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F1 e comunicazione

Di Chiara Vulduraro

Formula 1 e comunicazione

Come parla il motorsport

Il pinnacolo del motorsport è una vetta che solo pochissimi riescono a raggiungere, e non si parla solo di piloti, ma di ogni figura che ruoti attorno a questo settore. È molto interessante il rapporto che questo mondo hacon i propri fan: c’è chi è fedele a una scuderia o chi segue un pilota in particolare, ammirandolo con la testa rivolta verso l’alto. Per incrementare questo rapporto gli stessi team, o talvolta i loro atleti, si mettono in campo in primis.

La Formula 1, così come tutto il motorsport, è fondamentalmente basata sullo sviluppo di nuove vetture, sempre più competitive ogni anno. Proprio per questo, molte scuderie hanno seguito in modo esemplare l’evolversi di un secolo di storia, arrivando alla nostra era, in cui la comunicazione, fortemente digitalizzata, irrompe nel quotidiano. Il continuo flusso di informazioni, che raggiunge soprattutto le nuove generazioni, spinge i più appassionati ad informarsi a tutto tondo sulle vicende che corrono tra i team.
Coloro che hanno saputo sfruttare al meglio la comunicazione del XXI secolo, sembrerebbero essere un passo avanti anche in pista, rispetto a chi invece mantiene posizioni più istituzionalizzate.
Qui analizzeremo meglio il fenomeno.

MCLAREN: LA RIVOLUZIONE COMUNICATIVA
Un team spicca tra tutti in questo ambito: la McLaren, scuderia inglese fondata nel 1963 da Bruce McLaren, si è distinta nell’ultimo biennio per aver portato una ventata di freschezza nella Formula 1, proponendo un innovativo approccio con i media e di conseguenza con i fan.

La comunicazione è una delle colonne portanti di questo team che, coniugando professionalità, grinta e brio, offre contenuti e intrattenimento di ogni tipo.

Oltre alle consuete challenge incentrate sui piloti, la McLaren ha ben pensato di far soffermare l’attenzione anche su chi sta “dietro le quinte”, coloro che permettono alla macchina di correre: meccanici, ingegneri e strateghi vengono ripresi nei vlog all’opera durante le varie fasi del weekend di gara, permettendo di dare uno sguardo a tutto ciò che succede, non solo in pista.

Il team inglese si impegna molto nel creare un’interazione più attiva possibile coi fan. Organizzando giveaway con merce ufficiale della scuderia, contest, sessioni domanda-risposta e pubblicando resoconti pre e post-gara il tifoso è portato ad avvicinarsi sempre più alla squadra, incuriosito dai contenuti proposti.

Ma non finisce qui: ciò che va riconosciuto a questa scuderia è il suo continuo reinventarsi in qualsiasi situazione, anche la più ardua, come quella delle difficoltà economiche sopraggiunte in seguito all’emergenza Covid-19. Ciò ha lasciato un segno indelebile nell’ambito sportivo, come tanti altri, accentuato dalla completa assenza dei fan ai gran premi.

Ma la McLaren non si è scoraggiata e ha trovato il modo per festeggiare il settantesimo anno della Formula 1 con tutti i fan, nel modo più sicuro possibile. Live dj-set, challenge, giveaway, videochiamate nel garage e tanto altro: questa è la line-up della nuova idea del team blu-papaya, il McLarenHomeFest, un’intera giornata dedicata ai tifosi, che possono manifestare il loro supporto attraverso uno schermo.

Degna di nota è l’inclusione completa dei tifosi, che appartengono a tutte le fasce d’età: dai giovanissimi ai più maturi. Perciò la McLaren ha ben pensato di condividere anche delle ricette, per affrontare più serenamente questo periodo difficile, tutti insieme, più uniti, seppur in casa.

Il team può anche contare sui suoi piloti per quanto riguarda l’interazione sui social; tra i due gioca un ruolo più influente Lando Norris. Classe 1999, il giovane di Bristol è approdato in McLaren già nel 2017 nel programma giovani, per poi essere ingaggiato come terzo pilota nel 2018 e infine pilota ufficiale nel 2019.

Già nel 2018 Lando propone il suo format “Landolog”, in cui condivide parte del suo lavoro: si può quindi dedurre che sia di suo una personalità “social”.

Dove c’è gioventù, ma soprattutto interazione, il tifoso si avvicina più volentieri, spinto a partecipare attivamente con la sua presenza.

Norris dispone anche di un “blog” /pagina personale: TeamL4ndo, il quale offre contenuti esclusivi sul pilota, che siano foto, video o persino merce ufficiale.

Essa è gestita da un management molto all’avanguardia, talchè anche il Social Media Manager è alquanto competente e capace di intrattenere i follower.

RACING POINT E LA POLITICA DEI SOCIAL MEDIA
Un punto estremamente importante nell’era social è quello dei Social Media Manager, ossia coloro che gestiscono i profili delle scuderie, postando informazioni, contenuti e relazionandosi coi fan. I SMM che più si distinguono sotto questo aspetto sono quelli della Mercedes e della Racing Point.

Quest’ultima, come la McLaren, è rinata sotto tutti gli aspetti: ribattezzata BWT Racing Point, la scuderia pone le sue basi su quel che era prima la Force India e nella stagione del 2020 ha lasciato tutti a bocca aperta per le prestazioni della RP20.

Dal punto di vista mediatico si è dimostrata molto attiva, e il suo SMM è riconosciuto per essere molto alla mano, offrendo diversi contenuti, ad esempio un poster per ogni gran premio, i debrief del team e il wallpaper Wednesday.

Iniziativa molto apprezzabile di questa scuderia è la B. Water Mission: il suo sponsor più influente, la Best Water Trade, affiancherà il team inglese in questo progetto mirato ad aiutare i più bisognosi con la costruzione di un pozzo in un villaggio del Gambia al fine di sostenere la popolazione locale con acqua pulita ogni volta che uno dei due piloti, Sergio Perez e Lance Stroll, finisce tra i primi dieci in un gran premio.

Otmar Szafnauer, CEO e Team Principal del team ha commentato così l’iniziativa: “Uno dei punti chiavi della nostra relazione con BWT è di convidere l’impegno nell’usare le nostre abilità e la piattaforma globale di cui dispone il nostro sport per guidare il progresso nei progetti di sostenibilità globale.”

MERCEDES E LE LOTTE SOCIALI
Ma chi domina l’aspetto sociale, come domina in pista, è la Mercedes: essa ha abbracciato per prima la causa del razzismo, principiata dal sei volte campione Lewis Hamilton.

In seguito agli eventi verificatisi a Minneapolis il 25 Maggio scorso, il pilota inglese, affiancato dalla sua scuderia, si è impegnato a diffondere il messaggio dell’uguaglianza e dell’inclusione in tutto il paddock e oltre, ricevendo moltissimi consensi, ma anche molte critiche.

“Penso che se si farà qualcosa l’importante sarà farlo uniti, o che si manifesti un’unità su questo tema, solo così si può lottare per porre fine a ingiustizie e disuguaglianze, solo qualcosa di sostenibile funziona”: queste le sue parole durante la prima conferenza stampa della stagione, tenutasi il 2 luglio scorso.

Chi sta cercando di eguagliare gli altri è la Williams, che sta migliorando sotto l’aspetto social, ma fa ancora fatica a progredire nelle performance in pista.

CHI FA LE COSE IN GRANDE: IL CASO RED BULL
In verità alla parola “Red Bull” sono in pochi a pensare al team di Formula 1. Il primo pensiero che passa per la mente alla maggior parte delle persone, è la nota bibita energetica, ed è proprio questa ad aver acquistato la scuderia alla Jaguar Racing, per il costo di un dollaro.
Fondata nel 1984, la prima lattina viene venduta nel 1987 in Austria. Attorno all’energy drink nascono uno slogan e un marketing unico. “Red Bull ti mette le ali”: da questa frase vengono pian piano inserite le sponsorizzazioni ad una serie di sport estremi, tra cui skydiving e parapendio, ma anche sport più “tranquilli” come canottaggio, sci e decine e decine ancora. Red Bull sponsorizza nel mondo dei motori anche Moto Gp, WEC, Endurance, Rally e molte altre competizioni.
In questo immenso e unico circolo di marketing, c’è anche la Formula 1. Può sembrare quindi un granello, una briciola, rispetto alla complessa macchina del Toro, e invece i risultati si rivelano ottimi. Con un team, principale e uno cosiddetto “satellite”, l’attuale AlphaTauri, il team Red Bull si è aggiudicato ben 4 mondiali costruttori di fila, dal 2010 al 2013, con l’eccellente guida del tedesco Sebastian Vettel.

Attraverso la fama che il brand ottiene con le varie sponsorizzazioni e i numerosi eventi che la società organizza, il nome acquista sempre più notorietà, volando oltre la semplice lattina. Atleti professionisti di tutto il mondo partecipano alle competizioni, venendo sponsorizzati da Red Bull, mentre sono molte anche quelle amatoriali, come l’ormai nota Soap Box Race, a cui nel 2013 prese parte anche Sebastian Vettel.
Ad oggi in Formula 1 il Team del Toro è uno dei Top Team, tra i migliori in quanto a risultati. La scuderia mette spesso in discussione le altre ed è notoriamente al centro di numerose polemiche, sia per quanto riguarda la gestione interna, sia per le numerose esposizioni contro gli altri team, accusandoli di diverse scorrettezze.
La partenza da un singolo prodotto e l’ampliamento verso numerosissimi eventi e campionati, rende il brand noto a chiunque. Red Bull raggiunge ormai la quotidianità di quasi tutto il mondo occidentale, avendo saputo sfruttare sia il consumo delle bibite, sia eventi e sponsorizzazioni sportive. Perfino il sito del marchio è oggetto di studio: nella sua costruzione riporta tutte le attività sponsorizzate prima ancora del prodotto stesso, che di fatto non compare nella pagina iniziale. Questa grandissima mossa di comunicazione e marketing volge piuttosto a far vedere i risultati: le “ali” messe dalla bibita, che non l’oggetto-bibita in sé. Quattro campionati mondiali vinti fanno più gola della bevanda, ed è proprio questa filosofia che ha spinto Red Bull così in alto e così velocemente.

ANCORATO AL NOME E AL PASSATO: SCUDERIA FERRARI
È lì da 91 anni: il brand più famoso al mondo. Non è nato da una lattina, ma, come tante altre scuderie avrebbero fatto in seguito, dalla passione di un uomo per le quattro ruote. Anche qui non si tratta solo di corse: la Ferrari rappresenta l’eccellenza italiana. Lo sviluppo di auto meravigliose e la produzione di relativamente pochi esemplari l’anno, rende l’azienda di Maranello ciò che è. Un motore potente, il cui rombo si riconosce a distanza e la cura di ogni dettaglio dell’auto, la ricercatezza, le rifiniture e l’eleganza, portano alla Rossa la fama del suo nome. Presente da sempre nel campionato di Formula 1, è la scuderia più vincente della storia. Ha visto tuttavia molti momenti bui, esattamente come quello che si trova ad affrontare adesso.

Per mantenere il proprio nome e la propria posizione storicamente superiore, la politica Ferrari è sempre stata quella di non sbilanciarsi: una comunicazione molto diplomatica e anche molto fredda, che contrasta con il calore dei propri tifosi. C’è una certa apertura, soprattutto negli ultimi anni, ai giovani talenti, ma ciò non sembra riuscire a buttar giù i muri di Maranello. Certo è che alcuni segreti devono rimanere tali, e il mistero dell’eccellenza della Rossa deve essere preservato, ma in alcuni casi l’ufficialità eccessiva ha portato a spiacevoli situazioni. Lo si è visto ultimamente nella vicenda del divorzio tra la Scuderia e il suo storico pilota, Sebastian Vettel. Il 12 Maggio 2020 Ferrari dichiara in un comunicato la fine, a partire dal 2021, della propria collaborazione con il tedesco “di comune accordo”. I motori si riaccendono, dopo l’emergenza sanitaria, e il 4 Luglio, il pilota con il numero 5, dichiara che quella telefonata, ai primi di maggio, lo avesse colto completamente di sorpresa. La discrepanza tra le due campane è evidente. Non è questo il luogo in cui volgere accuse contro un team a cui ognuno, italiano o meno, è almeno un po’ appassionato. Quello che ci preme analizzare è qui il fattore comunicazione: cosa porta la Ferrari a dichiarare qualcosa, che poi viene ovviamente smentita dal diretto interessato? Che sia forse il tentativo di non mettersi in cattiva luce per le decisioni prese? Se così fosse, il piano non sembrerebbe aver dato frutti, vista la reazione negativa che la maggior parte dei tifosi ha avuto, specialmente a seguito dei commenti di Sebastian Vettel. La scuderia italiana si è pronunciata il meno possibile su questo argomento, distaccandosi da ogni critica e concentrandosi invece sui problemi che le proprie monoposto presentano quest’anno.

Sono da sempre molto rigide le regole di comunicazione della Ferrari, che anche sui social media, mantiene un notevole distacco rispetto alla leggerezza e alla scherzosità che caratterizzano gli account delle altre scuderie. Un distacco che forse, a quei calorosi fan in rosso, inizia a dispiacere eccessivamente.
Resta infatti da vedere se nel tempo questi schemi si ammorbidiranno, o se resteranno cristallizzati nella gloria di tanti titoli ormai lontani.

LA COMUNICAZIONE DEI GIOVANI PILOTI
Se l’evoluzione parte dalle nuove generazioni, anche molti team si muovono verso l’accoglienza di giovani piloti, a partire specialmente dalle Academy, e non solo. La stessa griglia di Formula 1 conta, tra i suoi piloti, molti giovani: Max Verstappen è il più giovane vincitore di un Gran Premio ed è alla guida di una monoposto della massima categoria fin da prima dei 18 anni, la Ferrari ha recentemente intrapreso questa direzione con Charles Leclerc, più giovane vincitore di un GP con la Rossa, e ancora la McLaren, con Lando Norris che, al suo secondo anno in Formula 1, ha già messo piede su un gradino del podio.

È stato proprio il pilota inglese a dare il via, durante il periodo di lockdown, a una serie di gare virtuali e dirette streaming tra i più giovani piloti di monoposto. Tra questi anche Leclerc, a cui la Ferrari sembrerebbe aver lasciato per la prima volta campo libero, ammesso ovviamente che avesse scelto la macchina rossa anche nel virtuale!
Questa opportunità ha permesso ai fan di conoscere meglio quei piloti e di capire che sono ragazzi normalissimi, a cui piace scherzare, divertirsi, ma anche competere su qualsiasi mezzo, letteralmente. Le modalità di domande e risposte e di continuo dialogo tra piloti e fan, permesse dalla piattaforma Twitch, hanno avvicinato anche una cerchia di nuovi seguaci, che si sono poi tramutati in questi mesi in veri e propri fan, che hanno visto gare e che quindi costituiscono una buona fetta di nuovo e giovane pubblico. È proprio qui che il discorso si fa interessante: una comunicazione più diretta porta infatti a una maggiore fidelizzazione e simpatia degli spettatori verso piloti e scuderia, ed è un ottimo campo da sfruttare in una prospettiva che guarda al futuro e all’innovazione.

Altra piattaforma degna di nota, che raggiunge l’interesse dei giovanissimi, è TikTok. Sono i piloti più giovani a farne maggiormente uso ed in modo molto frivolo, come Robert Shwartzman e Arthur Leclerc.
Gli scherzi maggiori avvengono però via Twitter, usato da molti piloti per condividere momenti di ilarità: grandi partecipi su questa piattaforma sono senza dubbio Charles Leclerc, che su questo social ha raccontato di aver “dimenticato” la fidanzata chiusa fuori di casa mentre lui giocava ai videogames, e Oscar Piastri, che usa la piattaforma per le cronache delle sue disavventure con il DRS.

È naturale, ovviamente, che nuovi piloti portino nuovi fan, ma nella recente evoluzione della comunicazione, sono sempre i più giovani ad essere molto presenti sui social network di ogni genere ed è proprio grazie a loro che si sta verificando una spinta in avanti senza precedenti.

Il miglioramento della comunicazione non è certo ciò che fa migliorare le prestazioni della monoposto, ma è senza dubbi la dimostrazione, l’esito, di armonia in un team. Nei casi in cui la comunicazione con i fan appare limpida, sembra chiara anche la comunicazione tra i membri della scuderia, che quindi riescono a lavorare meglio, con idee e obbiettivi più chiari. Quei team che invece restano distaccati, risultano caotici anche in fase di gara: dove manca la comunicazione, manca anche la collaborazione. 

Una buona comunicazione non è quindi un fattore che influisce sulla monoposto in sé, e ci mancherebbe, quanto piuttosto un fattore umano, che è sia il risultato di una ripresa, sia un importante ambito su cui puntare nella valorizzazione di una Scuderia.

Irene e Chiara

Multiformula

Multiformula è un blog nato nel 2020 per condividere la nostra passione per il motorsport, dare spazio a quelle categorie come le Feeder Series di cui si parla ancora poco e soprattutto abbattere i pregiudizi che si incontrano in queste categorie.

Un pensiero su “F1 e comunicazione

  1. Personalmente,sono assolutamente d'accordo con la rigidezza, chiusura e diplomazia FERRARI.Riguardo a Vettel,ERA un pilota FERRARI.
    I piloti vengono e poi vanno; la FERRARI rimane. La FERRARI,non è ne un garagisti British,ne un produttore di lattine(di qualunque bevanda sia,poco importa). I tifosi arrabbiati per l'atteggiamento FERRARI? Forse alcuni dei pochi che si sono letti sui social. La gran parte dei FERRARISTI,non scrivono fesserie come il sottoscritto;sono FERRARISTI,vivono e si muovono da tali e pertanto,girano alla larga dai social come la FERRARI stessa.Non confondiamoci; la FERRARI è IL COSTRUTTORE DI SUPERCAR;non qualcos'altro; la sua comunicazione,sono VETTURE MERAVIGLIOSE,sotto tutti i punti di vista.
    Sempre bello leggerti.Grazie Ciao.???

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