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Hamilton vs Verstappen: che i giochi abbiano inizio

La storia della Formula 1 è scandita da rivalità che hanno sempre tenuto accesi i campionati. Duelli all’ultimo scontro fatti di sorpassi, parole, contatti, gesti. Quante volte lo abbiamo visto in passato? Come gli avversari di Senna che gli puntavano il dito contro: “Con lui non è mai bello competere, perché il piede non lo alza e o ti arrendi tu, o finite a muro entrambi”. Come Schumacher, scorretto, aggressivo, duro nei tratti come nei contatti. E quante volte lo rivedremo? Quest’anno più che mai siamo entrati nel vivo della rivalità tanto attesa, che già era emersa l’anno scorso: Hamilton vs Verstappen. La tradizione contro il nuovo, passato e futuro che stanno vivendo un presente ai vertici.

Ora la Civil War è giunta (avete colto la citazione Marvel?!). Sono bastati pochi secondi in pista a Silverstone per accendere la rivalità tra il leader del campionato e chi nelle ultime stagioni ha dominato.

Un contatto, l’inizio di tutto, il punto di non ritorno.

Abbiamo assistito alla goccia che ha fatto traboccare il vaso, inizialmente con timore per le condizioni dell’olandese. Abbiamo assistito al punto di rottura, che sotto sotto sapevamo sarebbe arrivato… certamente non così. Perchè l’aggressività, l’esigenza di stare davanti all’avversario ha tolto ai piloti quella lucidità che rende migliori. Perchè si sa, alla Copse non si sorpassa, e se ci provi rischi molto, troppo. Sono pochi secondi che potrebbero decretare la fine di tutto.

Hamilton e Verstappen hanno tirato fuori il peggio l’uno dall’altro. Si sono trasformati in belve tutte istinto, senza curarsi delle conseguenze. Nessuno dei due voleva lasciare spazio al rivale, e il risultato è stato uno spettacolare disastro. Stanno diventando vendicativi, acidi, furiosi.

Da un Hamilton che fa finta di niente a Verstappen che prima accusa l’avversario di festeggiamenti esagerati, poi lancia frecciatine come quella fatta durante l’evento di simracing:

https://twitter.com/i/status/1419263954346409993

Tentativo di far venire sensi di colpa all’inglese?

La lotta per il mondiale si fa sporca, senza esclusione di colpi.

Dopo mesi passati a scambiarsi parole gentili, a lottare poco in pista, ora i due rivali per il mondiale sono perfetti nella loro imperfezione, nella rabbia che, dopo essere stata covata per mesi, affiora in superficie. Il campionato inizia ora.

Da una voglia di riscatto che adesso pesa come i 51G dell’impatto alla Copse.  È finito il tempo delle parole gentili, del rispetto tra avversari. Seppellito sotto ai detriti di una Red Bull distrutta, dimenticato tra i commenti di chi giudica la foga di uno, la mancanza di rispetto dell’altro. Dai tifosi che hanno espresso parole d’odio ai team che hanno usato parole forti, esagerate, per avere la meglio… Un duello che non avviene solo in pista, ma anche in radio, davanti ai microfoni, sui social. Una rivalità che non riguarda più solo i diretti interessati, i quali pensano solo alla pista, ma che è arrivata al picco della risonanza mediatica, portando conseguenze e cambiamenti inaspettati. Odio e tensione che devono far riflettere.

Mi chiamo Niki Lauda, e nel mondo delle corse sono famoso per due cose. La prima è la mia rivalità con lui. [James Hunt] Non so perchè diventò una storia così importante. Eravamo solo due piloti che si rompevano le palle a vicenda. Io non ci trovo niente di strano, ma gli altri evidentemente non la vedevano così, e in qualsiasi cosa succedeva tra noi, scorgevano qualcosa di più profondo.
(Dal film Rush)

Hamilton ha chiamato Max, hanno parlato e di cosa non è dato a noi saperlo; si cerca un punto d’incontro difficile da trovare: il rispetto, la base di tutto, è venuto meno. Niente scuse, tutto diventa rabbia e cemento, fermi nei loro punti di vista, accecati dall’ira.

https://twitter.com/F1/status/1419584777599033345?s=20

È arrivato il tempo in cui si rimescolano le carte. Parte da qui: da una curva, da uno scontro in cui c’è tutto, e da due piloti che non alzano il piede. Piloti che si sfidano, una sfida di coraggio e di paura. Senza pensare al peso delle conseguenze. 

“This is still on” dice Toto a Lewis, ed ha perfettamente ragione. Il Mondiale è ancora aperto, con Lewis Hamilton più affamato che mai e Max Verstappen che non ci sta a consegnargli ancora la corona.

E l’attenzione è rivolta tutta su di loro in questo gran premio di Ungheria. Come li vedremo? Sicuramente Max non alzerà il piede dal gas, ma guarderà ancora di più negli specchietti retrovisori. Lewis, come già detto a fine gara a Silverstone, non starà a guardare, neanche lui alzerà il piede.

“Non ho molto da dire su tutto il clamore scatenato dai media. Per essere onesto non sono interessato ad essere coinvolto in tutto questo. So bene cosa sia successo a Silverstone perché ero in macchina e ovviamente ho una certa opinione su come la mia gara è finita. Tuttavia, attualmente, la concentrazione è mirata ad ottenere il massimo dalla mia forma per conservare la leadership del campionato prima di addentrarci nella pausa estiva.

Un Verstappen che lascia la parola al team e ai media: lui vuole solo concentrarsi per ottenere la vittoria:

La squadra può prendersi cura del lato legale della questione e tutto ciò che ne consegue dopo aver esaminato l’incidente. Ma il mio lavoro resta sempre lo stesso… dare il meglio per cercare di vincere domenica.”

A proposito di questioni curate dal team austriaco, ieri si è tenuto un incontro tra FIA e i due team coinvolti per revisionare l’incidente ed eventualmente inasprire la penalità a Hamilton. Risultato? Un nulla di fatto, segno di come in casa Red Bull le stiano provando tutte… senza riuscirci. Fatti furbo, Helmut! Pensa alla gara, già di per sè complicata.

Anche questo weekend ci sarà molta pressione…

«Felici Hunger Games! E possa la fortuna essere sempre a vostro favore.» Di chi lo sarà? Domenica lo scopriremo.

Che i giochi abbiano inizio!

Anna Botton

Appassionata di comunicazione e di ogni forma d'arte (sport incluso). Le emozioni sono il mio pane quotidiano. Autodromo, stadi e palazzetti sono la mia seconda casa. Il sogno? Entrarvi con un pass al collo.

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