Dopo 311 giri di duelli, cambi strategici e colpi di scena, la Ferrari 499P #50 trionfa alla 24 Ore di Le Mans, l’edizione 101, grazie alla gestione perfetta di Nicklas Nielsen e dei compagni Antonio Fuoco e Miguel Molina. Completano invece il podio della classica francese classe Hypercar, la Toyota #7 condotta dal rientrante Jose Maria Lopez e la Ferrari #51 di Alessandro Pier Guidi.
In classe LMP2 trionfa l’equipaggio di United Autosport #22 formato da Oliver Jarvis, Bijoy Garg e Nolan Siegel seguito dalla Inter Eupol Competition #34 di Clement Novalak, Jakub Smiechowski e Vladislav Lomko. Completa il podio l’equipaggio di Idec Sport #28 formato da Paul Lafargue, Job Van Uitert e Reshad De Gérus.
Quanto alla classe LMGT3, è ancora una volta Manthey Porsche #27 di Yasser Shahin, Morris Schuring e Richard Lietza conquistare la prima piazza, bissando il successo di Spa. Seconda la Bmw WRT #31 condotta da Augusto Farfus, Darren Leung e Sean Gelael mentre a occupare la terza piazza, per la prima volta a podio nel Wec la Ford Mustang Proton #88 di Giorgio Roda, Mikkel Pedersen e Dennis Olsen.
Una gara tanto attesa quanto straordinaria, capace di regalare emozioni a tutti coloro i quali l’abbiano seguita anche solo per pochi minuti, sin dalla bandiera verde del sabato pomeriggio sventolata da Zinedine Zidane.
La partenza
Il primo momento chiave della gara è senza dubbio la partenza. Tutte le 62 vetture presenti in pista sfilano indenni dalle curve Dunlop, un qualcosa che accade davvero poco di rado. I due protagonisti assoluti della partenza prima e dell’intera prima tornata poi sono Nielsen e Kubica, con il danese che si fa largo tra le prime posizioni e il polacco che si porta a ridosso dei primi cinque, pur partendo dalla lontanissima undicesima piazza.
Una Ferrari dunque pimpante con le tre 499P sin dai primi attimi di gara, così come l’equipaggio Porsche Penske #6. In grandissima difficoltà invece la Toyota #7, con un Nyck De Vries che fatica a risalire la classifica dopo esser scattato in ultima posizione di classe. Bene anche l’avvio della Cadillac Ganassi #3 e della Bmw #15.
L’arrivo della pioggia
A quasi due ore dallo start, ecco il primo colpo di scena: arriva la pioggia. Pronosticata da molti nel paddock, il primo scroscio d’acqua rimescola una classifica che sino a quel momento pareva essere stabile. Ad interpretare bene il cambio di condizioni meteo sono le Ferrari #50 e #83, grandi protagoniste di queste prime ore che rimangono fuori e conquistano la leadership ai danni della Porsche #6. La #51 opta per il pit e scende in decima piazza mentre è proprio in queste fasi che Porsche, Cadillac e Toyota danno vita ad un grande duello. Ad approfittare inoltre delle condizioni avverse sono le due Lamborghini Iron Lynx che entrano in top ten.
In Classe LMP2 sale al comando la Oreca #34 di Inter Europol Competition, superando la Vector Sport #10 e la #37 di Cool Racing. Anche in Classe LMGT3 l’arrivo della pioggia rimescola la classifica, ora comandata dalla Lexus #87 dell’Akkodis-ASP, con alle spalle per la BMW #46 del Team WRT condotta ancora da Maxime Martin.
Lo scontro tra Ferrari #83 e Bmw #15
Un nuovo colpo di scena arriva due ore prima della mezzanotte, coinvolgendo da un lato la Ferrari di Robert Kubica e dall’altro la Bmw di Dries Vanthoor, causando così un prolungato periodo di Safety Car.
Dopo aver preso il posto di Yifei Ye, Kubica interpreta benissimo le condizioni meteo e, pur guidando per diverso tempo con gomme slick su pista bagnata, prende il comando della corsa. Durante le fasi di doppiaggio di una LMGT3 però, un’incomprensione tra la Ferrari #83 e la Bmw #15 costa cara proprio a Vanthoor, al volante di quest’ultima. Chiuso in pieno rettilineo, il belga perde il controllo della propria vettura e sbatte forte contro le barriere, concludendo così l’avventura francese dell’equipaggio Wrt, cui fa parte anche il forte Raffaele Marciello. A Kubica invece viene combinata una sanzione di Stop and Go di 30 secondi a causa della manovra giudicata irregolare dagli stewards.
Le sfortune però per Bmw non si esauriscono con l’uscita di scena di una delle due Hypercar, dal momento che Ahmad Al Arthy, poco dopo la mezzanotte, perde il controllo della M4 #46 finendo duramente contro le barriere. Dunque, anche per Valentino Rossi il sogno Le Mans termina ancor prima della metà gara, nonostante un primo stint straordinario.
Il ritorno della pioggia e il botto di Heart of Racing
La notte
Terminate le operazioni di riparazione delle barriere, la gara riparte, ma anche in questo caso è una ripartenza piuttosto breve a causa dell’ennesima serie di precipitazioni che si abbattono sul circuito della Sarthe. Questa volta però, la pioggia pare non volersi fermare e continua a battere caratterizzando così tutto il periodo che va dalle due alle prime luci della domenica.
Con Kubica che sconta la propria penalità, la Toyota #8 prende il comando, concretizzando così la propria risalita. La vettura giapponese precede la Porsche #6, mentre alle loro spalle figura l’altra Toyota, la #7.
La prima Ferrari è invece la #50 nelle mani di uno scatenato Antonio Fuoco. È proprio in questo momento che una lunga serie di Safety car e neutralizzazioni diventa protagonista della notte, ribaltando così quanto fatto finora e azzerando tutti i distacchi. Una prima vera ripartenza si concretizza solo alle prime luci del mattino, quando mancano poco meno di otto ore.
La Toyota #7 accusa problemi che ne rallentano momentaneamente la corsa, mentre la #51 incappa in un drive through. Dopo una decina di minuti è la Porsche LMGT3 #92 a pagare una noia meccanica che la costringe al ritiro proprio mentre era al comando della corsa.
Il botto Aston Martin
A poco più di sei ore del termine sul tracciato francese cala la paura. Daniel Mancinelli, al volante della Aston Heart of Racing, perde il controllo della macchina e impatta violentemente le barriere in zona Indianapolis, cappottando. Per fortuna però, l’italiano ne esce illeso, senza alcuna conseguenza. Rientra in pista la Safety Car e si riannulla tutto ancora una volta.
Il ritiro della #83
A tre ore e cinquantotto al termine sono i tifosi della rossa a doversi disperare. Le 499P stavano disputando sino a quel momento una gara solida, nonostante le sfortune strategiche della #51 e la penalità inflitta alla #83. È proprio la Ferrari colorata di giallo però a rendersi protagonista di un pesante ritiro. Tutto filava liscio, con Shwartzman che, ereditata la macchina, a suon di giri veloci si era riportato in lotta per la vittoria. Rientrato ai box per il suo pit stop, è proprio in questo momento che vede dinanzi ai suoi occhi il realizzarsi di un incubo. Un fumo molto fitto si vede uscire dalla parte anteriore destra della carrozzeria: inizialmente si credeva fossero solo murbles raccolti e finiti nella zona dei freni, in realtà pochi secondi dopo tutti comprendono la reale causa del problema. È la parte elettrica del motore ad essersi danneggiata, ponendo così fine alla cavalcata della 499P marchiata AF Corse. Un disastro per l’equipaggio che fino ad ora era stato la vera sorpresa della griglia.
Nel frattempo, la solita battaglia fittissima caratterizza sia la classe LMP2 che la LMGT3.
Il pazzo finale della #50
Il problema tecnico
A meno di due ore dal termine la pioggia ritorna a battere sui 14 kilometri del circuito francese, dando vita a nuovi azzardi strategici. È in questo frangente che la Cadillac #2 sorprende tutti ed entra ai box per montare le gomme rain mentre tutti gli altri aspettano un ulteriore giro prima di rientrare ai box. Terminata la girandola dei full-service la Ferrari #50 precede la gemella #51 e la Toyota #7 mentre la Cadillac prova a concretizzare al meglio la propria strategia. Come ogni Le Mans che si rispetti però, l’imprevisto è dietro l’angolo e quando tutto sembra tranquillo un nuovo colpo di scena si abbatte sulle fasi di gara. Sono ancora una volta i tifosi della rossa a tremare, dal momento che, a meno di due ore dal termine, la portiera destra della vettura condotta da Nielsen, finora saldamente al comando, si apre di colpo.
Un sogno quasi sfumato
Nielsen prova tutto quel che può, ma, non riuscendo a richiuderla definitivamente, è costretto a rientrare ai box giustamente dalla direzione gara. Nonostante i meccanici Ferrari risolvano il problema e ne approfittino per fare il pieno di carburante è un colpo durissimo. La 499P è pronta a tornare in pista ma, alla luce di quanto successo, la vittoria che sembrava potersi concretizzare sembra ora molto più improbabile. La Ferrari è fuori finestra rispetto alle soste di tutti gli altri e solo una gestione perfetta e un pizzico di fortuna può rimescolare, ancora una volta, le carte.
La perfetta gestione e la vittoria
Si dice che la fortuna aiuti gli audaci e forse, in questa 24 ore, così è stato: la Ferrari tutta non smette di provarci, Nielsen dal canto suo è perfetto nelle fasi finali di gara, al contrario di José Maria Lopez, l’esperto argentino al volante della Toyota #7, passata al comando. A meno di un’ora dal termine “Pechito” si gira e perde 15 cruciali secondi. Toyota continua ad attaccare mentre Ferrari gestisce in maniera perfetta nonostante la sfortuna dei minuti precedenti. Effettuati gli ultimi due rifornimenti, la classifica recita: primo Nielsen, secondo Lopez.
E così sarà anche dopo aver tagliato il traguardo: Nielsen trionfa con 14.221 secondi di vantaggio sulla Toyota #7 che a sua volta precede la Ferrari #51. Con il trionfo, Ferrari continua a scrivere la storia, regalando la prima Le Mans a Fuoco, Molina e lo stesso Nielsen – che aveva già siglato una vittoria di classe nel 2021 – e bissando il successo ottenuto di un anno fa dalla gemella #51.