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Il genio Ferrari

«Capii la differenza del correre per Ferrari o per qualsiasi altra scuderia: con gli altri team sei il pilota di una squadra, quando corri per Ferrari sei il pilota di un intero Paese. È una sensazione fantastica».

Queste furono le parole di uno dei piloti, che si è laureato campione proprio con la Scuderia italiana nel 1979, il sudafricano Jody Scheckter. E furono giuste. La Scuderia Ferrari non è solo un marchio, ma è stata ed è la rivalsa e l’essenza di un popolo in una società in cui l’Italia sembrava e sembra non avere più ruoli rilevanti. È l’orgoglio degli italiani, ciò di cui poter andare fieri e di cui poter rivendicare la paternità. È, al contempo, gioia e dolore, perché gli italiani, si sa, vivono il tifo diversamente dagli altri. Se la Ferrari vince, vince un popolo intero, se la Ferrari perde, perdono tutti. Ed è questo che la rende speciale.

Cerchiamo di capire insieme, però, come questo marchio sia riuscito ad entrare nel cuore e nell’anima degli italiani.

 

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ferrari.com

La passione per i motori esisteva e coesisteva in Enzo Ferrari, conosciuto anche come il Drake, da sempre, – difatti egli stesso fu pilota per l’Alfa Romeo, in qualità di Gentlemen Driver – ma il desiderio di fondare una nuova scuderia, sebbene fosse già presente, non era mai stato concretizzato. La svolta, però, avvenne il 17 giugno 1923 quando Enzo partecipò alla manifestazione motoristica “Circuito di Savio”. Vincendo, gli fu consegnato, ed affidato, dalla contessa Paolina Biancoli, madre di Francesco Baracca, il simbolo che il deceduto aviatore portava sulla carlinga, il celebre cavallino rampante. Questo divenne, così, l’emblema della nascitura scuderia e nel corso degli anni il suo colore non è mai cambiato. E fu proprio Enzo Ferrari a vietarlo: «Il Cavallino era e rimarrà nero; io aggiunsi il fondo giallo canarino che è il colore della città di Modena».

 

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La Scuderia Ferrari, sebbene fosse stata costituita in ragione sociale solamente nel 1947, era già esistente dal 16 novembre 1929, nell’anno della Grande Depressione. Fu una prova di determinazione e di passione, le stesse che si erano anche evinte dalla sua decisione di scrivere i punti salienti dello statuto su un tovagliolo in un ristorante insieme all’avvocato Enzo Levi. 

La Scuderia Ferrari è l’unica ad essere attiva nel Campionato di Formula 1 sin dalla sua fondazione e vanta quindici vittorie del titolo piloti e sedici di quello costruttori. La sua prima gara disputata in Formula 1 fu il Gran Premio di Monaco, il 21 maggio 1950, mentre la prima vittoria fu ottenuta l’anno seguente da José Froilán González nel Gran Premio di Gran Bretagna. E fu proprio questo successo a causare il declino dell’Alfa Romeo e l’ascesa sportiva della Ferrari. Il Drake, nonostante l’importanza che stesse assumendo il suo marchio, e di conseguenza la sua casa, era combattuto dal punto di vista sentimentale: stava assistendo al fallimento della scuderia alla quale egli doveva la sua fama e la conoscenza del mondo automobilistico.

Il primo campionato del Mondo non giunse molto tempo dopo, difatti già nel 1952 la Scuderia di Maranello, grazie ad Alberto Ascari, ottenne il suo primo titolo iridato e si ripeté anche l’anno seguente. Nelle stagioni 1954-1955 ad avere la meglio fu la Mercedes, ma ben presto i tifosi della Rossa poterono tornare a gioire. La Ferrari, infatti, conquistò il terzo titolo nel 1956, quando Juan Manuel Fangio ottenne la vittoria su una Lancia D50, nel frattempo ceduta dall’omonima casa automobilistica italiana al Cavallino. Nel 1958 fu istituito il campionato costruttori e, sebbene la Ferrari avesse replicato il suo successo in quello dei piloti, esso fu vinto dalla Vanwall.

Dopo un breve periodo di insuccessi, la Scuderia tornò al vertice con Phil Hill nel 1961. Nella stessa stagione avvenne, nel Gran Premio d’Italia, la morte di Wolfgang von Trips, l’incidente più grave nella storia della Formula 1 ed anche il primo ad essere trasmesso in televisione. Il 1964 può essere reputato un anno storico, infatti ad ottenere il titolo iridato fu John Surtees, l’unico pilota a vincere sia il titolo del Motomondiale che della Formula 1.

Gli anni seguenti furono di crisi: le vittorie giungevano, ma non erano abbastanza per poter vincere il titolo mondiale. Era necessaria una svolta, la stessa che giunse con l’arrivo di Niki Lauda, che riportò il sorriso ed il mondiale a Maranello, nel 1975. Nel 1976 egli fu vittima di un grave incidente sul circuito del Nürburgring e perciò la Scuderia riuscì a vincere il titolo costruttori, ma non quello piloti. Nel 1977 e nel 1979 vi fu la doppietta per il Cavallino, grazie, rispettivamente, a Niki Lauda e al succitato Jody Scheckter.

Un altro evento luttuoso colpì la Formula 1 e la Ferrari nel 1982: la morte di Gilles Villeneuve e l’orrendo incidente di Didier Pironi. Ciononostante, Patrick Tambay e Mario Andretti riuscirono a conquistare il mondiale costruttori, vinto anche l’anno seguente. La Scuderia cadde nuovamente in un periodo di crisi e nessuno sembrava riuscire a riprendere le redini della casa modenese. 

Tutto ciò fino a quando non giunse Michael Schumacher, allora due volte campione del Mondo per la Benetton, il quale riuscì, grazie anche a Mika Salo – questi lo sostituì per sei gare in seguito all’infortunio subìto a Silverstone- e a Eddie Irvine, a riportare il titolo costruttori nel 1999. Da allora il titolo piloti fu appannaggio del solo tedesco, diventando, carta alla mano, il pilota più vincente della scuderia e della storia della Formula 1. La Ferrari, oltre al titolo piloti, anche quello costruttori. L’ultimo campione del mondo con la Rossa è, invece, il finlandese Kimi Räikkönen nel 2007, mentre l’ultimo campionato costruttori risale all’anno seguente.

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tomshw.it

La storia della Scuderia Ferrari è stata ricca di successi e di gioie, ma i momenti bui non sono mai mancati. E tra questi non possiamo non citare il periodo di digiuno che sta vivendo proprio dal 2007. Tredici anni di insuccessi, di rincorse ad un titolo che, purtroppo, non è mai arrivato. Felipe Massa, Fernando Alonso e Sebastian Vettel sono i piloti che più si sono avvicinati al successo con il Cavallino, senza riuscire, però, ad afferrarlo ed a donarlo ai tifosi italiani. Lo sforzo, la dedizione e la passione non sono bastati a riportare i festeggiamenti in Italia. Ci avevamo sperato e creduto, ma nessuno con l’intraprendenza di Niki Lauda ed il talento di Michael Schumacher è riuscito a farci risalire.

Ed è proprio per questo motivo che la Scuderia ha deciso di puntare su Charles Leclerc, colui che ha riportato la Rossa sul gradino più alto al Gran Premio di Monza. Sarà lui a ridonare il sorriso al nostro popolo? La sua vittoria potrebbe essere stata profetica, ma alla fine sarà solo il tempo a darci risposte.

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@Batchelor / XPB Images

 

Aurora Loffredo

Appassionata di Motorsport, e in generale di sport, ho iniziato a scrivere per Multiformula ad agosto del 2020. Oltre allo sport, mi piace molto la lettura e la musica.

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