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La storia di Katherine Legge: parlare poco e guidare tanto

Per celebrare la festa della donna, il racconto di una donna che ha dato tutto pur di coronare il suo sogno: correre. Questa è Katherine Legge.

La storia di Katherine Legge: parlare poco e guidare tanto
Katherine Legge l’unica donna della Jaguar I-Pace E-Trophy (Photo by Lev Radin/Pacific Press/LightRocket via Getty Images)

In ogni sport, ogni tanto, si mette in luce un giocatore in particolare, che lascia dietro di sè il segno del suo passaggio. Il motorsport, in questo, non fa eccezione e crea continuamente dei piloti simbolo. Purtroppo, per una serie di episodi, decisioni e ragioni sociali ed economiche, si tratta anche di uno degli sport con il maggior divario di genere dal punto di vista numerico: sebbene in pista si sia tutti uguali, l’ambiente racing femminile è ancora estremamente ristretto.

Negli ultimi anni, però, complice una comunicazione mirata anche al pubblico femminile, le cose stanno cambiando, e stanno cambiando anche grazie a delle figure che si sono imposte sulla scena internazionale. Spesso nel motorsport si usa fare la distinzione tra un “pilota che va forte“, intendendo che vince molte gare, e una “donna che va forte“, intendendo che riesce a stare a metà classifica. Questo ha origine sia dal preconcetto che un buon pilota possa essere solo uomo, ma anche dalla presenza di pochissime donne che “sarebbero state ricordate anche se fossero uomini”. Tra queste, Katherine Legge, venuta al mondo nel luglio 1980 a Guildford, poco a sud di Londra. E da qui comincia la sua storia…

Katherine agli albori

Katherine inizia a correre nel suo paese natale, l’Inghilterra, dove nelle “formuline” comincia a farsi notare ed a rompere alcune barriere, tra cui il diventare la prima donna ad essere eletta “Rising Star” dal British Racing Drivers Club. Nel 2004 si trasferisce in America, in cerca di una nuova prospettiva, ma a causa di problemi finanziari è costretta a tornare in Inghilterra. Qui si reca agli stabilimenti della Cosworth e dopo aver insistito trova un nuovo contratto per il Toyota Atlantic Championship. Nel primo round, a Long Beach, vince!

Terminerà terza in campionato, ottenendo anche nuovi premi come “Rising Star” e la possibilità, nel novembre 2005, di testare una Minardi da F1 a Vallelunga. Nello stesso anno le viene offerta la possibilità di rappresentare il Regno Unito nell’A1 GP, il campionato per nazioni, ma purtroppo i risultati mancano. Nel 2006 ottiene un contratto in ChampCar, il campionato allora rivale dell’Indycar, e in poco tempo iniziano ad arrivare risultati promettenti. Un brutto incidente a Road America, però, la terrà ferma fino a fine stagione. Tornerà l’anno dopo, nel 2007, ma dopo l’incidente non sembra esssere più tanto veloce…

L’endurance e il ritorno in Europa

Cerca a questo punto una nuova fortuna in Europa dove Audi le offre la possibilità di correre l’intero DTM. Per motivi non chiari, però, resterà l’unica di tutto il team Audi ad avere vetture dell’anno precedente. Con queste premesse diventa impossibile portare dei risultati. Anche il tentativo di entrare in Indycar nel 2012 non ha un grande successo.

E qui arriva la svolta: nel 2013 Nissan le offre di guidare la DeltaWing nel campionato IMSA. L’auto era un esperimento, di dubbio successo, che nel tempo si è trasformato in un meme: in 10 delle 16 gare l’auto non riesce nemmeno a giungere al traguardo, a causa dei problemi strutturali di cui ha sofferto per tutto il tempo in cui è stata in pista.

Il presente con le Iron Dames

L’endurance però sembra essere l’ambiente che meglio si adatta a Katherine, che quindi nel 2017 firma con Michael Shank, ed, a bordo di una Acura NSX GT3, arrivano, finalmente, 4 successi in due anni. La sua avventura prosegue dal 2020 lontana da Acura, con centinaia di possibilità ancora aperte per lei: prova una vettura NASCAR per quattro gare, si lancia nel Jaguar I-Pace E-Trophy e nel 2021 le Iron Dames la aggiungono alla loro squadra per tre gare del mondiale, terminate con tre ottavi posti.

Da qui, non sappiamo cosa le riserverà il futuro, ma sappiamo che sta lasciando una forte impronta nel motorsport.

Adesso ci potremmo chiedere come mai una carriera così ricca di problemi e avara di successi viene ricordata: ebbene Katherine Legge è stata in grado di costruire un’icona intorno a sè, come pilota versatile e disponibile, non perdendo occasione per organizzare eventi e stare vicina al pubblico. Non sono pochi i piloti che fanno la storia anche senza aver grandi successi alle spalle, e lei fa parte di questa schiera, non come “donna che corre”, ma come pilota, come lei si definisce e vuole essere chiamata, come tutti nell’ambiente la conoscono. Katherine Legge sta cambiando l’ambiente da dentro, sta cambiando il modo di essere pilota.

Multiformula

Multiformula è un blog nato nel 2020 per condividere la nostra passione per il motorsport, dare spazio a quelle categorie come le Feeder Series di cui si parla ancora poco e soprattutto abbattere i pregiudizi che si incontrano in queste categorie.

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