Certezze, delusioni e incognite dei test prestagionali
La nuova era della Formula 1 fa tappa in Bahrain per l’appuntamento inaugurale del Mondiale 2022, una settimana dopo gli ultimi test precampionato. Tra riferimenti cronometrici difficilmente interpretabili e programmi di lavoro noti solo alle squadre stesse, quali sono i potenziali valori in campo?
Velocità ed equilibrio: Red Bull e Ferrari
Dopo il controverso finale della stagione 2021, comincia dal Bahrain la difesa del titolo mondiale di Formula 1 per Max Verstappen. In termini di prestazione pura, l’olandese e la Red Bull hanno il favore del pronostico. La RB18 è veloce, affidabile e dotata di un ottimo avantreno, essenziale in un circuito con frenate molto impegnative come quello bahreinita. Sia Verstappen che Sergio Pérez si sono dimostrati in grado di trovare subito il loro ritmo in pista ed essere efficaci in tutte le condizioni e con ogni mescola. Difficile stabilire se il messicano possa aver in qualche modo colmato parte del gap che lo separa dal compagno neoiridato; ma il nuovo gioiello di casa Red Bull sembra avere tutte le carte in regola per riportare a Milton Keynes un titolo costruttori che manca dal 2013.
«La Ferrari c’è». Questa è la frase che è rimbalzata da un capo all’altro del paddock nell’ultima settimana. E per valide ragioni. La Scuderia ha lavorato egregiamente in Bahrain, mettendo in pista una monoposto performante, priva di problemi di affidabilità e costante con entrambi i piloti. La F1-75 non parte come la vettura più veloce del lotto – in questo aspetto Red Bull sembra conservare un leggero vantaggio – ma è indubbiamente un pacchetto molto equilibrato, che nelle mani di una coppia di grande complementarità come quella formata da Charles Leclerc e Carlos Sainz Jr. può davvero regalare tante soddisfazioni.
Mercedes nascosta… o no?
La vera incognita di questi test non può che essere Mercedes. Il team di Brackley è arrivato in Bahrain sfoggiando una W13 dal design estremo, sostanzialmente privo di pance; l’ennesima geniale trovata della scuderia capeggiata da Toto Wolff, che già incuteva nella concorrenza il timore di essere indietro anni luce ancora prima di scendere in pista. Ma quest’innovazione non sembra essersi tradotta in quella performance che tutti si aspettavano. Oltre a un porpoising tuttora concretamente presente, alla W13 sembra mancare quella fluidità nella guida che è invece riscontrabile in Red Bull e Ferrari, con le quali Lewis Hamilton e George Russell hanno già sentenziato di non poter competere in termini di passo.
La storia recente insegna che a dichiarazioni di poca competitività da parte di Mercedes hanno spesso fatto seguito prestazioni dominanti. Esemplare in questo senso è l’inizio della stagione 2019, quando le Frecce d’Argento colsero cinque doppiette nei primi cinque Gran Premi. Sarebbe dunque ingenuo rimuovere dall’equazione la squadra che detiene il titolo di campione del mondo costruttori da otto anni. Ma al tempo stesso, all’alba di una nuova era della Formula 1, uno scenario in cui possa essere venuta meno quella solidità tecnologica che ha contraddistinto Mercedes nell’ultimo decennio non è irrealistico.
McLaren, passi indietro
La grande delusione dei tre giorni del Bahrain è la McLaren, attardata nell’inseguimento dei primi e costretta a lavorare con una mano dietro la schiena per tutto il preseason. Il team di Woking ha dovuto fare i conti con l’assenza di Daniel Ricciardo, risultato positivo al Covid-19, e l’insorgere di complicazioni al sistema di raffreddamento dei freni anteriori della MCL-36, le quali hanno limitato il chilometraggio di Lando Norris nei primi due giorni di test. McLaren è a tutti gli effetti impegnata in una corsa contro il tempo per salvare il salvabile prima delle FP1 di venerdì; ma l’elemento più penalizzante rischia di essere proprio il deficit di chilometri rispetto alle altre scuderie, che hanno potuto percorrere più giri e familiarizzare più a fondo con il comportamento delle nuove monoposto sul tracciato di Sakhir. Un inizio di stagione che non potrebbe essere più in salita per il team papaya.
Best of the rest
AlphaTauri, Alpine, Aston Martin. Tripla A in quella che sembra delinearsi come la lotta per il titolo di ‘primi degli altri’. La scuderia di Faenza ha operato lontano dai riflettori, cercando di risolvere al meglio il problema del porpoising di cui ha sofferto estensivamente. Pierre Gasly si è concesso un singolo acuto facendo registrare il miglior tempo alla fine del day-1.
Alpine e Aston Martin sono state invece protagoniste di un preseason curiosamente analogo. Durante il primo giorno di test, le vetture portate in circuito da entrambi i team sono apparse fin da subito non ottimali: poco affidabile la A522 di Fernando Alonso ed Esteban Ocon, estremamente punitiva nella guida la AMR22 di Sebastian Vettel e Lance Stroll. Col progredire dei test, la situazione è andata migliorando in maniera tangibile per entrambe le squadre. L’auspicio è quello di poter ambire a qualcosa che vada oltre le ultime posizioni della top 10, che ormai non possono che stare strette a due pluricampioni come Alonso e Vettel. Il tedesco dovrà però attendere il weekend in Arabia Saudita per mettersi in mostra: è notizia di poche ore fa la sua positività al Covid (gli auguriamo una buona guarigione).
In coda al gruppo
Fra i team di bassa classifica, chi non parte affatto avvantaggiata è sicuramente l’Alfa Romeo: tanti, troppi i problemi tecnici accusati da Valtteri Bottas e Guanyu Zhou; gli stessi che il team principal Frédéric Vasseur aveva espressamente dichiarato essere solo un lontano ricordo dello shakedown di Barcellona di fine febbraio. La velocità non manca di certo alla C42 – frutto anche di un motore Ferrari piuttosto promettente – ma bisogna correre ai ripari sul fronte affidabilità.
La Williams, reduce da un 2021 che l’ha vista finalmente ritornare in zona punti, accoglie l’ex pilota Red Bull Alexander Albon e riparte da delle buone basi gettate a Barcellona. C’è da domandarsi, però, se la bandiera rossa causata da Nicholas Latifi nel corso del day-2 possa, oltre ad aver limitato il lavoro in pista della scuderia, anche averne minato alcune certezze.
Prima la risoluzione del rapporto contrattuale con Nikita Mazepin e il title sponsor Uralkali; poi il ritorno in squadra di Kevin Magnussen; e per finire, il ritardo nella consegna del materiale tecnico per i test in Bahrain. È lecito dire che siano state tre settimane abbastanza movimentate per la Haas. Rispetto allo scorso anno, i progressi del team capitanato da Günther Steiner sono evidenti (anche perché, in tutta onestà, era difficile poter far peggio di quanto visto nel 2021); e con l’esperienza del rientrato pilota danese, unita alla maggiore efficacia che Mick Schumacher ha dimostrato più volte di possedere nel secondo anno di permanenza in una determinata categoria, la Haas sembra vedere la luce alla fine del tunnel del diciannovesimo e ventesimo posto nel quale ha vagato senza speranza per tutta la passata stagione.
Queste sono le sensazioni che emergono dai test. La stagione sta per iniziare, solo la pista dirà quali sono i veri valori delle scuderie. Appuntamento per il weekend con il Gran Premio del Bahrain di Formula 1.
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Panoramica chiara e sintetica, ma allo stesso tempo ben dettagliata. È facile farsi un’idea abbastanza precisa anche da parte di chi non è un esperto e si avvicina alla Formula 1 solo in occasione delle gare.
Felici che sia stato d’aiuto!
Lucida analisi in cui sono state colte le informazioni salienti in un linguaggio chiaro per informare sia il semplice curioso che non sa come interpretare i dati e le immagini dei test sia l’appassionato che non ha potuto accedervi
Siamo contenti che l’articolo sia risultato utile (e che molte delle previsioni scritte siano invecchiate bene!)