Quest’anno si celebra il centenario della più famosa gara automobilistica del mondo; abbiamo parlato dei volti del cinema che ci hanno corso e raccontato di quella che è stata la novantesima edizione. Ma perché lo scorso anno era l’edizione numero 90 e quest’anno, invece, si celebra il centenario? Come si inserisce in questa storia la figura di Merzario?
Cominciamo raccontando la storia della 24 ore che si corre sul circuito di La Sarthe da ben 100 anni: gara che nasce nel 1923, il 27 maggio, su un tracciato tutto cittadino molto diverso da quello che vediamo oggi.
Una gara che si è svolta ogni anno a giugno, tranne la prima edizione, tenuta a maggio, quella del 1956 che si svolse a luglio, quelle del 1968 e del 2020, svoltesi a settembre (visti gli accaduti dei tumulti politici francesi e della pandemia) e nel 2021, quando ha preso il via in agosto, per lo stesso motivo dell’anno precedente.
Ma perché quest’anno è il centenario e lo sorso anno era la novantesima edizione? È molto semplice la risposta a questa domanda: dieci edizioni della più famosa 24h automobilistica del mondo non sono mai partite. Infatti, ad oggi, la 24h di Le Mans ha preso il via 90 volte in 100 anni.
Dal 1940, compreso, e per gli 8 anni consecutivi la gara non prese il via a causa della Seconda Guerra Mondiale; anche l’edizione del 1936 non fu organizzata, ma questa per cause economiche.
I cambiamenti del 1970
Possiamo dire che il 1970 è stato un anno rivoluzionario per la storia della 24 ore di Le Mans. Nell’edizione di quell’anno, infatti, veniva modificata anche l’iconica partenza a spina di pesce.
La “partenza Le Mans” viene eliminata per motivi di sicurezza e per via dell’introduzione delle cinture, che necessitavano di essere allacciate dai meccanici.
Nel 1970, quindi, arriva la partenza lanciata anche nella 24h francese, soprannominata “Indianapolis”. Svanisce così l’era della partenza dove i piloti, allo scoccare delle 16:00, correvano attraversando la pista per entrare nella propria macchina.
Alla nascita di questa gara gli equipaggi erano composti da due o perfino un solo pilota. Arriveranno poi nel 1970 gli equipaggi composti da 3 persone.
L’edizione del 1971 vide un confronto tra due protagonisti che, ancora oggi, troviamo nel campionato: Porsche e Ferrari. Due nomi che a Spa hanno combattuto per un terzo gradino sul podio proprio nell’ultimo giro di quest’anno, vedendo Calado, a bordo della Rossa, come vincitore della battaglia.
Il 1970 è anche l’anno in cui arriva alla 24h di Le Mans Arturo Merzario con la Ferrari 512 S, insieme a Clay Regazzoni. Una gara che durò ben poco per il duo di SpA Ferrari SEFAC, che terminò dopo soli 38 giri. Merzario torna a La Sarthe 3 anni dopo, sempre con una Ferrari, questa volta la 312 PB, l’ultima Ferrari a correre nella massima categoria di questa gara fino al ritorno con la 499P proprio quest’anno.
1973: 50 anni fa c’erano Merzario e la 312PB
Quell’anno, il 1973, Merzario concluse la gara secondo in classifica generale, insieme al compagno di squadra basiliano Carlos Pace, compiendo 349 giri.
“Avevo ottenuto la pole position, che anche nelle gare Sport era diventata molto importante perché oramai si viaggiava costantemente al limite, dal primo all’ultimo giro, senza troppe tattiche.”
Dice Merzario, ricordando quella Le Mans del ’73 dove guidò la 312PB per ben 18 ore e 36 minuti perché Carlos Pace, suo compagno di squadra, non amava guidare per lunghe distanze.
Una vittoria persa dopo che la vettura si allagò di benzina, mentre alla guida c’era proprio Arturo Merzario al volante che, come ha ricordato in un’intervista rilasciata a Ferrari, ritrovandosi con la tuta imbevuta di benzina, smise di frenare dalla Mulsanne fino ai box per paura che una scintilla potesse scatenare un incendio.
Il serbatoio di destra si era rotto, ma i meccanici riuscirono a ripararlo “velocemente”, la vettura ripartì dai box con 15 giri di distacco e terminò con 6 giri di distanza dal primo classificato.
Finisce così la storia di questo programma per la Casa di Maranello che, anche se vedeva una Ferrari vincente, venne abbandonato per concentrarsi sul campionato di Formula 1.
Una storia che termina con una macchina straordinaria: la 312PB, definita come una vettura che andava benissimo in qualunque condizione.
Con l’abbandono da parte di Ferrari del mondo dei prototipi, arrivò anche quello del pilota italiano che, spinto da Enzo Ferrari, si concentrò sulle ruote scoperte mentre il mondo del motorsport stava andando in quella direzione.
Con il centenario della Le Mans rinasce il campionato
Ma quella storia di una Ferrari nel mondo dei prototipi, che sembrava finita, oggi è ricominciata con un nuovo capitolo, con una nuova macchina chiamata 499P.
Una storia che riparte con una vettura che veste i colori della sua antenata di 50 anni fa, dell’ultima Rossa, fino ad oggi, a correre a La Sarthe.
Tra pochi giorni partirà la novantunesima edizione della 24 Ore di Le Mans, 100 anni dopo dalla prima, che vedrà iscritti ben 7 marchi diversi nella massima categoria, oggi chiamata Hypercar.