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Indycar a Detroit: Palou vince sul nuovo circuito

Una settimana dopo la Indy 500, la NTT Indycar Series torna subito in scena. I piloti scendono in pista a Detroit per la settima gara della stagione. Per la prima volta dopo 31 anni, la corsa non si tiene sul circuito di Belle Isle (dove si è svolta dal 1992, salvo alcuni anni in cui non si è corso) bensì su un tracciato cittadino sulle strade di Detroit. Palou Detroit

Il layout è ben diverso da quello utilizzato dalla Formula 1 negli anni 80, si potrebbe dire una versione ridotta. Presenta infatti solo 9 curve a fronte delle 18 del circuito originale ed è lungo 1.645 miglia (equivalenti a 2.647km), rispetto alle 4.023 dell’originale. Il tracciato, dalla forma decisamente più squadrata, presenta un lungo rettilineo tra curva 2 e curva 3, con quest’ultima considerata da molti la più importante del percorso a causa della scarsa aerodinamicità. Seppur meno tecnico del layout originale, dovrebbe comunque offrire spettacolo per l’alta velocità prevista.

Layout del circuito (immagine da autoracing1.com)

Le qualifiche Palou Detroit

Palou centra le seconda pole position consecutiva. Il leader della classifica generale del campionato ha così una buona possibilità di mettersi al riparo dai suoi diretti inseguitori. Ericsson, secondo in classifica, parte infatti sesto, mentre O’Ward, terzo in classifica, solo decimo. Sessione di qualifiche ottima per il Team Penske, con McLaughlin secondo, Newgarden quinto e Power settimo. Molto bene anche Chip Ganassi Racing, che, oltre al poleman Palou e ad Ericsson, può contare su Dixon quarto e su Armstrong undicesimo (migliore dei rookie). Terzo posto a Grosjean, a conferma di una stagione di ottime qualifiche.

Qualifica mediocre per il team Arrow McLaren, soprattutto viste le potenzialità dei suoi piloti, che si dovranno accontare di partire tra la quinta e la settima fila. Dopo le meraviglie di Indianapolis, tornano nel midfield anche i piloti di Ed Carpenter Racing e A.J. Foyt Racing. Deludono Castroneves ed Herta, che partono ventitreesimo e ventiquattresimo, a fronte dei rispettivi compagni di scuderia qualificati meglio.

Palou con il premio per la pole position
(foto da Penske Entertainment Media Center | Joe Skibinski)

Un inizio confuso Palou Detroit

Il giro di formazione termina con una bandiera gialla: non tutte le macchine erano incolonnate quando Palou è scattato. Tutto da rifare. Al passaggio successivo viene effettivamente sventolata la bandiera verde, ma dura poco. Al termine del rettilineo iniziale Ilott non frena e colpisce in pieno Kirkwood, che finisce a muro. La seconda bandiera gialla viene sventolata. Kirkwood rientra ai box per cambiare l’ala posteriore, mentre arriva il ritiro per Ilott. Palou Detroit

Al giro 7 si ha la ripartenza. Palou è molto veloce e prende margine sul resto dei piloti, guadagnando circa 0.7 secondi a giro. La strategia dello spagnolo è guadagnare più gap possibile per cambiare le gomme in sicurezza. Non ha, tuttavia, fatto i conti con Power. L’australiano, unico nella top 7 a partire con le gomme dure, raccoglie i frutti della sua scelta e supera tutti gli altri approfittando del degrado dei loro pneumatici. Al giro 22 è secondo, proprio quando le gomme di Palou perdono prestazioni. Al giro 26 Power inizia effettivamente a guadagnare sul leader.

Palou dovrebbe rientrare, ma vuole provare ad allungare lo stint per passare dalla strategia a 3 stop a quella a 2 stop. Il tentativo ha successo, ma nel frattempo Palou ha perso quasi tutto il suo vantaggio. Palou pitta al giro 30 e Power passa primo, ma anche lui deve fermarsi ai box. Lo fa al giro 34, ma, per sua sfortuna, esce appena dietro a Palou, che nel frattempo ha scaldato le sue gomme dure. Power prova subito a sorpassarlo, approfittando del vantaggio delle gomme soft, ma non è abbastanza vicino. Quanto devono cambiare le cose affinché restino sempre le stesse…

Chi ha ordinato altre caution?

Al giro successivo rientra ai box O’Ward, che, dopo aver cambiato le gomme, riparte. Tutto nella norma, se non fosse che pochi metri più avanti si blocca. I meccanici lo riportano alla sua piazzola, dove si scopre che una gomma era montata male. Tre giri dopo, il messicano riparte. Nella smania di recuperare, al giro 44 forza un sorpasso in curva su Ferrucci, ma perde il controllo e sbatte contro il muro. Viene sventolata la terza bandiera gialla, e per O’Ward la gara termina qui. Come quella al giro 2, anche la ripartenza al giro 49 dura poco. Sting Ray Robb stalla infatti in curva 3 e si blocca nella run-off area. La macchina riparte, ma la direzione gara è già stata costretta a far uscire la quarta caution.

Si presuppone sempre che sotto bandiera gialla non possa succedere nulla di male. Non è questo il caso. Rahal perde il controllo in curva 8 e va a sbattere contro il muro, terminando così la sua gara. Quasi tutti lo evitano, ma non tutti. Pedersen prende larga la curva e colpisce la macchina ferma. Nessuno si fa male e Pedersen riesce addirittura a ripartire. La gara, invece, riparte solo al giro 56. Power supera Palou, riprendendo così la prima posizione. Inizia una fase relativamente tranquilla, in cui l’evento più emozionante è una penalità a Canapino per blocco su Herta. Palou Detroit

L’azione si infiamma

In Indycar, tuttavia, la tranquillità non può durare. Al giro 65 Palou attacca Power e lo supera. Al termine del giro lo spagnolo entra in pit lane, seguito da Power, Rosenqvist (in quel momento terzo), McLaughlin ed Armstrong. Il primo a uscire è Palou. Power lo segue a ruota. Rosenqvist, invece, perde la posizione a vantaggio di Dixon, che aveva pittato al giro precedente. Dixon prova subito ad attaccare Power per la seconda posizione ma fallisce. Al giro 68 pittano anche Rossi, Grosjean ed Herta. Rossi si inserisce davanti a Rosenqvist, ma lo svedese recupera subito la posizione. McLaughlin nel frattempo perde la posizione sia su Herta, che gli esce davanti, sia su Grosjean che lo colpisce senza causare incidenti.

A 19 giri dalla fine, Grosjean, fino a quel momento autore di un’ottima corsa, finisce a muro. Con il suo ritiro arriva anche la quinta caution. A 14 giri dalla fine assistiamo alla terza falsa partenza della gara: Palou si difende da Power, ma è tutto inutile perché Malukas, molte macchine indietro, sbaglia l’ingresso in curva, si schianta e si ritira. Viene così sventolata la sesta bandiera gialla.

Finale al cardiopalma

A 10 giri dalla fine Palou guida ancora il gruppo e scatta per ripartire. Power gli si affianca per superarlo, ma mentre si inserisce all’interno viene colpito da Dixon. Le due macchine si ostacolano a vicenda, Palou scappa via e Rossi imbuca tutti salendo al secondo posto. Quanto tutto sembra essere deciso, ecco che la gara ci regala altre emozioni: Sting Ray Robb e Ferrucci vanno ruota a ruota, stallano entrambi e si bloccano. È la settima caution di giornata. Entrambi i piloti ripartono, il resto del gruppo si compatta e si prepara allo scatto finale.

A 5 giri dalla fine Palou difende ancora una volta la posizione e si allontana. Dietro di lui è bagarre: Power riconquista il secondo posto ai danni di Rossi, che viene poi attaccato da Rosenqvist. I due piloti McLaren si sorpassano e controsorpassano, ma alla fine ha la meglio Rosenqvist. Ad approfittarne è anche Dixon, che ruba la quarta posizione a Rossi. Chiude al sesto posto un ottimo Kirkwood, che ha saputo riprendersi bene dal contatto iniziale con Ilott. Con il ritiro di O’Ward, Newgarden sale al terzo posto della classifica generale. Nota di merito per Armstrong, il migliore dei rookie, che termina ottavo.

La classifica finale della gara
(foto dal profilo Instagram dell’Indycar)

Marco Toccalini

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