Letterman Lanigan Racing ha terminato il contratto con Jack Harvey e, per sostituirlo per l’ovale, ha scelto Daly, uno specialista.

La sua prestazione è stata ambigua. Una buona qualifica, unita a qualche penalità nella parte alta del gruppo, lo ha fatto partire undicesimo. Dopo una gara in cui si è visto poco, ha tagliato il traguardo in sedicesima posizione. Da un lato, forse non si poteva fare di più, visto che le macchine della RLL Racing offrono prestazioni discutibili – per usare un eufemismo – sugli ovali. Dall’altra, essendo i suoi compagni, anche loro spesso in difficoltà su questi circuiti, arrivati rispettivamente diciassettesimo e ventesimo, forse l’esperienza di Daly doveva portarlo a fare qualcosa di più. Come al solito, non ho una vera risposta alla domanda introduttiva e lascio a voi il trovarla. La polivalenza e l’esperienza di Daly sono ovvie, ma forse, purtroppo, i margini di miglioramento sono finiti. indycar bommarito

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Conor Daly nell’inedita veste di pilota RLL
(foto da Penske Entertainment Media Center | Joe Skibinski)

Marco Toccalini

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