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Un fantastico Drudi vince la 24 Ore di Spa, sfortuna per Ferrari

È un fantastico Mattia Drudi, a bordo della sua Aston Martin Vantage #007, a tagliare per primo il traguardo della 24 Ore di Spa. Lo fa davanti alla Ferrari 296 GT #51 di uno sfortunatissimo Alessandro Pier Guidi e alla BMW #32 di Dries Vanthoor.

Una vittoria indimenticabile che coincide con il centenario della storica gara belga, l’anno successivo di quello della 24 Ore di Le Mans. Quest’edizione è stata ricca di colpi scena, che hanno tenuto spettatori e addetti ai lavori con il fiato sospeso sino alla bandiera a scacchi.

Drudi, vittoria alla 24h di Spa
Aston Martin #007, Mattia Drudi; Credits to Autosport.com

Aston Martin gongola, Ferrari si dispera

La 24 ore di Spa del centenario si è decisa a meno di un’ora dal termine quando, a seguito di una Full Course Yellow provocata dall’uscita della Mercedes del team Boutsen VDS, Alessandro Pier Guidi, fino a quel momento leader, rientra ai box. Qui, si concretizza il disastro per Ferrari AF Corse: imboccata l’entrata, Pier Guidi si ritrova dinanzi la Lamborghini #19 di GRT in panne senza alcuna possibilità di passare. Il tempo perso, nonostante i secondi guadagnati nei precedenti stint, non basta e la leadership viene raccolta dal veloce Drudi, autore di una gara senza alcuna sbavatura.

Uscito dai box in quinta posizione, il pilota di AF Corse non ha potuto far altro che inanellare giri veloci uno dopo l’altro, riuscendo ad agguantare la seconda piazza, a discapito di una gara che pareva già vinta.

Drudi dal canto suo è stato autore di una gara perfetta. Insieme ai compagni, la coppia danese formata da Marco Sorensen e Nicky Thiim, si è distinto nel corso di tutte le 24 ore di gara, sfoderando attacchi e difese da fuoriclasse, anche quando le condizioni meteo e l’arrivo della pioggia hanno reso tutto più complicato.

Il ribaltone concretizzatosi negli ultimi 58 minuti finali però, non è stato il solo momento chiave, con una gara ricca di punti interrogativi, tipici di un classico come la 24 Ore di Spa.

L’arrivo della pioggia e il pauroso incidente della quarta ora

Ci ha messo solo 3 ore la pioggia ad arrivare, seppur in maniera leggera, rendendo le condizioni del tracciato delle Ardenne complicatissime. Ancor meno invece è durata la gara di vertice dell’equipaggio Mercedes #48, tra i favoriti, dovutosi fermare ai box a causa di una foratura durante uno degli stint di Lucas Auer.

Così come brevissima poteva essere la gara della Ferrari #52 condotta da Louis Machiels che, a seguito di una toccata con la Porsche Rutronik #97, spedita nella sabbia e recuperata durante un periodo di Full Course Yellow, fortunatamente recupera e coglie un grande secondo posto di categoria.

A rendersi protagonista invece, durante la quarta ora di gara è un’altra Ferrari, quella del Rinaldi Racing. Condotta da Hook, prima rimane piantata all’entrata di Eau Rouge a seguito di una toccata con l’Aston di Nicolas Baert, poi viene centrata fortemente da Adrian D’Silva. Un incidente che fortunatamente non ha provocato conseguenze a nessuno dei piloti coinvolti, se non il ritiro delle rispettive auto.

Dopo il violento botto, una serie di Safety car ha scandagliato la successiva ora e trenta di gara, caratterizzata dal contatto tra la Porsche del Rutronik Racing con al volante Niederhauser e quella del Schumacher CLRT condotta da Laurin Enrich e dall’uscita di pista di Leonardo Moncini e la sua Audi R8, sino a quel momento nelle parti alte della classifica.

La notte inoltrata e il calare della pioggia

Dopo una serie di lunghe ore caratterizzate dalla pioggia battente e dalla presenza costante della Safety car in pista, a notte inoltrata questa si fa da parte e finalmente tutte le vetture rimaste in gara ricominciano a viaggiare a pieno regime. Anche in questo caso però, gli incidenti e gli errori sono i protagonisti assoluti di un rimescolamento della classifica, che sino ad ora aveva visto la lotta tra Lamborghini, Bmw, Ferrari, Aston e Mercedes, seppur per brevi tratti di gara. A mancare all’appello era un primo vero acuto di Porsche, complice anche le difficoltà di uno degli equipaggi di punta, quello di Vanthoor, Pilet ed Estre, partito dalla lontata 44esima piazza.

Il primo acuto però arriva quando ormai si intravedono le prime luci del mattino, con la 911 di Pure Rxcing in testa con una decina di secondi di vantaggio sulla Lamborghini #163 di GRT, ritornata nei pressi della vetta dopo alcune ore complicate.

Da segnalare è anche un contatto avvenuto alla Source tra le Ferrari #71 e #93, e la Mercedes #48, oltre al tamponamento della BMW #46 in quel momento condotta da Valentino Rossi ai danni della Ferrari #51, poi punito con uno stop di 50 secondi.

La battaglia tra le BMW di casa Rowe e WRT

Le successive due ore portano la firma di Porsche, questa volta in negativo e Bmw. Infatti, la Porsche 911 che qualche ora prima aveva guadagnato la leadership spreca tutto con Sturm che impatta violentemente a “Blanchimont”, finendo per cappottare, fortunatamente senza alcuna conseguenza.

Dopo lo stop e il nuovo via, sono invece la Bmw #46, ora condotta da uno strepitoso Raffaele Marciello e la #998 di Max Hesse, anch’egli in gran fiducia durante tutto l’arco del weekend, a dare spettacolo. Divise da poco più di un secondo, entrambe le auto della casa bavarese in questa fase di gara sembrano averne molto di più rispetto agli avversari diretti, complici anche le condizioni meteo e quelle dell’asfalto di difficile interpretazione. Ancora una volta però, vanno tenute in considerazione la Ferrari #51 e la Aston #007, che, nonostante alcuni ostacoli, popolano ancora la parte pregiata della classifica.

L’errore di Rossi e la fine della rincorsa della #46

Uno degli ultimi colpi di scena, purtroppo, porta il nome di Valentino Rossi. A meno di tre ore dal termine, infatti, tocca all’alfiere di Tavullia dare il via ad una carambola che vede coinvolte la Ferrari #8 di Kessel Racing e Aston Martin #35 di Walkenhorst Motorsport. Arrivato lungo a “Les Combes”, Valentino tocca il posteriore della Ferrari #8 condotta da un altro italiano, Nicolò Rosi, che, una volta perso il controllo, coinvolge l’incolpevole Romain Leroux.

Ritornata ai box per le riparazioni della parte anteriore, la #46 perde del tempo prezioso che, unito i due pit stop necessari alla risoluzione dei problemi, la estromettono di fatto dalla lotta per il podio. Un finale, dunque, con l’amaro in bocca, essendo risaliti dalla ventiduesima posizione ed avendo battagliato per lunghi tratti nelle parti nobili dello schieramento.

Nel frattempo, la classifica recita: Alessandro Pier Guidi in testa con la 296 GT3 #51, seguito dall’Aston Martin #007 di Comtoyou Racing mentre terza è la Porsche #92 di SSR Herberth.

La fortuna aiuta l’audace Drudi

E come detto in precedenza, l’ultimo colpo di scena coinvolge la Ferrari 296 #51, regalando tra le mani di Mattia Drudi una leadership tanto inaspettata quanto meritata. Se è vero che l’equipaggio Ferrari fino a quel momento stava disputando una gara capolavoro, l’Aston #007 ha venduto cara la pelle per tutto il corso della gara, facendosi trovare al posto giusto nel momento giusto.

Ciò, dunque, non deve macchiare la vittoria conquistata: va ricordato come infatti lo stesso Drudi, al pari dei compagni di equipaggio, si sia ritrovato in molteplici situazioni complicate a causa del meteo o delle carambole che hanno segnato l’azione in pista, riuscendo ogni volta a rendere evidente il suo enorme talento e la sua tenacia degna dei grandi campioni.

Non stupisce dunque che a fine gara sia proprio lui, insieme a Sorensen e Thiim, a gioire e conquistare il gradino più alto del podio di quest’incredibile centenario della 24 ore di Spa.

Spettacolo promesso e spettacolo servito, con una favola finale che parla con orgoglio anche italiano.

Risultato provvisorio alla bandiera a scacchi qui.

Luca Vaccaro

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