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Sergio Pérez e Red Bull: il messicano favorito solo per il suo talento?

 

Venerdì 18 dicembre Red Bull annuncia che Sergio Pérez, pilota messicano, 30 anni e 191 gran premi alle spalle, prenderà il posto di Alexander Albon per la stagione 2021. El Checo, come viene soprannominato lui, ha iniziato la sua carriera in Formula 1 alla Sauber nel 2011, allora membro della Ferrari Driver Academy, salvo poi staccarsi dall’FDA l’anno successivo per approdare in McLaren e poi in Force India nel 2014, ora diventata Racing Point.


Le ultime settimane erano state segnate da una grande incertezza per quanto riguarda il sedile della monoposto austriaca, dando per sfavorito il 24enne thailandese.

A inizio stagione Nico Hülkenberg sembrava il prescelto, il pilota tedesco era stato lasciato a piedi dalla Renault dopo la stagione 2019 ma era sempre rimasto in attività. In un anno funesto come il 2020, Hülkenberg ha avuto l’occasione di correre in sostituzione del pilota messicano nei due weekend di Silverstone e, successivamente, aveva sostituito pure il compagno di squadra Lance Stroll all’Eifel GP, disputato al Nurburgring, segnando per la Racing Point 10 punti (guadagnati in sole due gare dato che nel primo appuntamento a Silverstone non ha potuto gareggiare per problemi alla monoposto).

La stagione continua e Sergio Pérez vede il suo contratto con il team inglese di proprietà di Lawrence Stroll risolto in favore del quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel. Pérez, dopo il licenziamento, pare dare il meglio di sé per dimostrare alle altre scuderie di cosa è capace.

Sergio chiude la stagione con 125 punti, quarto nella classifica piloti, reduce da una vittoria conquistata al GP di Sakhir, la prima in carriera. Le luci si spengono ad Abu Dhabi, la Formula 1 smonta le tende e il pilota messicano ancora non ha un sedile per il prossimo anno.

Dall’altra parte ci sono poi Helmut Marko e Christian Horner che hanno difficoltà a valutare la stagione del pilota Red Bull Alexander Albon. Il 2020 è stato un anno difficile per il pilota anglo-thailandese, che ha faticato nei primi mesi, concludendo però in netto rialzo nella seconda metà di stagione, arrivando a conquistare anche due podi. Non è abbastanza per la Red Bull però, famosa per promuovere i suoi Junior prematuramente e mettendo loro pressioni non di poco conto. La Red Bull vuole un pilota capace di essere aggressivo e costante, ai livelli del primo pilota Max Verstappen, stella del team dal 2016. L’obbiettivo di Red Bull è quello di vincere almeno il campionato costruttori nel 2021 e Alex, pur essendo un bravissimo pilota, quest’anno ha faticato tanto proprio per quanto riguarda la costanza. Red Bull è da sempre restia nel scegliere piloti al di fuori del proprio programma giovani, l’ultimo pilota non-Red Bull risale infatti al 2007, quando fu scelto l’australiano Mark Webber.

Red Bull sceglie dunque Sergio Pérez, lasciando comunque Alex Albon nel team con il ruolo di test driver e reserve driver, con un chiaro focus per lo sviluppo della vettura in vista del 2022.

Molte sono state le speculazioni dei fan sulla vicenda, in primis gli ingenti sponsor che da sempre hanno sostenuto la carriera del messicano, anche se, a dirla tutta, la Red Bull non ha certo bisogno di soldi. È stato calcolato infatti che al netto dello stipendio del pilota, Sergio apporterebbe al team un guadagno netto in termini di sponsorizzazioni di soli 3 milioni.



Foto: Red Bull Instagram

Quali sono dunque gli altri motivi che hanno spinto Red Bull a siglare un contratto con il messicano?


Per rispondere a questa domanda bisogna dare un’occhiata ai numeri, in termini di presenze, dei GP degli anni passati. È facile notare come il GP di Città del Messico sia diventato uno degli eventi più attesi (nel 2019 si sono contate 345.694 spettatori), vincendo ogni anno dal 2015 il “Race Promoter’s Trophy”, consegnato dalla Formula One Management. In un paese dove storicamente la Formula 1 non è mai stato uno sport con molto seguito, l’arrivo di Checo Pérez nella più alta categoria del Motorsport ha decisamente segnato un cambiamento, basti guardare anche come ha reagito il popolo messicano a seguito della bellissima vittoria ottenuta da Sergio al secondo appuntamento in Bahrein. La gente è scesa in piazza, chi con cartonati, chi vestito da pilota con tanto di casco, hanno invaso le strade e le piazze, scene che si vedono in tv solo quando un paese vince il Mondiale di calcio. È indubbio che il popolo messicano ami e sostenga così tanto Pérez, una vittoria così per il Messico non arrivava da 50 anni, quando Pedro Rodríguez vinse il Gran Premio di Silverstone nel 1967 e il Gran Premio del Sudafrica nel 1970.

È importante menzionare che alla notizia di Sergio Pérez senza un sedile per il 2021, i messicani hanno minacciato di boicottare il GP di casa e anche quello di Austin, in Texas, atteso da un consueto numero di loro connazionali data la vicinanza. Dopo la crisi dovuta al COVID-19 che ha messo in ginocchio il mondo, anche quello della Formula 1, Liberty Media, la società che ne ha acquisito i diritti a fine 2016, non si può permettere un campionato senza due eventi così importanti e c’è quindi la concreta possibilità che questo abbia influito nella scelta del pilota.

A fine stagione, quando ormai tutti i sedili disponibili erano stati occupati (tranne quello Red Bull) e le prestazioni di Sergio Pérez miglioravano di gara in gara, il popolo messicano ha anche minacciato Red Bull di boicottare non solo i Gran Premi ma anche la loro bevanda energetica, fonte di ingenti guadagni per il gruppo austriaco. Il marchio Red Bull non è così forte in Messico e in America Latina come lo è in Europa e, senza dubbio, la figura di Sergio come testimonial contribuisce ad un aumento di brand awareness nei paesi citati.

È così che Red Bull offre un contratto di un anno, con opzione a favore del team per il 2022, a Sergio Pérez, una mossa strategica (volta ad incentivare la maturazione nelle categorie minori dei talenti di casa come Jüri Vips, Jehan Daruvala, Liam Lawson e il nuovo rookie dell’Alphatauri Yuki Tsunoda) ma soprattutto commerciale, con risvolti importanti dal lato economico per il gruppo Red Bull.


Martina Spinello

Martina Spinello

Laureata in Economia e in Entrepreneurship and Innovation all'Università degli Studi di Padova, seguo la Formula 1 da quando Schumi vinceva i mondiali con la Rossa.Affascinata dall'aspetto economico e politico che sta dietro al Motorsport, scrivo per Multiformula articoli riguardanti le dinamiche che muovono il Circus.

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