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Indy 500, guida al più grande spettacolo delle corse, tra storia e tradizione

Domenica 29 Maggio, ore 18 e 45 italiane. Ben 33 vetture si schierano in fila per tre per la Indy 500. Si esce dalla curva 4 dell’Indianapolis Motor Speedway, pronti ad aggredire con ferocia l’asfalto del catino più veloce d’America. Da lì in poi, si prende la prima svolta a sinistra, ripetendo tutto per 800 volte. 200 giri, 500 miglia, 800 chilometri. Un solo vincitore, una bottiglia di latte, un trofeo che vale una carriera, un bacio sulla Brickyard, una montagna di Dollari in palio. La corsa, nata nel 1911, ha sviluppato nel corso degli anni numerosissime tradizioni, ancora oggi attese con grande fervore da parte del pubblico.

Ma quali sono le tradizioni di questa gara così affascinante? Scopriamole!

I concorrenti ammessi e le iscrizioni

Indy
Al Unser Jr. durante le sessioni di qualificazione a Indy nel 1995 mentre prova il muletto (Photo by: unknown/gtxforum.net source)

Il gruppo di iscritti è composto da tutti i piloti iscritti a tempo pieno nell’Indycar Series, con l’aggiunta di alcuni concorrenti o team che partecipano solo ad Indy. Molti dei piloti corrono a tempo pieno, altri sono veterani della Indy 500 che partecipano solo a questa gara, o piloti provenienti da altre categorie.

Le iscrizioni si inviano per posta alla direzione dell’Indianapolis Motor Speedway entro una data stabilita (la Deadline); le iscrizioni si possono spedire per e-mail a distanza di due settimane dalla deadline. I team possono iscrivere due macchine associate ad un numero di gara: una macchina ufficiale e il muletto. Accanto al numero segue la lettera “T”. Per esempio: il team che possiede la macchina numero 14, numera le sue due macchine 14 e 14T.

Entrambe le vetture possono girare nel corso del mese di Maggio, anche contemporaneamente. Se il pilota qualifica la macchina 14T questa diventa 14. Oltre a ciò può essere usata da altri piloti dello stesso team, oppure venduta ad altri team che non possono più qualificare la loro macchina primaria e non hanno un muletto: in questo caso la macchina ha un nuovo numero.

Rookie Orientation Program, Veteran Refresher Test e Pole Day

I rookies effettuano un test di verifica delle loro qualità di guida alle alte velocità. Questa fase si chiama Rookie Orientation Program e si svolge i due primi giorni delle prove nel mese di Maggio, che vengono riservati ai soli esordienti e ai piloti con esperienza che non hanno partecipato ad altre gare dell’Indycar Series nell’ultimo anno. In quel caso effettuano il Veteran Refresher Test.

I piloti che vi partecipano devono superare quattro fasi da 10 giri consecutivi

  • Prima fase: 10 giri a più di 200 mp/h di velocità media sul giro (321,8 km/h);
  • Seconda fase: 10 giri tra le 205 e le 210 mp/h di velocità media sul giro (329,845-337,89 km/h);
  • Terza fase: 10 giri tra le 210 e le 215 mp/h di velocità media sul giro (337,89-345,935 km/h);
  • Quarta fase: 10 giri a più di 215 mph di velocità media sul giro (oltre i 345,935 km/h).

Basta superare le prime tre fasi del test, a patto di riuscire a superare la quarta nel primo giorno di prove collettive. Nelle qualifiche, chi conquista il diritto di partecipare alla corsa e un posto in griglia, è la combinazione pilota/vettura.

Se per cause di forza maggiore il pilota o la macchina non possono correre, partiranno all’ultimo posto. Per la qualificazione si effettuano 4 giri consecutivi in cui si rileva la velocità media. Il giorno prima del Pole Day, si effettua un’estrazione per stabilire l’ordine di uscita delle macchine, non vincolante in quanto un pilota può decidere di saltare il suo turno al primo giro e ripresentarsi in quello successivo.

Ogni entry ha a disposizione tre tentativi di qualifica. Il tentativo di qualifica comincia di solito al termine di due giri di lancio e solo quando al termine del secondo si espone la bandiera verde, incomincia la rilevazione il tempo. Un pilota ha inoltre la possibilità di cancellare il proprio tempo e di effettuare un nuovo tentativo se non è soddisfatto della prestazione ottenuta. Se si rinuncia al primo tentativo e il secondo risulta peggiore, il primo tentativo non è più valido.

La prima fila 2022 a Indy, composta da Scott Dixon, Alex Palou e Rinus VeeKay, durante il Front Row Shoot che si svolge ogni lunedì dopo le qualifiche del Pole Day (photo by: Chris Owens/Indycar.com)

Le qualifiche del Pole Day determinano le posizioni dalla tredicesima alla trentesima. Dopodiché, si disputa il “Fast Twelve”, nel quale i primi 12 si stabiliscono le posizioni dalla settima alla dodicesima. L’ultimo turno, il “Fast Six” determina la pole position e le prime sei posizioni in griglia.

Ma Indianapolis non crea spettacolo solo per le posizioni di vertice, ma anche per gli ultimi posti.

Bump Day, dove qualificarsi ultimi a Indy sa di trionfo

Willy T. Ribbs, primo afroamericano a qualificarsi a Indy,1991. Fu protagonista nel Bump Day battendo Tom Sneva ed escludendolo dalla corsa, dopo aver conquistato il 28° tempo. memorabile fu la sua esultanza rientrando ai box per essersi qualificato. (Photo by: unknown/Indycar.com)

Nell’ultimo giorno di qualificazioni, se i concorrenti iscritti sono più di 33, si deve effettuare il Bump Day. La sessione stabilisce l’ultima fila, dal 31° al 33° e ultimo posto. Il meccanismo di qualificazione è identico a quello del Pole Day. Chi è nell’ultimo posto disponibile in griglia, è definito “On the Bubble”. Se un avversario effettua un tentativo più veloce, il pilota è “Bumped from the field”. La sessione viene ufficialmente chiusa alle ore 18, quando un colpo di pistola dichiara cessata ogni attività in pista.

Le cerimonie pre-gara a Indy

-Il venerdì precedente alla gara si tiene il “Last Row Party”, una festa che onora e schernisce gli ultimi tre piloti dello schieramento.

Marcus Ericsson celebra con il team Arrow Schmidt-Peterson la vittoria della TAG Heuer Pit Stop Challenge a Indy, 2019, con montepremi finale di 50’000 Dollari per la squadra (Photo by: Karl Zemlin/Indycar.com)

-Prima della corsa, viene disputata la “TAG Heuer Pit Stop Challenge”. L’evento è disputato nel giorno finale di prove, il Carb Day, dove vengono effettuate le ultime prove con assetto da gara. La pit stop challenge, nata nel 1977, consiste in una sfida ad eliminazione diretta tra 12 piloti in cui vince chi effettua il pit stop più veloce.

Dal 2017, la finale consiste in 3 tentativi dove prevale chi riesce a vincere almeno due delle tre sessioni. Ad oggi, il Team Penske detiene il primato con 17 successi, mentre Hélio Castroneves detiene 8 vittorie. In sei occasioni, chi vinse la Pit Stop Challenge conquistò anche la gara.

-Alle 6 della domenica mattina un colpo di cannone annuncia l’apertura dello Speedway.

Jimmie Allen canta l’inno nazionale statunitense per l’edizione 2021 di Indy (Photo by: Joe Skibinski/Indycar.com)

-Per onorare la ricorrenza del Memorial Day, la banda della Purdue University suona “Taps”, e aerei dell’aeronautica militare degli Stati Uniti passano sopra il circuito, compiendo spesso la manovra del “Missing man” (usata nel ricordo di piloti caduti in combattimento). L’esecuzione di “The Star-Spangled Banner”, inno nazionale degli Stati Uniti, viene eseguita da un cantante scelto di anno in anno.

Jim Nabors, interprete di “Back home again in Indiana” dal 1972 al 2014, saluta la folla nella sua ultima esibizione a Indy, 2014 (Photo by: Bret Kelley/Indycar.com)

-L’esecuzione di “Back Home Again in Indiana” è il momento più atteso del pre-gara. Il suo interprete più famoso è Jim Nabors, che si esibì dal 1972 al 2014, accompagnato dalla Purdue Marching Band. Ad oggi, l’esecuzione del brano è curata da Jim Cornelison. Durante la strofa “…the new mown hay…”, secondo una tradizione che accompagna la corsa dall’inizio degli anni ’40, migliaia di palloncini colorati sono rilasciati da particolari strutture all’interno della pista, per poi librarsi in cielo.

Tony George dà il comando di partenza a Indy, 2019 (Photo by: James Black/Indycar.com)

-A quel punto, si ha il famoso comando: “Drivers, start your engines!”

-Il comando nacque grazie a Wilbur Shaw, presidente dell’IMS dal 1946 al 1954. Tony Hulman rese famosa la frase, dal 1955 fino alla sua morte nel 1977. Dal 1978 al 1980 e dal 1982 al 1996, il testimone passa alla sua vedova, Mary Fendrich Hulman. Sua figlia, Mary Hulman George, recitò il comando nel 1981 e dal 1997 al 2018.

-Dopo la scomparsa di Mary nel Dicembre 2018, il figlio Tony Hulman George si incaricò di dare il comando, essendo proprietario dello Speedway dal 1989 al 2019. Dal 2020 al 2021 il comando fu dato da Roger Penske, il nuovo proprietario. Per l’edizione 2022, sarà l’attore Miles Teller a pronunciare il comando.

Procedure di partenza e la corsa

La partenza della corsa è lanciata, che avviene tradizionalmente su undici file di tre macchine ciascuna, le famose “Rows of three”. Ciò deriva da una regolamentazione del 1919, che impone di posizionare una macchina ogni 400 piedi (120 metri) di pista.

Le tradizionali “Rows of Three” si formano per la procedura di partenza lanciata in 11 file da tre a Indy, 2019 (Photo by: Mike Harding/Indycar.com)

Nelle prime edizioni, il numero di partenti varia da un minimo di 21 ad un massimo di 42 concorrenti. Dal 1933 non ci sono mai stati meno di 33 concorrenti, con l’eccezione del 1947 quando, a causa di mancanza di fondi, lo schieramento fu formato da solo 30 piloti.

Nel 1979 partirono in 35, a causa di una disputa sui turbocompressori dei motori. Stessa cosa accadde nel 1997. Il regolamento IRL permetteva agli iscritti al campionato di partecipare di diritto alla corsa, rientrarono così in gara perché effettuarono tempi migliori di chi era già ammesso. La corsa dura 200 giri, pari a 500 miglia (804.5 km), e assume validità al termine del giro 101.

Post-gara a Indy

-Dopo la fine della corsa, il vincitore e la sua macchina si dirigono in Victory Lane, dove solo il team può entrare e festeggiare la vittoria. Il pilota, dopo essersi tolto il casco la prima cosa che viene passata è una bottiglia di latte, assieme al berretto dello sponsor, del fornitore di penumatici e la corona d’alloro.

Hélio Castroneves celebra la quarta vittoria a Indy versandosi in testa il latte (Photo by: Chris Owens/Indycar.com)

La pratica della bottiglia di latte ha origine nel 1936 quando il vincitore Louis Meyer festeggiò la vittoria bevendo una bottiglia ghiacciata di latte. Da allora ogni anno, ad ogni pilota si richiede, quale tipo di latte vuole trovare alla Victory Lane, tanto che si producono bottiglie in serie limitata con stampati i nomi dei 33 possibili vincitori e i loro sapori. L’Associazione Americana dei produttori caseari offre anche 10’000 Dollari al vincitore purché dia un sorso alla sua bottiglia di latte. Un caso a parte accadde nell’edizione del 1993 quando Emerson Fittipaldi bevve succo d’arancia al posto: essendo lui un produttore di agrumi in Brasile sperava di promuovere i suoi prodotti, venendo però contestato.

Hélio Castroneves bacia la yard of bricks dopo la quarta vittoria nel 2021 a Indy (Photo by: James Black/Indycar.com)

La tradizione del bacio alla linea di mattonelle che rappresenta la linea di partenza/arrivo nasce dal vincitore della Brickyard 400 1996 Dale Jarret. Gil De Ferran replicò il gesto nel 2003, venendo quindi seguito dai successivi vincitori. la Yard of Bricks è l’unica parte del manto stradale originale dello Speedway ancora oggi presente. Dal 1961, il manto stradale in mattoni viene rimosso.

Hélio Castroneves posa accanto al Borg-Warner Trophy dopo la vittoria nel 2021 a Indy, nel Day After Photo Shoot. Giornata di cerimonia dedicata al vincitore che posa con il trofeo, la vettura e i membri del team (Photo by: Chris Owens/Indycar.com)

Infine, un bassorilievo del volto del viso del vincitore, con nome, velocità media in miglia orarie e data del successo, si aggiunge ogni anno al Borg-Warner Trophy, un trofeo dal peso di ben 50 chili. Dal 1988 si consegna al vincitore una replica più piccola del trofeo.

Le domande che si rinnovano ogni anno quando si arriva a Indy sono le medesime. Chi berrà il latte in Victory Lane? Chi poserà accanto al Borg-Warner Trophy vedendosi cambiare la vita? Mancano solo 800 curve, 500 miglia, 200 giri, per sapere chi sarà quell’uno che si prenderà tutta la gloria.

Simone Ghilardini

Milanese classe 1998, studente, musicista, pilota virtuale e articolista per Mult1Formula.

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