di Federica Passoni
La possibilità di una rotazione dei circuiti europei di Formula 1 é sempre più concreta.
Non è più un mistero che questo sport ha avuto un’enorme crescita in termini di ascolti e pubblico. Questo aumento di interesse verso la categoria ha attratto sempre più sponsor, con conseguenti entrate maggiori di denaro verso i paesi ospitanti. Per questa ragione in molte aree del mondo si è accesa la possibilità di ospitare un grande evento come quello della Formula 1, in modo da poter attrarre investitori e pubblico in questi stati.
Il circus è entusiasta di questo, ma tuttavia, la quantità di richieste non può essere soddisfatta completamente per motivi logistici e di calendario.
Il CEO della Formula 1 Stefano Domenicali ha pensato ad una soluzione per accontentare tutti i tifosi del mondo. Una rotazione dei circuiti europei nei prossimi campionati é un’ipotesi sempre più concreta, per poter soddisfare sia paesi ospitanti che gli addetti ai lavori.
Sempre più Stati Uniti
Negli ultimi anni, gli Stati Uniti hanno sviluppato un coinvolgimento nella Formula 1 senza precedenti. Grazie alla serie Netflix ‘Drive to Survive‘, il pubblico americano ha conosciuto la categoria, aggiungendo nuovi appassionati di motorsport. Questo ha attratto molti investitori americani che hanno visto nella Formula 1 una fonte importante di guadagno.
Ad oggi si contano tre gran premi sul suolo americano: Austin, in Texas; Miami, in Florida; e Las Vegas, in Nevada. Ma anche altre città hanno espresso interesse per la categoria come New York e Chicago.
Il ritorno dell’Africa
Nel passato della Formula 1 l’Africa ha avuto un ruolo nel calendario. Infatti, il Sudafrica ha ospitato la categoria dal 1962 al 1993 sul circuito di Kyalami. L’ipotesi di reintegro del tracciato sudafricano é sfumata negli ultimi anni, e ora si cerca un’alternativa.
Inserire il continente africano nel calendario è considerato da Formula 1 come una priorità. Infatti prende sempre più piede la possibilità di vedere il Ruanda come paese ospitante di un gran premio nei prossimi anni. Sono stati avviati contatti con gli organizzatori per verificare l’idoneità del circuito e la FIA terrà il suo gala proprio in Ruanda.
Il continente asiatico
Anche il continente asiatico nutre interesse nella crescita attuale della Formula 1. Dopo il tentativo fallito di portare il circus sulla pista di Hanoi in Vietnam e il ritorno della Cina, ferma dal 2019, altri Stati sono propensi ad un ritorno della categoria.
Il principale è la Malesia, che manca in calendario dal 2017, in quanto una degli sponsor principali di Mercedes è di questo paese. Anche la Corea del Sud ha mostrato interesse nel ritorno della Formula 1, che ha corso a Seoul dal 2010 al 2013.
Cosa comporta una rotazione dei circuiti?
Il principale motivo della rotazione dei circuiti è sicuramente l’interesse sempre maggiore verso la categoria. Attuare una rotazione significherebbe permettere a più paesi e continenti di ospitare un grande evento e dare visibilità a più persone possibili.
Questo sistema andrebbe a riguardare principalmente i circuiti europei, poiché rappresentano la maggior parte degli appuntamenti del mondiale. Per quel che ci riguarda, l’Italia è l’unico Paese, oltre agli Stati Uniti, a presentare ben due gran premi sul calendario, che tolgono spazio ad un altro tracciato interessato alla categoria.
Non bisogna dimenticarsi che l’obiettivo della Formula 1, espandendo i suoi confini, è di attirare investitori e nuovi fan.
Esiste un motivo più critico che riguarda i costi di mantenimento di un circuito e dell’evento stesso. Ospitare la Formula 1 ha dei costi molto elevati e degli standard da seguire. Già molti circuiti storici come Monza, Spa e Zandvoort hanno rischiato di non far parte del calendario per problemi economici e di mantenimento delle strutture. Permettere la realizzazione di un gran premio a rotazione con altri circuiti, significherebbe così risparmiare risorse da investire e offrire un servizio migliore ai tifosi.