Orgoglio o vergogna nazionale?
di Irene Carolla
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Il tanto atteso inizio della stagione di Formula 1 è alle porte e tutto sembra pronto per cominciare, ma per la Russia sarà una partenza che lascia l’amaro in bocca.
La sua è una storia iniziata già nel 2019, quando l’agenzia mondiale anti-doping (WADA) ritenne opportuno espellere il paese slavo da ogni tipo di competizione sportiva internazionale per i successivi quattro anni, a seguito delle continue indagini falsificate dalla RUSADA, agenzia anti-doping russa.
A distanza di un anno, la Corte di Arbitrato per lo Sport ci fa sapere che la sanzione ai danni della Russia è stata dimezzata a due anni, ma che è stata estesa anche ai campionati mondiali di motori quali Formula 1, Formula E, WRC, WEC e WRX, fino al 16 dicembre 2022.
Sarà quindi possibile per gli atleti russi prendere parte alle competizioni, a condizione che non venga esibito da parte loro alcun tipo di simbolo, bandiera o figura che rimandi al loro paese.
Ma non è finita qui: nonostante abbiano la possibilità di gareggiare, ai piloti non sarà concesso correre per il proprio paese, e dovranno quindi definirsi “atleta neutrale dalla Russia” o usare l’acronimo RAF, che sta per Russian Automobile Federation.
Ciò comporta anche il non poter celebrare un podio di un russo e lo stesso gran premio di Sochi, che avrà luogo il 26 settembre, con l’inno nazionale.
Al momento, colui che dovrà seguire la nuova prassi sarà il pilota esordiente in Haas Nikita Mazepin, ora l’unico russo in griglia, poiché Kvyat ha lasciato i motori.
Questo nome è ben noto, tra i fan e non solo, poiché negli ultimi mesi si è parlato molto degli atteggiamenti ambigui di questo giovane pilota, che non si è mai fatto scalfire dalle pesanti, ma comprensibili, accuse nei suoi confronti.
Il biglietto da visita del pilota debuttante non è dei migliori, e questo inizio nel più completo “anonimato” potrebbe contribuire ad accentuare l’astio e la diffidenza nei suoi confronti, lasciandolo a una battaglia nella più completa emarginazione.
