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WE RACE AS ONE in Arabia Saudita: annunciato il nuovo GP di F1

Liberty Media, azienda di mass-media statunitense nota per essere proprietaria e detentrice della competizione motoristica Formula 1 dal 7 settembre 2016, ha annunciato nei giorni scorsi la novità del calendario 2021: il GP di Arabia Saudita, più precisamente a Jeddah.
Non è ancora stato definito il tracciato, ma gli organizzatori si auspicano sia una gara cittadina notturna.
Come detto dalla Federazione, sport come la Formula 1 hanno la possibilità di oltrepassare i confini e unire nazioni per condividere la passione, portando benefici economici, sociali e culturali.

Ecco perché questa scelta, che però sta già destando polemiche tra i tifosi.

Questo 2020 segnato dalla pandemia e da eventi tragici a sfondo razziale ha focalizzato l’attenzione di tutti sui diritti umani, soprattutto l’uguaglianza per razza, genere… Liberty Media sull’onda di Black Lives Matter e dell’impegno sociale di Lewis Hamilton ha lanciato l’iniziativa #WeRaceAsOne.
Come detto dal presidente Chase Carey,

Come sport globale dobbiamo rappresentare la diversità e gli interessi dei nostri fan, ma dobbiamo anche ascoltare di più e capire cosa debba essere fatto ed andare avanti su quella strada.

We Race As One - campagna F1

F1: inclusione, uguaglianza, sostenibilità

Per cambiare la Formula 1 in meglio bisogna correre per qualcosa di grande: inclusione, uguaglianza, sostenibilità.
End Racism prima della gara con l’inginocchiamento, andare incontro all’ecologia e sostenibilità, arcobaleni come simbolo sono solo alcuni dei modi in cui si sta mostrando questo supporto.

Ma come puoi sostenere questi valori e intanto Portare la Formula 1 in un paese che infligge la pena di morte per reati come la stregoneria, l’adulterio, l’omosessualità e l’apostasia, ovvero la rinuncia alla religione islamica?
Vuoi aiutare le donne ad inserirsi nel mondo della F1, ma vai a correre – e di conseguenza a portare soldi – in un Paese in cui le donne sono meno di niente?
Proclami libertà e uguaglianza e intanto in Arabia Saudita le autorità hanno duramente limitato la libertà d’espressione, associazione e riunione, arrestando molti difensori dei diritti umani che hanno espresso opinioni critiche, condannandoli in alcuni casi, e applicando lunghe pene carcerarie al termine di procedimenti iniqui, che hanno condannato a morte molti attivisti sciiti.

E così la domanda sorge spontanea:

la Formula 1 crede davvero in questa campagna o è semplicemente una questione di visibilità, reputazione?

Un altro aspetto da considerare circa il nuovo gran premio di Arabia Saudita è la crisi di Liberty Media.
Stando alle notizie di questi ultimi giorni, sembra che la società stia meditando la vendita della Formula 1. Questo a causa delle grandi perdite economiche di Formula 1 di 104 milioni di dollari nel terzo trimestre di questo 2020.

A questo si collega la nuova sponsorizzazione di Saudi Aramco concretizzatasi a Marzo. Sembra essere così importante da essere considerata dagli analisti come la salvezza di questa stagione; basti pensare che il loro impegno in Formula 1 sarà di dieci anni e vale circa 50 milioni di dollari all’anno (cifre ufficiose), unendosi a marchi storici come DHL, Emirates, Heineken, Pirelli e Rolex e diventando uno dei sei main sponsor del campionato, quelli che hanno diritto agli spazi con maggiore visibilità sui circuiti e ad accordi esclusivi.

Saudi Aramco - sponsorizzazione F1

Cos’è Saudi Aramco?

Saudi Aramco è un’azienda saudita con interessi giganteschi nel settore petrolifero ma anche nel mondo di costruzioni e infrastrutture, all’avanguardia nella ricerca sullo sviluppo di carburanti più performanti e a basse emissioni.
Come per la Formula 1, anche in Aramco la sicurezza viene prima di tutto; non a caso entrambe sfruttano le tecnologie Fourth Industrial Revolution per acquisire dati, innovare i sistemi e implementare controlli che forniscono prestazioni in modo sicuro e sostenibile. Inoltre, mentre la Formula 1 ha come obiettivo quello di essere carbon neutral entro il 2030, Aramco sta portando avanti le ricerche per la cattura del carbonio prima che diventi emissione, riducendone l’impatto.

Quindi non sarà una collaborazione prettamente economica, ma anche scientifica, per garantire prestazioni ottimali, corse emozionanti e l’impatto più sostenibile.

Il marchio Saudi Aramco, però, non è così semplice da presentare al mondo soprattutto in un evento popolare come la Formula 1. La compagnia sostiene il governo saudita la cui posizione sotto l’aspetto dei diritti umani, come abbiamo già mostrato, è tutt’altro che morbida. Questa azienda però non è la sola fonte di sostegno economico di Liberty Media che sia legata ai sauditi. Basti pensare che per finanziare i team in crisi ha venduto per 500 milioni di dollari Live Nations, la società del gruppo che si occupa di eventi live, al Fondo sovrano dell’Arabia Saudita.

Ecco spiegato il motivo per cui non c’è da stupirsi se la Formula 1 è sbarcata in quella terra. Certo, è strano, anzi, sbagliato ed incoerente, ma…

It’s all about money in F1, e non da oggi.

Cambieranno mai effettivamente le cose?

Qualche speranza c’è, per il momento dobbiamo ancora vedere arcobaleni vicino a cartelloni arabi, russi, cinesi, e non solo. E ricordiamoci che We Race As One.

Anna Botton

Appassionata di comunicazione e di ogni forma d'arte (sport incluso). Le emozioni sono il mio pane quotidiano. Autodromo, stadi e palazzetti sono la mia seconda casa. Il sogno? Entrarvi con un pass al collo.

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