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Formula 1 al femminile

 

 

 

Le donne che lavorano nel mondo della Formula 1 sono ancora poche, sfortunatamente, colpa di pregiudizi che il mondo del motorsport si porta dietro dalla sua nascita. Negli ultimi anni la situazione sta migliorando e sempre più donne riescono a trovare l’accesso a questa realtà. Si stanno raggiungendo traguardi importanti, come la parità salariale, requisito che in Europa non è obbligatorio, a causa di una legge che permette alle aziende di retribuire meno le lavoratrici rispetto ai lavoratori. 

La Scuderia Ferrari è diventata la prima azienda italiana e l’unica scuderia di Formula 1 a garantire alle donne dipendenti uno stipendio uguale a quello degli uomini che svolgono le medesime mansioni. Questo risultato è stato riconosciuto dalla Commissione Europea attraverso l’assegnazione del certificato “Equal Salary”, che attesta l’impegno dell’azienda nel garantire un ambiente inclusivo. 

A Maranello lavorano 4300 persone, di cui il 14% sono donne, una percentuale in rapida crescitaTra il 2016 e il 2019 le dipendenti sono aumentate di circa il 3%, e ci si aspetta numeri più alti nelle prossime stagioni. Inoltre, la scuderia storica sta lavorando per promuovere una pilota donna da una categoria minore alla Formula 1, avvicinandosi al progetto “Girls on Track” avviato lo scorso febbraio dalla FIA. In entrambi i casi lo scopo è quello di facilitare la promozione di donne talentose a categorie superiori. È un enorme passo avanti per il mondo del motorsport e si spera che il futuro possa portare tutti i team ad inserire nel proprio vivaio una giovane promessa femminile. 

La Ferrari non è l’unica ad avere dipendenti donne, in quanto anche l’Alphatauri ha un distinto numero di donne nel team: il 25%, per l’esattezza, ovvero un quarto dei lavoratori! È un grande risultato per la scuderia italiana, che in questo modo è diventata una delle squadre più inclusive della griglia.

 

 

 

La Mercedes, invece, per quanto stia cercando di dare più spazio alle minoranze e cerchi di trasmettere messaggi di inclusione, deve ancora farne di strada su questo fronte: tra i dipendenti il 3% è formato da gruppi etnici minoritari e le donne sono solo il 12%. Delle percentuali positive, dato che fino a pochi anni fa era quasi improbabile che una donna lavorasse in Formula 1, ma si spera che questi numeri possano crescere

Il team tedesco, nella scorsa stagione, si è concentrato sulla discriminazione razziale, cambiando il colore della livrea da argento a nero proprio per sostenere il movimento BLM, supportato da Lewis Hamilton, il quale non ha esitato ad usare la propria fama per divulgare un messaggio anti-razzista. 

 

 

 

Anche in Williams, il numero di donne sta lentamente crescendo: in otto anni, infatti, le ingegneri donne sono passate dal non essere presenti in squadra a costituirne il 12%; inoltre, l’ultima donna ad aver corso su una monoposto di Formula 1, seppure solo come terzo pilota, è stata Susie Wolff tra il 2014 e il 2015, proprio con la Williams. La stessa Claire Williams, ex team principal della scuderia inglese, aveva affermato di essere ottimista per un futuro più inclusivo del team, che ora dipenderà dalla nuova gestione. 

La strada per raggiungere la parità dei sessi in F1 è ancora lunga, ma stagione dopo stagione si stanno abbattendo sempre più pregiudizi e tabù, rendendo questo mondo più accessibile a ragazze e donne e dimostrando che i motori non sono “una cosa da uomini”.

 

 

                                                                                                                                                                                                                                                         Olivia Carbone

Olivia Carbone

Appassionata di sport, ha iniziato a scrivere per Mult1formula a novembre del 2020. Le piace il cinema e la geopolitica, ma è anche amante della letteratura.

2 pensieri su “Formula 1 al femminile

  1. Siamo certi che dipenda solo dai pregiudizi? Credo che possa dipendere anche dal fatto che il MOTORSPORT,sia stato pensato per gli uomini;considerando soprattutto,gli inizi.Credo che si debba partire dalle basi che sono lontanissime dalle piste.Non basta avere qualche ragazza in più,che guida.

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