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Arthur Leclerc: Essere sconfitto per uscirne più forte

“L’uomo non è fatto per la sconfitta. Un uomo può essere distrutto ma non sconfitto”.

Ernest Hemingway

Voci. Rombi. Risate. Non c’è un attimo di pace intorno a te e tu vorresti gridare, chiedere di smetterla, perché bastano le voci nella tua testa che non ti abbandonano mai. Cerchi di fingere, sorridi, niente sembra essere diverso in te. Tu sei sempre il solito Arthur Leclerc e non ti fai scalfire da nulla. O almeno, è quello che tutti credono. Tu sei Arthur Leclerc, abituato a non essere il migliore, a non essere il prescelto. Ma non è vero, perché in queste cose l’abitudine non la si prende mai.

Tu sei Arthur Leclerc, il ragazzo che è riuscito a realizzare solo una parte del suo sogno, anche se era troppo tardi. Il tuo è stato un percorso un po’ fuori dalla norma, ma in soli quattro anni sei riuscito a fare ciò che molti altri, in più tempo, non sono riusciti. A volte ti domandi come sarebbe stata la tua carriera se non avessi dovuto mettere da parte il tuo sogno nel cassetto, se non avessi dovuto sacrificare la tua passione perché eri il più piccolo. È una domanda legittima, a cui, però, non esiste risposta. D’altronde, come si suol dire, con i se e con i ma la storia non si fa.

Avresti voluto avere le stesse opportunità degli altri, avere il tempo di perfezionare il tuo talento e di migliorare ciò in cui, invece, fai più difficoltà. Vorresti poter brillare nelle qualifiche e, soprattutto, non essere così tanto sfortunato, ma, a quanto pare, la sorte ha un altro destino in serbo per te.

Ci provi, tenti di avere quello spunto necessario per distinguerti in qualifica, ma, puntualmente, rimani deluso. È sempre un’altra gara in cui dover rimontare e quasi mai una gara da dover gestire. Da un lato sei deluso, amareggiato, forse anche stanco, dall’altro cerchi di darti una pacca sulla spalla e di affrontare anche questa difficoltà. Non è la prima e non sarà neanche l’ultima. È frustrante sapere di essere giunto così vicino al titolo, di aver dato il massimo per ottenerlo, e poi vederlo allontanarsi sempre di più, quasi ti stesse sfuggendo.

Non è bastata la velocità, non sono bastati i sorpassi, non è bastato neppure l’azzardo in ogni singola gara per provare a ottenere ciò che desideravi. Nulla è stato abbastanza e adesso ti ritrovi a essere spettatore di una realtà che sarebbe potuta essere tua, di quella realtà che avevi sempre fantasticato da bambino e che, adesso, sei costretto a riporre nuovamente nel cassetto. “Arriverà mai il mio momento?”, ti chiedi e nel frattempo osservi, tra le tue mani, il tuo casco, nascondiglio di tutti i tuoi veri sentimenti e della tua essenza. Ti lasci andare a un sorriso malinconico, prima di alzare lo sguardo e puntarlo nello specchio dinanzi a te, nel tentativo di scoprire chi tu sia in realtà e di cosa tu sia capace. Ti lasci andare a un sospiro di sollievo e, magicamente, tutte le tue preoccupazioni scompaiono, così come i dubbi.

Perché non importa quante cadute dovrai subire e quante volte dovrai rialzarti: fin quando i tuoi occhi continueranno a brillare, non smetterai mai di seguire il tuo cuore.

Aurora Loffredo

Appassionata di Motorsport, e in generale di sport, ho iniziato a scrivere per Multiformula ad agosto del 2020. Oltre allo sport, mi piace molto la lettura e la musica.

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